Home » Sanità » Aspettando il minirobot: entrerà in noi e ci esplorerà

Aspettando il minirobot: entrerà in noi e ci esplorerà

125059714-25017f40-fad8-4d04-9971-cf1788502725Robot ibridi, motori biochimici e nanoparticelle meccaniche, ossia aggregati atomici dal diametro compreso fra 2 e 200 nanomillimetri.

Per chi volesse almeno immaginarlo, un nanometro corrisponde a un milionesimo di millimetro.

La comunità scientifica internazionale ormai non ha dubbi: “Tra pochi anni sarà possibile immettere nel corpo umano minuscoli apparecchi, in grado di esplorare, sondare, riparare e guarire dalla malattie più disparate”. Per il 2016 il Max-Planck-Institut di Stoccarda ha annunciato l’avvio di test di nanorobot su animali (chi ama gli animali non farà di certo salti di gioia).

Anche Google è in prima linea: i laboratori di Google X Lab di Mountain View, in California, stanno mettendo a punto nanoparticelle da inserire nel sistema circolatorio, in modo che possano andare a rintracciare cellule, proteine ed altre molecole sospette, in quanto potenziali indicatori di un tumore o di un’occlusione arteriosa. Secondo gli ingegneri di Google questi microrobot saranno il primo sistema di preallarme – per cancro ed infarto – attivo dall’interno dell’organismo.

“Robot di grandezze nano, certamente invisibili ad occhio nudo, sono le macchine perfette per ottenere immagini dettagliate dall’interno di un organo, estrarre campioni di tessuto, ed anche per iniettare farmaci nelle singole cellule”, ha dichiarato Metin Sitti, direttore del dipartimento di Intelligenza fisica al Max Planck, al ‘Venerdì di Repubblica’ dello scorso 20 novembre. L’intelligenza fisica è quella disciplina scientifica che ritiene che l’intelligenza si evolva, come conseguenza della termodinamica, in sistemi aperti.

I primi test dell’Istituto tedesco saranno eseguiti sui batteri Escherichia coli, che vivono nella parte inferiore dell’intestino, attrezzati con microchip. “I nanorobot ai quali stiamo lavorando dovranno essere abbastanza robusti da superare la resistenza dei liquidi, nel nostro caso il sangue. Dovranno essere ricaricabili (le nanobatterie ancora non esistono) ed andranno realizzati in modo tale da evitare reazioni da parte del nostro sistema immunitario. Quando questi tre requisiti saranno raggiunti, allora i nanorobot saranno realtà”.

Luisella Daziano
Giornalista medico-scientifico

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*