Home » Sport » Parma Calcio » Parma in confessionale – Andrea Galassi. La sorpresa più bella? “Scala e i tifosi”

Parma in confessionale – Andrea Galassi. La sorpresa più bella? “Scala e i tifosi”

E’ l’uomo dal passato più breve e meno recente con la maglia gialloblù, ma quello con maggiore esperienza di serie D e limitrofe. Tanto che quest’estate, dopo l’assegnazione di ciò che rimaneva del titolo sportivo calcistico del defunto Parma Fc a Parma Calcio 1913, quando la nuova società crociata è nata, tutti si sono appigliati a lui, confidando nella costruzione di un miracolo, o quasi. Un passato da calciatore tra minori e cadetteria, voluto a Parma a suo tempo da un signore che nel calcio qualcosa ha fatto, Arrigo Sacchi, nella stagione 86-87, in ducale sfiorò la promozione in A.

Avete capito chi è? Ultimo indizio: classe 1964, romagnolo, discreto centrocampista, dirigente di grande umiltà ma immensi sogni. Si è proprio Andrea Galassi.

Che entra in confessionale e ammette…”La più grande sorpresa? Scala e i tifosi. Una persona meravigliosa e una tifoseria inclassificabile, da lacrime, da togliere il fiato”.

Arrotoliamo il nastro di una stagione fin qui trionfale. Nasce sulle ceneri di Parma Fc, Parma Calcio 1913. Molte squadre sono fatte e finite, pronte per la preparazione. A Collecchio si trovano in 4 o 5, più dirigenti che giocatori. Una squadra da costruire, e il compito di vincere.

Lui predica calma, assicura che si riuscirà a fare tutto.  “Beh, quest’estate qualche bugia l’ho detta – ammette ora – in effetti avevo un po paura. Siamo partiti tardi, le grandi incognite erano gli under, il portiere, chi trovi, dove li prendi, trovare ’97 forti non è una passeggiata. Poi è andato tutto benissimo, forse sopra le più rosee aspettative. Posso dirlo? Siamo stati bravi”.

Questo lo dicono i fatti. E i numeri.

“Non voglio fare nomi, ma uno lo faccio: Lucarelli. Una certezza in campo e fuori. Uno che arriva dalla A e si mette a disposizione con l’entusiasmo di un ragazzino”.

E Scala? “Non lo conoscevo, se non per la storia che ha scritto qui. Lorenzo (Minotti) mi aveva parlato molto bene di lui, ma è stato una scoperta. E’ un Uomo genuino, buono, umile. Nel calcio ha fatto tanto ma si aproccia come se non avesse fatto nulla. E’ stato una sorpresa fantastica, c’è moltissimo di lui in questo Parma”.

Cosa in particolare? “L’umanità, la familiarità. I legami in campo e fuori. Anche Marco Ferrari, che funge da ponte tra parte dirigenziale e “campo” ci sta molto vicino, ma da amico, non da “capo”.”.

Minotti e Apolloni? “Qui sono la storia. A parte questo…Lorenzo è un amico, che dire. E Gigi…beh, è molto meno tranquillo di quanto sembra, fidatevi. Quando si inc…. si fa sentire eccome!!!”.

Alla faccia della messa, cui Asprilla narra andassero insieme nelle leggende del Parma che fu, e che tanto somigliava a questo.

Andrea Galassi in tre aggettivi? “Non sono bravo a descrivermi. Diciamo equilibrato e umile. Lo ero in campo, da giocatore, lo sono da dirigente. Ogni giorno penso che ci sia qualcosa da imparare, e cerco di farlo. Credo di non avere mai la verità in tasca, e che la soluzione stia sempre nel dialogo”.

Cosa impara a Parma? “Troppe cose, tutte belle”.

Un aggettivo che descriva la tifoseria. “Strepitosa. Sorprendente. Straordinaria. E’ gente magnifica. Che ha capito la situazione, ha voglia di ripartire, anziché fuggire. Non si sono arresi, anzi, ci sono sempre stati vicinissimi. Sono davvero una tifoseria di serie A”.

Tutti gli avversari dicono, tra fastidio e ammirazione, che il Parma è di un’altra categoria. “Potrei dire che lo è per la storia, la tradizione, la società. O per la tifoseria. Invece dico che lo è per la testa, la mentalità, la forza d’animo”.

Ma per essere di un’altra categoria, o meglio, di Lega Pro, cosa manca? “Sei vittorie e tre pareggi, ad oggi. Non facciamo voli pindarici, pensiamo ad arrivarci”.

Chi teme di più? “Preferisco dire chi è più forte tra gli avversari: l’Altovicentino. Lo dice la classifica, lo dicono i risultati”.

I momenti clou di quest’anno? “La prima vittoria, ad Arzignano. Poi la vittoria in casa con l’Altovicentino, e quella di Rovigo col Delta”.

Fermiamo tre istantanee di quest’anno. “La presentazione in piazza. Io sul palco, una città sotto. Avevo il microfono, e non riuscivo nemmeno a parlare. Come alla prima conferenza stampa, c’è un’atmosfera, una voglia di calcio incredibile. Poi la prima, Arzignano. Ero praticamente in mezzo ai tifosi a vedere la partita, e ho sentito un calore incredibile. Quando Musetti batteva il rigore mi tremavano le gambe, ho capito davvero in quale piazza sono capitato”.

Scriviamone una quarta: la promozione. “No, solo quando ci sarà. E inizierà un’altra storia”.

Un’altra squadra da costruire, un’altra stagione. Meravigliosa, unica. Nuova. (Francesca Devincenzi)

 

 

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*