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Gli scatti di luce di Francesca Bocchia incontrano le poesie di Luca Ariano alla libreria Fiaccadori

francesca

di Tiiti Duimio e Lucia de Ioanna 

Si e’ tenuta mercoledi’ 6 dicembre presso la libreria Fiaccadori di Strada al Duomo la mostra fotografica di Francesca Bocchia e poesie di Luca Ariano. Dopo un intervento critico sulle fotografie di Camillo Bacchini e un’introduzione di Paolo Briganti, la nota fotografa parmigiana ha raccontato l’incontro con il poeta e la nascita del progetto che vede la luce, protagonista dei suoi scatti, integrarsi perfettamente con i testi delle opere di Luca Ariano.

Camillo Bacchini, critico d’arte e letterario, legge, individuandone riferimenti e sensi, le opere di Francesca Bocchia la quale “costruisce nelle foto esposte due immagini di Parma. Una che prevede una rielaborazione maggiore, e che fa riferimento all’Action Painting ed alla cultura del Neoimpressionismo francese di Signac e Seurat, e alla loro declinazione italiana di Segantini. L’altra che racconta Parma attraverso street foto che ne interpretano le luci, la gaiezza, la vitale bellezza, restituendo alla città quell’aura di piccola capitale che storicamente le appartiene.”

“La poesia di Luca Ariano”, osserva Paolo Briganti, “ha un andamento discorsivo ma presenta, nello stesso tempo, un grado di allusività che non permette di leggere il testo come pianamente narrativo.” Nelle poesie di Ariano vi sono tracce affioranti di letture pregresse: “il poeta” continua Briganti, “ attinge ad una memoria-deposito di letture che possono emergere anche senza una preventiva consapevolezza, in una sorta di ri-gioco, ricircolo”.
La lettura intelligente messa in atto da Paolo Briganti e da Raffaele Rinaldi si offre come occasione per cogliere la poesia di Ariano nella sua peculiare connotazione storico-civile, nel gioco dei rimandi ad altri poeti (Quasimodo e Cardarelli, ad esempio) rintracciati da Briganti, nel ricorso diffuso a precise nominazioni con riferimenti alle drammatiche esperienze di Walter Benjamin, dello scrittore belga Hugo Claus e di Cesare Pavese.
Una poesia “che narra la vita intorno, umile e quotidiana, ma non priva di scatti drammatici di eroismo: una poesia che espone la commedia umana, non vuole essere poesia di pensiero ma mira al ritratto, a offrire immagini dal presente e dal passato.” La presenza di Parma si avverte poi nella “influenza di Pierluigi Bacchini che si mostra nell’uso di piani temporali scomposti, nelle spezzature sintattico-discorsive che aprono faglie e ricomposizioni in un discorso che si fa sincopato, come a seguire un pensiero più veloce della penna che scrive.”

francesca

a Paolo Donati

Danton – col suo nome ‘rivoluzionario’ –
spogliata la divisa sale
su quei pendii:
alle spalle un crepuscolo
che s’inzuppa nell’acqua
sospinto da un alito di salso.
Spari lungo gli argini tra fango e pidocchi:
“Scarpe rotte a conquistare
la rossa primavera!”.
Il trillo di una fisarmonica
su di un carro non placa l’urlo
di una donna che stringe il suo grembo
allontanandosi allo sbuffo
di un treno nella burrasca.
‘Pussi’ oltre le sbarre segate
si tuffa tra i gelidi spruzzi del Tanaro
schiumati dalle raffiche.
Gettato il mitra oltre la scarpata
già coglie il profumo
di un pugno di fiori e palpebre
socchiuse poi sorride
dietro un esile sguardo di baffi.
Pensa: anche questa volta è andata.

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