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Il referendum sugli asili “sa da fare”: la commissione ha detto si. I COMMENTI – Rainieri (LN): “Era ora, Parma barzelletta”. Dall’Olio e Guarnieri: “Decisione tardiva e poco limpida”

Image.ashx.htmlIl referendum consultivo proposto dall’associazione “AttivarSi per l’infanzia” in materia di gestione delle scuole dell’infanzia comunale è ritenuto “ammissibile”, quindi potrà essere indetto come richiesto dal comitato dei genitori nell’ambito di una lunga battaglia (leggi).

Questa la decisione della Commissione dei garanti per il referendum, presieduta dal segretario comunale e composta da dirigenti del Comune, insieme a rappresentanti designati dall’Università e dall’Ordine degli Avvocati, al termine di una serie di incontri durante i quali hanno valutato approfonditamente la materia, considerando sia le leggi che la regolano, sia la normativa del Comune di Parma, a partire dallo Statuto approvato nel 2014.

Il referendum chiede ai cittadini di esprimersi sul fatto se vogliono ” che il Comune di Parma mantenga la gestione diretta di tutte le scuole dell’infanzia comunali che il Comune stesso ha gestito direttamente nell’anno scolastico 2014 – 2015″, espressamente citate nel quesito.

Al riguardo la Commissione stessa ha acquisito una comunicazione del dirigente del servizio, che dichiara che delle 13 scuole dell’infanzia indicate nella proposta referendaria 12 sono state mantenute a gestione diretta del Comune.

La Commissione ha anche suggerito di armonizzare il regolamento sui referendum (che risale al 1996) allo Statuto del 2014, che comunque prevale sul regolamento.

Concludendo la Commissione all’unanimità ha giudicato ammissibile la proposta di referendum “non ritenendo che la deliberazione consiliare n. 31/2015 [riorganizzazione dei servizi educativi per l’infanzia, n.d.r], successiva alla presentazione dell’istanza referendaria, possa determinare di per sé l’inammissibilità del referendum”.

“E’ quello che auspicavo – fa sapere il sindaco Federico Pizzarotti – ogni iniziativa volta a portare i cittadini ad esprimersi su questioni di interesse collettivo sarà sempre vista in modo favorevole dalla mia amministrazione. Siamo noi che abbiamo fermamente voluto che a giudicare l’ammissibilità di un referendum fosse una commissione terza composta da tecnici di alto profilo. E’ un risultato importante per la politica parmigiana, forse unica in Italia ad attuare questo sistema di consultazione. Colgo anche l’occasione – conclude Pizzarotti – per recepire il consiglio della Commissione: il regolamento sul referendum verrà reso ancora più semplice nella formulazione del suo procedimento. Ci metteremo al lavoro per questo.”

I commenti – Ci volevano un referendum, mesi d’attesa, i cittadini depredati del proprio diritto di scelta, una commissione cambiata troppe volte e un’intervento della Corte dei Conti per mettere d’accordo destra e sinistra: Rainieri da una parte, Dall’Olio e la Guarnieri dall’altra, si stringono virtualmente la mano nell’affermare che tutto ciò che sta intorno al referendum è, almeno, assurdo nonché ridicolo.

«Finalmente Parma smette di essere una barzelletta, con la commissione dei Garanti fino ad oggi troppo impegnata a perdere per strada e cambiare i propri componenti anziché a dare risposte, e l’amministrazione comunale immobile davanti a questo scempio per il quale ha ricevuto anche una netta strigliata dalla Corte dei Conti di Bologna»- commenta Fabio Rainieri, Lega Nord.

«La priorità non deve essere se fare o meno un referendum – prosegue Rainieri – ma preoccuparsi di creare maggiori e migliori margini di manovra per soddisfare le domande provenienti dalle famiglie nel campo dei servizi per la prima infanzia.  In Regione una risoluzione partita su iniziativa della Lega e poi approvata dall’Assemblea spiega appunto come ottenere questo risultato: attraverso una maggiore flessibilità dei vincoli e dei requisiti organizzativi e strutturali per l’incremento della  ricettività delle strutture pubbliche e convenzionate, dei servizi domiciliari organizzati in Piccoli Gruppi Educativi e dei nidi aziendali e interaziendali, sia tramite una maggiore agevolazione nell’introdurre servizi sperimentali, tra i quali quelli che prevedono una maggiore partecipazione attiva delle famiglie nel sistema integrato senza fine di lucro».

Altrettanto nervosi, Nicola Dall’Olio e Maria Teresa Guarnieri, PD e Altra Politica: “Le modalità della comunicazione sono pessime, è stato fatto un annuncio con una nota stampa, ma i soggetti, che avrebbero dovuto ricevere per primi l’informazione, non hanno in mano nulla. Non sanno nemmeno le motivazioni” – attacca il dem.

Che ricorda come il Comune abbia già stipulato una convenzione da 88milioni di euro con Parma Infanzia. L’Amministrazione darebbe pronta a tornare indietro? “Il comitato non può basarsi su politiche di annunci, deve valutare sulla base di comunicazioni ufficiali. L’Amministrazione deve dire prima se è pronta a rivedere o meno la convenzione, qualora il referendum dovesse essere votato e avesse esito positivo” – spiega.

E chiude con un attacco chiarissimo: “C’è una totale mancanza di credibilità del sindaco e del vice sindaco. I cittadini ne hanno abbastanza di farsi prendere in giro da quest’Amministrazione”.

Ancora più dura la Guarnieri, che sconfessa l’autonomia dei garanti: “Mi sembra vi sia ben poca terzietà nella commissione, considerando che il sindaco è stato il primo a sapere dell’esito. Vale a dire un organo politico e non il comitato di cittadini”.

Poi su Pizzarotti: “Il primo cittadino mi stupisce molto, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Il suo comunicato è una perla. Dice che è quello che auspicava. È stato così fortemente voluto e auspicato che sono trascorsi sette mesi, con un referendum diventato un quesito su un’organizzazione già attuata, con un contratto da 88 milioni di euro siglato con Parma Infanzia. Quando in Consiglio comunale c’è stata la proposta di stralciare le strutture da esternalizzare, la risposta della maggioranza è stata no. Sono stati persi sette mesi, e ora si dovrà ragionare su raccolta delle 5mila firme in 90 giorni e sullo Statuto che impedisce di tenere consultazioni su convenzioni in essere”.

Insomma, conclude: “Non c’è proprio nulla da festeggiare, semmai, da vergognarsi”.

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