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Aspettando #ilterzogiorno: gli scatti irreali della realtà di Olivo Barbieri

di Titti Duimio

«Non mi ha mai interessato la fotografia, ma le immagini. Credo che il mio lavoro inizi laddove finisce la fotografia».
Olivo Barbieri

Tra i tanti autori contemporanei che costruisco il racconto de Il Terzo Giorno di Didi Bozzini e che saranno esposti al Palazzo del Governatore dal 20 aprile c’e’ l’opera del fotografo Olivo Barbieri ‘Manaus’ 2009 del ciclo ‘Site-Specific’.

Barbieri, classe ‘54, carpigiano, si avvicina alla fotografia e al gruppo modenese di Luigi Ghirri negli anni ‘70 indagando la realtà con una ricerca personalissima attorno al tema della memoria collettiva di una scheggia di storia che culmina con il ciclo ‘Flippers’ del ‘78.

Una serie dedicata al ritrovamento di un deposito abbandonato dove si assemblavano i biliardini elettrici in cui gli oggetti agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca.

Le trasformazioni delle città, gli strati del tempo sui luoghi rappresentati, le distruzioni e le mutazioni ad opera dell’uomo e della natura diventano riflessione costante del lavoro di Barbieri come nello scatto ‘Napoli’ dell’82 in cui una crepa nel muro causata dal terremoto diventa opera debordante incorniciata nel barocco di una sala elegante.

Non e’ mai la realtà il tema della sua ricerca , ma la percezione di essa come dimostra il ciclo ‘Site-Specific’ che dal 2003 lo porta a fotografare 40 città del mondo dall’alto con una particolare e personale tecnica che traduce i luoghi reali in plastici verosimili, togliendo loro l’iconografica descrizione autocelebrativa per trasformarsi in suggerimento irreale o forse troppo reale svuotato di riferimenti e riempito di visionaria incertezza. Spazi urbani e architettura sono solo contenitori, strutture di sottofondo per raccontare la percezione della realtà e la sua precaria e indefinita certezza di cui la luce ne definisce i contorni.
Non c’e’ critica né verità nell’opera esposta, non c’è tempo né vita, ma solo immagine che presuppone un pensiero sottinteso che porta alla conoscenza o perlomeno alla riflessione.

OLIVO BARBIERI
Site specific_MANAUS 09, 2009
Stampa fotografica a colori montata su D-Bond, 111×164 cm.
Courtesy Olivo Barbieri
Galleria Massimo Minini – Brescia

Manaus, Brasile, foresta Amazzonica e tutto quello che il sapere ispira in un attimo bloccato in bilico tra luce e colore, sospeso tra giudizio e consapevolezza, un’idea suggerita, il resto e’ racconto plausibile, mai completamente reale ma traccia di un profondo pensiero visivo.

“Tutto il mio lavoro vuole essere un tentativo di scoprire come mai l’uomo ha dato questa forma al mondo attraverso il costruito-dice l’artista in un’intervista- Qual è il meccanismo ciclico? Se ce n’è uno cinese, se ce n’è uno americano, se ce n’è uno italiano, oppure se è proprio quello nostro, animale.”

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