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I Castelli del Ducato: visita al Castello di Compiano tra cibo leggenda e massoneria

Le fondamenta del Castello risalgono a prima dell’anno mille.

La rocca è proprietà dei Malaspina che nel 1141 la cedono al Comune di Piacenza. Un secolo più tardi il potere su Valtaro e Valceno, quindi anche su Compiano, passa a Ubertino Landi.

Ha inizio un dominio che durerà più di 400 anni (1257 – 1682). La famiglia Landi in questi secoli riesce a costruire un vero e proprio Stato: infatti nel 1551 Agostino Landi è insignito del titolo di Principe sovrano del Sacro Romano Impero.

È lo stesso titolo che un’altra famiglia oggi più celebre – i Grimaldi, Principi di Monaco – ricevono proprio dai Landi, grazie al matrimonio (1595) tra Maria Landi ed Ercole I Grimaldi.

La dinastia Landi si estingue alla morte dell’ultima principessa di Valditaro, Maria Polissena, che ha sposato un principe Doria. Il casato genovese dei Doria cede quindi i territori dello Stato Landi al Ducato di Parma e Piacenza.

Inizia il lento declino del borgo e del suo castello. I Farnese, signori di Parma, lo utilizzano come roccaforte per un presidio militare.

Nell’Ottocento, con il dominio di Maria Luisa d’Austria, la rocca diviene carcere di stato, chiuso dopo l’Unità d’Italia.

Nel 1900 il parroco di Compiano acquista il castello e vi realizza il Collegio del Sacro Cuore: un collegio femminile, gestito dalle suore del Cottolengo fino al 1962.

Nel 1966 abbiamo l’ultima signora del castello: lo acquista infatti la marchesa Lina Raimondi Gambarotta. La signora lo converte in residenza privata: recupera le stanze e vi raccoglie la sua collezione di opere d’arte.

Alla morte (1987) dona il castello al Comune di Compiano: le sale vengono aperte al pubblico divenendo l’attuale Museo.

 

La stanza della Marchesa 

Gli spazi del castello presentano sculture, arazzi, dipinti, camini, pavimenti del Seicento, soffitti originali del Quattrocento.

Il piano nobile del castello in origine ospitava l’appartamento del Principe Landi.

La Marchesa Lina Raimondi Gambarotta è l’ultima abitante del castello (1966 – 1987) e ne ha recuperato gli ambienti con passione e rigore.

Il museo valorizza le stanze della Marchesa con un percorso guidato.

Un viaggio attraverso i tesori di un mondo che non c’è più.

 

Quella volta che al castello …

“Mi chiamo Lina Raimondi, ma tutti mi chiamano “la Marchesa Gambarotta”. Il mondo è cambiato molto da quando nacqui io: il 1903, ed ero già contessina. Ora è il 1966. Dicono che l’uomo oramai può fare tutto, addirittura tra poco potrà andare sulla luna… Ma della luna io che me ne faccio? Io voglio solo un posto tranquillo, dove vivere gli ultimi dieci, venti anni della mia vita, con i miei adorati cagnolini.

Non un posto qualunque, sia chiaro. Perché io sono nobile, e lo sarò sempre. Ho conosciuto re e regine, poeti e scrittori. Ma in fondo, a me piace la gente semplice e autentica, non quelli che oggi hanno sempre fretta e poi non vanno mai da nessuna parte. Invece il mondo, io l’ho visitato, eccome. Ho viaggiato ovunque, con calma e passione.

Però non voglio una casa moderna. Che senso ha costruire nuovi palazzi, quando ci sono già quelli di una volta, belli e prestigiosi? Basta restaurarli. Io adoro la storia. Come mi piacerebbe abitare in una casa dove hanno già vissuto altri nobili prima di me, secoli fa…

Ho visto un bel castello … a Compiano … certo, andrebbe restaurato, ma ha tante stanze grandi, da arredare come piace a me, e nel parco potrei metterci pure la piscina …

Sono sicura che là sarei felice … quasi quasi me lo compro!”

– ispirato a una storia vera –

 

Il museo della Massoneria

…il velo di segretezza si scopre, rivelando rituali iniziatici, simboli, storie di fratellanze

Il castello ospita un museo unico nel suo genere in Italia: il Museo Massonico Internazionale “Orizzonti Massonici”.

Il professor Flaminio Musa (1921 – 2009) – comandante partigiano, medico, poeta, massone del rito scozzese – è l’artefice del Museo.

Viaggia molto nei Paesi anglosassoni – Inghilterra, Scozia, Stati Uniti d’America – dai quali rientra sempre con nuovi pezzi per la sua collezione legata alla massoneria anglosassone. Nel 2002 la collezione di una vita viene donata a Compiano. Cimeli, medaglie, quadri: tutto racconta il simbolismo massonico inglese del Settecento e dell’Ottocento.

Nella sala detta 33, curata dalla Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani, gli oggetti provengono dai “fratelli massoni” italiani.

Nel 2016 il Museo si arricchisce di una nuova importante donazione. Il Grande Oriente d’Italia di Parma e il Collegio dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna ne curano la catalogazione e l’allestimento definitivo.

 

Il museo enogastronomico

 

Il Museo Enogastronomico del Castello di Compiano è un progetto cofinanziato, nato dalla collaborazione tra il Comune di Compiano e la nuova gestione del Castello di Compiano che fa capo a Borgo di Casale, con l’intento di valorizzare la produzione enogastronomica locale, nella sua importanza non solo economica, ma anche storica e culturale.

Il museo accoglie oggetti che caratterizzavano le cucine della Valle tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e strumenti legati alle antiche produzioni artigianali di prodotti locali della Valtaro e della Provincia di Parma, tradizioni perdute o mutate nel tempo dall’evoluzione tecnica.

Compiano e il suo territorio sono ricchi di tradizioni legate al lavoro e alla produzione di eccellenze alimentari di fama internazionale come il Parmigiano di Montagna, i salumi, i funghi porcini, le castagne e altri prodotti della terra. Queste tradizioni, perdute o mutate nel tempo dall’evoluzione tecnica, rivivono nel racconto dei video e degli oggetti che allestiscono il museo.

Sono presenti anche materiali pubblicitari d’epoca, attrezzi legati alle produzioni e conservazioni di alimenti locali, utensili antichi usati da contadini, norcini e casari, oltre a una vetrina espositiva dei prodotti alimentari con possibilità di acquisto.

 

 

La biblioteca

La Marchesa Lina Raimondi-Gambarotta, donna di grande cultura, realizzò, all’interno del suo Castello, una piccola biblioteca in cui raccolse tutti i suoi “tesori”: questa stanza ospita circa 2000 volumi, tra cui libri in lingua (soprattutto in inglese, francese e spagnolo), libri antichi, come un Messale risalente al 1749 e libri più recenti, come l’autobiografia di Eva Peron, tra l’altro autografata.

Questa stanza nasconde anche un segreto: dietro un piccola porticina ben nascosta si trova, infatti, l’entrata alle antiche prigioni medioevali…

 

 

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