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Rete Diritti in Casa: sabato presidio contro prefettura e chiesa

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Rete Diritti in Casa torna in strada a protestare. Sabato dalle 9.30 gli attivisti saranno in presidio davanti alla Prefettura di Parma per richiamare l’attenzione sui problemi di troppe famiglie senza un tetto e senza un soldo che vivono a Parma e dormono dove riescono. Al fianco degli attivisti di Rete Diritti in Casa, anche rappresentanti del popolo curdo, che da anni si batte per la propria indipendenza e combatte tra due fuochi una sanguinosa guerra civile.

“I dati elencati da Comune, Caritas ed Emporio Solidale in questi giorni sulle situazioni di estrema povertà a Parma sono drammatici – si legge in una nota dell’associazione -. Anche allo sportello per il diritto all’abitare della Rete Diritti in Casa tocchiamo con mano ogni settimana decine di casi di famiglie e singoli che non hanno un tetto sotto cui dormire e che non hanno soldi per le più essenziali esigenze vitali. Di fronte a questa emergenza sarebbe normale aspettarsi una presa di posizione forte da parte di tutte le istituzioni e da parte di chi almeno a parole si pone contro l’emarginazione (la chiesa). Invece il tutto si spegne nella denuncia pubblica del problema e ci si rivolge alla società civile perché caritatevolmente qualcuno aiuti chi ha bisogno. A parte alcune rarissime eccezioni però sappiamo bene che la società civile al massimo elargisce delle elemosine, e in particolare per quel che riguarda il problema casa i proprietari più che ad andare incontro alle esigenze dei senza casa pensano a fare soldi il più velocemente possibile sulla pelle di questi”.

“Lo scorso ottobre – prosegue la nota – una ventina di famiglie e un gruppo di singoli, tutti senza casa, hanno occupato la sede dell’ex ufficio stranieri della questura di Borgo Riccio, abbandonato da 6 anni, per trovare riparo e ricavarne alloggi per vivere in modo decente. In città si è assistito a una levata di scudi senza precedenti contro l’occupazione, con questura e prefettura in prima fila per chiedere lo sgombero e tornare a lasciare all’abbandono e all’incuria la struttura. Dopo lo sgombero – prosegue Rete Diritti in Casa – abbiamo pazientemente atteso che le promesse trattative per trovare soluzione alle gravi situazioni di disagio abitativo che erano confluite nell’occupazione dessero dei risultati. Finora, a distanza di più di un mese dallo sgombero, gli ex occupanti sono ancora TUTTI nella situazione di precarietà in cui si trovavano prima dell’occupazione: c’è chi dorme in auto, chi sotto i portici della Pilotta, ci sono donne con bimbi al dormitorio, c’è chi dorme in case abbandonate e fatiscenti senza luce, acqua e riscaldamento ecc.”.

Nel mirino dell’organizzazione – che gestisce anche lo sportello di lotta per il diritto all’abitare (tutti i martedì dalle 18.30 alle 21 presso casa Cantoniera di via Mantova, 24) – ci sono soprattutto Prefettura e Chiesa, ritenute responsabili di non aver fatto nulla di concreto in favore dei più disperati.

“A dimostrare particolare indifferenza a questa situazione è il sig. Prefetto che pur conoscendo, pensiamo bene, la situazione, ben si guarda dal fare qualsiasi tipo di intervento – tuona Rete Diritti in Casa -. Potrebbe chiedere ad esempio che le esecuzioni degli sfratti non siano effettuate con la forza pubblica, potrebbe intervenire per mettere a disposizione gli edifici pubblici inutilizzati (vedi edificio di Borgo Riccio), potrebbe intervenire presso enti caritatevoli come la chiesa per forzarli a mettere a disposizione immobili vuoti o solo parzialmente utilizzati, potrebbe requisire palazzi vuoti (a Parma e provincia sono 51.000 gli alloggi non utilizzati), in particolare quelli di banche e grandi proprietari immobiliari per dare una casa a chi non ce l’ha. Invece il Prefetto gigioneggia, snobba le questioni sociali che non danno possibilità di speculazione, in piena linea con il mandato che riceve dal Governo Renzi, chiaramente orientato a tutelare gli interessi dei soliti potentati economici, dai proprietari immobiliari (ben protetti dal piano casa del 2014) agli imprenditori (ben foraggiati dal jobs act) a costruttori di grandi opere (vedi sblocca Italia), che sottraggono fondi al sociale per destinarlo a opere devastanti, per quanto riguarda Parma basti pensare alla Ti-Bre o alle altre opere inutili finanziate anche dallo stato (vedi Ponte Nord e altre boiate)”.

“Chiaro che sulle questioni sociali è direttamente coinvolto il Comune di Parma – prosegue la nota -. Dobbiamo però dire che da questo lato abbiamo trovato almeno un po’ di consapevolezza e buona volontà, con qualche provvedimento che andava nella direzione di cercare di mettere qualche toppa alle falle aperte nella questione abitativa dalle giunte Ubaldi e Vignali. Quello che è mancato è stato il coraggio di fare scelte forti contro chi sul bisogno di casa specula e si ingrassa, ma almeno attenzione e qualche timido intervento ci sono stati. Quello che colpisce è l’indifferenza del Prefetto e della Chiesa – ribadisce ancora Rete Diritti in Casa -. Una questione esemplare sulla quale si nota indifferenza è quella dei profughi che hanno terminato l’iter per il riconoscimento dello status: una volta conclusi i progetti sono lasciati allo sbando completo, considerato che non sono più remunerativi per nessuno: ce ne sono dei nuclei sempre più consistenti che dormono sotto i ponti e altri che dormono dalle scalinate della Pilotta. Anche qui servirebbero provvedimenti urgenti anche perché l’emarginazione conduce più facilmente a comportamenti antisociali che diffondono razzismo e violenza. Di fronte all’immobilismo non ci si lamenti poi se si ricorre alle occupazioni”.

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