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Animali fantastici (e fiori): omaggio a Gian Carlo Artoni

di Francesco Gallina

Benvenuti al quarto appuntamento della rubrica Animali fantastici e dove trovarli nella mia Drogheria dell’Arte. Posso offrirvi una tazza di tisana? È un infuso di fiori freschi, profumatissimi, i fiori di un Poeta che… non c’è più. Non di animali parleremo oggi, ma di fiori, perché lo Zooforo è anche questo.

Profumano di fiori preziosi, di falene, di lucente frutta fresca ancora appesa al ramo. L’odore è quello dei campi trebbiati, delle bertoluccianegaggìe, ma anche di foglie appassite, ingiallite dal tempo. Certe sue pagine sono scosse da un vento pungente, vento Favonio, altre sono afose come la Bassa, altre ancora  bagnate dalla brina del pianto. Sono lunari versi “fatti di pioppo / e […] di rovere”, versi di una freschezza che sembrerebbero fatti da un bambino, non fosse che un bambino non possiede la lima, l’arte della pomice.

Dal 2015, l’avvocato parmigiano Gian Carlo Artoni(venuto a mancare lo scorso 2 gennaio) aveva inaugurato una nuova stagione poetica feconda, fecondissima. Aveva riscoperto, a novant’anni, quella penna creativa che per oltre un cinquantennio aveva tenuta chiusa nel cassetto degli anni ’60. Lo stesso dolore, sua ultima raccolta inclusa nella collana mondadoriana dello Specchio, risaliva infatti al 1963. Nel 2014 esce la sua omnia poetica Lo stesso dolore e altre poesie nel tempo (1949-1966), nel 2015 Il serpente piumato e, infine, nel 2016 La luna bianca. Ma negli ultimi mesi la produzione è continuata, alla stregua di un immancabile prassi quotidiana che, il curatore delle edizioni – Paolo Briganti – paragona acutamente alle Mille e una notte: novello Sherazade, Artoni inganna il Destino, e ogni sua poesia diventa un rito per esorcizzare la morte. L’ultima torpediniera è appena uscita per la MUP, mentre gli ultimi componimenti vedranno la luce, prossimamente, nella raccolta dal titolo L’araba Fenice.

Quando passerete davanti a questi splendidi rosoni di lacunare scolpiti da Benedetto Antelami nello Zooforo del Battistero, avvicinatevi: i “versi ritrovati” di Gian Carlo Artoni vi inonderanno del loro dolce aroma. E vedrete, per un momento, la sua Parma e i suoi amici: Bertolucci, Pasolini, Gadda, Longhi, Sereni, Maccari, Banti, Barilli, Colombi Guidotti, Luzi, Bo, Bigongiari, De Robertis e tanti altri. Una Parma che non c’è più. Ma non abbiate paura, non rassegnatevi: la fragranza di quei petali vi indicherà la via da intraprendere per un possibile Rinascimento parmigiano.

I versi ritrovati*

Nei giorni senza sole
Che ho lasciato
Seminavo parole
In ogni prato

d’improvviso son nati
dei fiori delicati
col profumo di viole
e foglie di gaggia,

i versi ritrovati
della mia poesia.

*da Gian Carlo Artoni, La luna bianca. Diario in versi (2015), a cura di Paolo Briganti, prefazione di Luigi Alfieri, Parma, Diabasis 2016.

Per una panoramica dell’evoluzione della produzione artoniana, si può fare riferimento a: Francesco Gallina, Recensione all’Opera Omnia di Gian Carlo Artoni in «Studi e problemi di critica testuale», 93, 2, 2016.

da sinistra: Luigi Alfieri, Gian Carlo Artoni, Paolo Briganti

 

FRANCESCO GALLINA ha 24 anni ed è pramzän dal säss.

Laureato in Lettere Classiche e Moderne, è critico letterario, docente, blogger, narratore e autore di articoli e saggi accademici su letteratura, poesia, filosofia e arti dello spettacolo.

 

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