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Emilia: dall’Europa 22 miloni per ricerca e formazione

Un piano di interventi per sviluppare, diffondere e applicare conoscenze strategiche per una nuova economia. Oltre 22 milioni di euro del Fondo sociale europeo per permettere a 600 giovani e 3.000 imprese (7.000 occupati tra imprenditori e figure chiave delle aziende del territorio) di acquisire competenze per affrontare le sfide del cambiamento e fare quel salto, in termini di specializzazione, internazionalizzazione e digitalizzazione, indispensabile per competere a livello globale.

Borse di dottorato di ricerca, assegni di ricerca, apprendistato di alta formazione, assegni formativi, percorsi rivolti ad imprenditori e figure chiave che operano nelle imprese regionali. Sono gli strumenti che la Regione finanzia per fare delle persone, come stabilito con il Patto per il lavoro, il motore dei processi di innovazione della società e dell’economia regionale.

“Se vogliamo competere a livello globale dobbiamo puntare sulla qualità, di ciò che si produce ma anche di ciò che si progetta, si idea. E per farlo abbiamo bisogno di investire ovviamente anche sulle risorse umane – ha detto il presidente Bonaccini – La misura presentata oggi è all’interno del Patto per il Lavoro, perché interventi di sistema di questo genere mirano a creare nuova occupazione e a renderla stabile e duratura”.

“Un grande investimento sulle persone, sulle tecnologie e sulla ricerca per una nuova economia, che oggi è sempre più digitale – ha spiegato l’assessore Bianchi – Con questo provvedimento intendiamo dare un’accelerazione a tutto il sistema produttivo regionale, che ha bisogno di persone che sappiano gestire il cambiamento e questa nuova economia in crescita”.

Gli interventi, i primi a dare attuazione al Piano triennale alte competenze per la ricerca, il trasferimento tecnologico e l’imprenditorialità, si fondano sull’integrazione di politiche, risorse pubbliche e private e attori: istituzioni, università, laboratori ed enti di ricerca, imprese. Un’integrazione decisiva per dare vita a progettualità complesse che possano amplificare gli esiti dell’investimento regionale, garantire l’intelligenza dell’intero sistema e ripensare il territorio in una dimensione globale.

Con il primo intervento articolato in più fasi – la prima approvata con delibera della Giunta regionale n. 339/2016 – la Regione investe per permettere a giovani laureati – attraverso assegni annuali di ricerca, borse triennali di dottorato, contratti di alto apprendistato, assegni formativi per la frequenza di Academy universitarie – di intraprendere percorsi progettati e realizzati congiuntamente da università, enti e laboratori di ricerca e imprese per sviluppare nuove conoscenze, misurandone la trasferibilità in una dimensione produttiva. Un intervento innovativo che risponde ad una triplice finalità: sostenere le persone nell’acquisizione di competenze spendibili nei contesti di impresa, promuovere la collaborazione tra atenei, sistema pubblico e privato della ricerca e sistema economico-produttivo e portare capacità di innovazione anche in imprese di piccola e media dimensione.

Obiettivo del Piano Alte Competenze è fare dell’Emilia Romagna la punta avanzata della nuova manifattura che si sta ridisegnando a livello globale. Una manifattura sostenibile, connessa a servizi altamente specialistici, capace di coniugare produzione e trasferimento di conoscenza e di contaminare competenze culturali e creative con competenze tecnologiche per trasformare contenuti in prodotti con forti caratteri identitari e ad alto valore aggiunto. In coerenza con tale obiettivo i primi progetti – che gli Atenei dovranno candidare entro il 3 maggio 2016 – dovranno essere focalizzati su specifici ambiti e rispettive tematiche. In dettaglio gli ambiti di intervento. Informazioni sul bando sul portale Formazione e lavoro .

Parte integrante del Piano per le Alte Competenze sono altri due interventi: il primo per Risorse umane per l’internazionalizzazione, la digitalizzazione e lo sviluppo sostenibile delle imprese, il secondo Risorse umane per le grandi infrastrutture di ricerca.

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