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Menu etnici nelle scuole, la Lega: “Promuoviamo le nostre eccellenze anziché i cibi etnici”

“Nulla contro i ristoranti etnici ma no alle strane imposizioni comunali su quello che devono mangiare i nostri bambini. Soprattutto quando si tratta di cibi che gli stessi pediatri indicano come ‘non graditi’ ai piccoli, non abituati a mangiare cous-cous, involtini primavera e pollo al curry”.

Così Fabio Rainieri, vicepresidente del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna interviene nell’Aula di via Aldo Moro contro il progetto “Crescere in Armonia. Educare al Benessere”, progetto di educazione alimentare complementare alle attività di ristorazione scolastica del Comune di Parma.

“Pizzarotti e i suoi riescono a stupirmi ogni giorno di più – chiarisce Rainieri -. Ma chi ha detto che per crescere in armonia bisogna mangiare cous-cous? E se invece si preferissero le eccellenze della nostra terra? Invece di mostrare alle classi delle scuole primarie (321 classi) e secondarie di primo grado (174 classi) quattro video realizzati per ciascuno dei quattro menu interculturali che verranno serviti nelle mense scolastiche tra febbraio e maggio 2016, non sarebbe meglio spiegare come si lavora il latte per ottenere il formaggio, o come sono fatte le nostre stalle?”.

A sostegno della propria posizione, Rainieri cita la normativa regionale che, nel quadro dell’assetto costituzionale vigente e in conformità alla normativa comunitaria, promuove l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare, nonché la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva. “In particolare – chiarisce Raineri – la norma regionale favorisce l’adozione di corretti comportamenti alimentari e nutrizionali, attraverso la conoscenza e il consumo di prodotti alimentari e agroalimentari ottenuti nel rispetto della salute e dell’ambiente o legati alla tradizione e alla cultura del territorio regionale. Di più – continua – è di competenza della Regione promuovere percorsi di educazione alimentare in ambito scolastico o nelle aziende agricolo-alimentari aderenti ai programmi della Regione, intesi a sviluppare in modo coordinato attività didattiche, formative ed informative. Tante belle parole che però non trovano applicazione nei fatti”.

“All’assessore Caselli – continua Rainieri – secondo la quale il progetto del Comune di Parma si inserisce perfettamente nell’alveo della normativa, dico che forse è meglio se va a rileggere quello che dice la legge. Rimarrà stupita nell’apprendere che secondo la stessa regione ‘qualità e genuinità vanno di pari passo con la tradizione’ e che ‘il cibo è strumento fondamentale d’identità culturale’. Quell’identità che alcuni vogliono distruggere con ogni mezzo”.

“Che poi l’assessore ci dica che questi pasti etnici ‘occuperanno’ solo 4 giornate e quindi solo il 2% dell’intero servizio annuale è una sciocchezza. Sarebbe come dire che se un ladro ruba solo per 4 giorni l’anno, il danno è limitato. Ma in che Paese vive l’assessore?. Invece di tutelare il cous-cous e gli involtini primavera, l’assessore e la giunta tutelino le nostre aziende agricole e i prodotti della nostra terra. Chi vuole integrarsi deve farlo partendo anche dalle nostre trazioni culinarie. Altrimenti, ripeto, integrazione non c’è.

“Per questo – conclude – sono convinto, che il progetto ‘Menu Interculturali a Scuola’ sia chiaramente in contrasto con la normativa e gli indirizzi della Regione Emilia-Romagna per l’orientamento ai consumi e l’educazione alimentare e torno a invitare la Giunta a intervenire per riportare le iniziative del Comune di Parma in questa materia all’interno degli indirizzi regionali”.

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