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“Il grande teatro del mondo”: al Teatro Farnese l’intreccio tra passato e modernità con Lenz Fondazione

di Sara Valente

Torna a Parma “Natura dei Teatri”, festival organizzato da Lenz Fondazione e giunto ormai alla ventitreesima edizione: la rassegna ha preso il via ufficialmente il 18 giugno e terminerà il 6 luglio 2018.

La nuova edizione è stata inaugurata lunedì 18 giugno con  il debutto assoluto de “Il grande teatro del mondo”, rappresentazione che fa parte del progetto dedicato al drammaturgo spagnolo Pedro Calderón de la Barca e realizzato per il complesso monumentale della Pilotta.

La riscrittura scenica dell’opera e delle visioni dell’autore spagnolo è stata realizzata dai direttori artistici di Lenz teatro, Francesco Pititto e Maria Federica Maestri, in collaborazione con i musicisti del conservatorio “A. Boito” e con la partecipazione degli attori di Lenz teatro.

A fare da sfondo un contesto unico: il dramma infatti è stato messo in scena in orario serale all’interno del complesso della Pilotta, tra lo Scalone imperiale, la Galleria Nazionale e il Teatro Farnese.

L’evento costituisce la prima tappa del progetto triennale “Il passato imminente”, un lavoro dedicato alle opere di Calderón de la Barca  che proseguirà nel 2019 con l’auto sacramental “La vita è un sogno” e l’anno seguente con l’omonimo dramma teologico-filosofico.

La scelta del complesso della Pilotta non è stata casuale ed è collegata al titolo del progetto stesso: il monumento rispecchia a pieno l’intreccio tra passato e modernità, è la più autentica testimonianza di un “passato imminente”, sempre attuale e capace di dialogare con la contemporaneità e di affacciarsi (come indica la stessa etimologia di “imminente” che deriva dal latino immĭnens -entis, ‘sporgere’) sul presente.

Nella visione di Lenz il complesso può essere visto come un insieme di “spazi mnemotecnici”, un luogo storico che rappresenta nel contempo “un mondo sul/nel quale agiranno nuove figure della complessità umana, un’ allegoria di un passato nell’imminenza di un presente che si pone a rappresentare la modernità di questo testo senza tempo”.

L’essere attuale è anche la cifra caratteristica dell’opera rappresentata per la prima volta lunedì 18 giugno, “Il grande teatro del mondo”, un dramma che contiene l’idea di fondo della vita umana come “spazio” in cui ognuno interpreta il suo ruolo. Un’idea antichissima che troviamo già all’interno del pensiero greco e che affiorerà più volte nel teatro e nella letteratura moderna e contemporanea.

L’opera si apre proprio nella cornice dello Scalone imperiale con l’Autore/Dio che chiama in causa il Mondo, fabrica felice dell’universo o Grande Teatro, affinchè si renda palcoscenico per la rappresentazione della grande storia della vita e della morte, nella quale entrino ed escano gli attori mortali convocati dalla divinità e possano vivere la loro esistenza passando per le due porte della culla e della tomba.

Dopo aver ricevuto il ruolo asegnato da Dio stesso che vigila su di loro, il Re, la Prudenza, la Bellezza, il Ricco, il Povero e il bambino mai nato iniziano ad interpretare la condizione tipica di ciascun personaggio e al termine ciascuno sarà giudicato dall’Autore in base a come ha interpretato il proprio ruolo.

Colpisce il fatto che tali figure, simbolo della complessità umana, emblemi senza tempo della condizione dell’uomo, non si muovano su un palco, ma nella platea del Teatro Farnese e negli spazi della Galleria Nazionale, rivoluzionando l’idea stessa di teatro tradizionale, lasciando al pubblico la possibilità di vivere al loro fianco la memoria del mondo, reppresentata dai loro stessi drammi.

Una performance che ha la forza di far riflettere: assistendo ai dialoghi degli attori, posti sullo stesso piano dello spettatore, si ha quasi la sensazione di partecipare al dialogo dei personaggi e di riviverne le contraddizioni.

“Natura dei teatri” proseguirà fino al 6 luglio con altri appuntamenti: l’elenco completo degli eventi consultabile anche sul sito di Lenz Fondazione (www.lenzfondazione.it).

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