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Vi racconto il mio cinema: Passengers, un drammone interstellare?

di James Ford

PASSENGERS di Morten Tyldum:

Spesso, più il Cinema vira sul genere e la nicchia, più i rischi di possibile fallimento da parte di produzione e regia aumentano: quando, poi, il genere e la nicchia possono contare su uno zoccolo durissimo di fan hardcore pronti a fare le pulci ad ogni singolo fotogramma, il gioco è fatto.

In questo senso, l’operazione affidata a Morten Tyldum, cineasta norvegese autore della più che discreta trasposizione del romanzo di Jo Nesbo, Cacciatore di teste, prima, e del decisamente più noto The imitation game poi, rappresentava un azzardo non da poco, considerata la normalmente scellerata unione tra la fantascienza ed i drammi romantici: chi ama la sci-fi, infatti, ha probabilmente avuto negli occhi l’impietoso confronto tra Passengers e lo splendido Moon, nonostante la presenza qui in veste di parafulmini ufficiali per il pubblico maschile o femminile Chris Pratt e Jennifer Lawrence, che probabilmente sarebbe stata un’ottima giustificazione al “risveglio” per qualsiasi ominide sul pianeta.

Proprio a causa di questo tipo di confronti e dello sviluppo assolutamente hollywoodiano della trama, Passengers è stato felicemente massacrato dalla maggior parte della critica illustre, e probabilmente bollato come l’ennesimo blockbuster in cerca di incassi in quella che è la stagione principe per le uscite in sala, nonostante di fatto non risulti sgradevole o mal realizzato come altri titoli mainstream usciti nel corso degli ultimi mesi.

In fondo, quello che dobbiamo aspettarci nel momento in cui approcciamo un prodotto di questo tipo, è quello di un intrattenimento di grana grossa e senza pretese, da accompagnare a robuste dosi di pop corn senza pensare troppo al domani o a quanto poco intellettuale potrebbe suonare raccontare a certi amici intenditori di aver passato la serata settimanale in sala con un drammone interstellare a conti fatti molto prevedibile.

Passengers rientra a pieno titolo nella vecchia categoria dei “film di cassetta”, è privo di originalità, lineare nello sviluppo, per nulla incline a prendersi qualsiasi rischio creativo o di scrittura: ma poco importa.

In fondo, il Cinema è anche intrattenimento, e seppur molti non lo ammetteranno, tutti abbiamo bisogno, impegni lavorativi, stanchezza o semplice svago, di titoli “da rutto libero” di tanto in tanto: non c’è nulla di male, come se ci si concedesse il dolce evitato per questioni di linea o il bicchiere in più che renderà difficile il risveglio il giorno dopo.
Il viaggio, e la vita, sono unici, come ben sanno i protagonisti di questo film: qualche concessione ci sta tutta.
Sono quelle, in fondo, a renderci umani.

VOTO: 5,5

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