Home » I "CHICCHI" di Parma » Giornate Fai- A Parma aprono le porte dell’ex Carcere di San Francesco, la sua chiesa gotica e il teatro di Maria Luigia (FOTO-VIDEO)

Giornate Fai- A Parma aprono le porte dell’ex Carcere di San Francesco, la sua chiesa gotica e il teatro di Maria Luigia (FOTO-VIDEO)

di Francesca Devincenzi, foto e video Arianna Belloli

Il Fai, Fondo ambiente italiano, ha celebrato le Giornate Fai di Primavera con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con l’apertura straordinaria di centinaia di luoghi di solito non accessibili al pubblico: la chiesa di San Francesco, le strutture napoleoniche dell’ex carcere San Francesco e il teatro del Convitto Maria Luigia. Chiesa ed ex carcere, di proprietà della Curia, sono passate nel 2014 dalla gestione dell’Ateneo a quella del Demanio. 

La Diocesi di Parma ha concesso l’apertura del gioiello gotico che è la chiesa di San Francesco in attesa dell0’imponente restauro permesso da Fondazione Cariparma e gruppo Chiesi: Parma Capitale della cultura 2020 probabilmente vedrà la chiesa nel suo recuperato splendore.

Loris Borghi, ex rettore dell’Università recentemente scomparso in circostanze tragiche,  con l’Ateneo aveva deciso di restituire questo bene all’ordine dei Francescani per riportarlo alla sua originaria vocazione.

“E’ incredibile – ha commentato Giovanni Fracasso, responsabile della delegazione FAI di Parma – come una chiesa così martoriata dalla guerre napoleoniche e poi dalla crudele destinazione a carcere, conservi ancora la sua maestosità, il suo incanto. E’ un esempio straordinario di come la bellezza superi le tragedie del tempo. Ed è una testimonianza del grande disegno francescano, del suo potente logos”.

L’ex carcere del convento della Chiesa di San Francesco è forse la parte più evocativa del tour. Le prigioni erano composte di tre piani, oltre la torre esterna.

Proprio la torre, ospitò una parte temporale della prigionia dell’anarchico Gaetano Bresci, e un suo affresco campeggia su una parete. Anche Guido Picelli, come altri, numerosi, prigionieri politici, fu rinchiuso lì.

A Giovannino Guareschi toccò invece una cella “normale”, nel secondo piano dell’ex Convento: divenuto carcere nel 1810 per editto napoleonico e rimasto tale fino al 1992.

A dimostrare che non è sfollato da molto, ai muri foto di idoli ancora attuali: da Nicola Berti a Claudia Shiffer, passando per Eros Ramazzotti, la Ferrari, uno stemma del Parma Calcio e una foto di Marco Tardelli  che inneggia al mondiale vinto dagli azzurri nel 1982, ritagli di giornale, storie e foto erotiche.

Moltissime le pareti ricche di donne con pochi abiti indosso, ma anche con immagini che strappano un sorriso come la statua della libertà. Nelle ex celle femminili, i poster-locandina di film d’amore.

Ma questi sono gli unici accenni di calore umano: il resto è polvere, servizi al limite dell’igienico, porte blindate e inferriate, spioncini, numeri di cella e nome del detenuto. A volte, anche in isolamento.  E non distingui più il freddo ambientale da quello dell’anima, dal dolore che quei muri hanno vissuto e conosciuto. Resti di vita, appesi.

Gli esterni sono meno raggelanti: senti i fruscii delle chiacchiere nell’ora d’aria, ma alcune celle a cielo aperto ti raggelano di nuovo: vedi le sbarre, e ti raccontano che vi venivano chiusi e legati i dentenuti che doevevano essere puniti,  d’inverno. E anche il sole si oscura al ricordo di quel dolore.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*