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#ilterzogiorno- L’imprenditore Davide Bollati racconta il suo progetto: etica ambientale condivisa per un rinascimento culturale e sociale

 

di Titti Duimio

Davide Bollati, parmigiano, imprenditore di successo, fatturato in aumento costante a doppia cifra con Davines, azienda di famiglia dedicata alla bellezza e alla cura della persona, dialoga da anni col mondo intero proponendo benessere e qualità nel nome dell’ambiente che ci ospita.

Unica b-corp del territorio, certificazione internazionale per aziende che aderiscono ad alti standard di scopo, responsabilità e trasparenza oltre il profitto con un’attenzione particolare per i propri dipendenti e l’ambiente in cui si opera.

Un’etichetta imprenditoriale che riscopre la funzione sociale del ruolo del leader d’azienda, quasi in un rinnovato umanesimo in cui l’uomo si rimette al centro del suo destino e a servizio di una collettività.

Affiancare il cuore alla calcolatrice, unire passione e visione imprenditoriale sono gli ingredienti necessari in questo momento storico per riappropriarsi di un senso etico dell’umanità. Ognuno con i propri mezzi e con le proprie competenze nei diversi ambiti economici può dare un contributo ad un percorso comune di rinascita intellettuale per ricominciare un dialogo costruttivo con il futuro che ci attende-spiega Davide Bollati- un Terzo Giorno condiviso e responsabile per una nuova consapevolezza senza arroganza e delirio di supremazia, l’uomo al centro di un meccanismo di progresso insieme all’ambiente, in un connubio rispettoso e complice senza i soprusi che ci hanno portato sull’orlo del baratro”.

E per fare questo sceglie di regalare alla città una mostra d’arte di portata internazionale con 40 artisti e 115 opere esposte sul tema dell’ambiente, della sostenibilità e del rapporto uomo/natura. Nomi come Marina Abramovic, Jane Alexander, Alighiero Boetti, Gabriele Basilico, Nobuyoshi Araki e tanti altri contemporanei che hanno affrontato i temi del disastro ambientale e sociale in una sequenza sconvolgente di attimi di realtà rubati al privilegio dell’immaginazione.

Dati scientifici di tutti gli osservatori mondiali avvertono e mettono in guardia l’uomo dal proseguire con egoistiche arroganze di puro profitto, sconvolgimenti climatici e conseguenti scontri sociali hanno già mostrato il limite oltre il quale l’uomo mette a rischio se stesso, ma l’uomo è artefice del suo destino e può, consapevolmente, trasformarsi da colpevole a risolutore del problema.

L’arte suggerisce, traduce la potenza della sensibilità in percezione condivisa e attraverso la follia visionaria di una supposizione rispetta le regole non scritte della realtà in un racconto crudo ma verosimile compiendo un atto di verità.

E questa mostra, magistralmente costruita dal curatore Didi Bozzini, racconta il possibile. Divisa in due parti riassumibili in “È ” e “Potrebbe essere” propone una serie di scenari devastati frutto di un deserto umano di idee e, a seguire, la soluzione facilmente intuibile che l’uomo consapevole può trovare.

Un monito, un ultimo appello, una chiamata alla responsabilità civile e comune alla forza dell’etica, una mostra per tutti che riguarda tutti, una scheggia di possibile ottimismo se la responsabilità collettiva inverte la rotta e si assume la potenza della consapevolezza. Un problema globale che interessa ogni angolo del mondo, ogni realtà produttiva, ogni singolo individuo.
Parma è un racconto unico. La sua posizione geografica, il suo territorio il suo clima hanno prodotto la ricchezza e la cultura di questa città particolare e irripetibile per le sue caratteristiche. Per anni abbiamo usufruito di questo privilegio ambientale costruendo la nostra economia e la nostra fortuna ora, forse, e’ arrivato il momento di restituire il rispetto all’ambiente che ci ha resi grandi. Ogni luogo è un racconto e Parma deve proseguire il suo in un’ottica sostenibile che contenga passato e radici territoriali organizzando una rete di competenze unite in un progetto futuro di etica ambientale” dice l’imprenditore.

Un progetto di identità culturale è quello di Davide Bollati che non si ferma ad una mostra di respiro internazionale sui temi di un futuro sostenibile, ma prosegue con una nuova sede aziendale, denominata Casa della Bellezza Sostenibile, opera degli architetti Matteo Thun e Luca Colombo perfettamente in linea con le leggi etiche di tutela ambientale e filosofia b-corp che a giugno diventerà operativa e, inoltre, con la realizzazione del km verde lungo l’autostrada alle porte di Parma co-finanziato dall’incasso della mostra in collaborazione con l’amministrazione locale.

 

“Mostra, azienda sostenibile e barriera verde contro l’inquinamento sono la mia proposta alla città, una visione nuova di una Parma del futuro in linea con un mondo futuro, una richiesta di complicità per tentare di innovare la visione imprenditoriale di un’area privilegiata come la nostra, fatta di gente che lavora e costruisce idee ed è ben consapevole che la soluzione per arrestare il declino passa dall’etica del benessere condiviso, un benessere globale che include la felicità del singolo raggiungibile solo attraverso la sintonia e il rispetto dello spazio che ci ospita” dice Davide Bollati.

In vista del 2020, anno che ci vedrà protagonisti e interpreti della cultura italiana, Parma si prepara al nuovo racconto di sè, innovando il suo linguaggio pur mantenendo le tradizioni come riassume l’indovinato claim ‘La cultura batte il tempo‘ che ha scandito le tappe del nostro viaggio verso la nomina a capitale culturale, e imprenditori ‘hungry and foolish’ come Davide Bollati e altri finanziatori del progetto espositivo come Barilla e Chiesi vogliono partecipare a questo Terzo Giorno di rilancio locale ma perfettamente in linea con le esigenze mondiali.
Una funzione sociale che riporta l’uomo al centro della crescita collettiva, un neo-umanesimo economico-culturale che ristabilisce priorità etiche fuori dalle asettiche regole di cannibalismo finanziario, in una spirale virtuosa di impresa vincente che crea profitto con una giusta dose di individualismo umano, ma affiancata a valori e convinzioni eque perché l’economia non cresce solo con i numeri ma anche con le scelte morali delle persone” conclude Bollati che ha fatto del mestiere di imprenditore un modo di vivere.

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