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Ti-bre, lustri persi a discuterne mentre l’economia di Parma rallenta

Riceviamo e pubblichiamo

Ero ancora un ragazzino e già si parlava del raccordo autostradale per la Tirreno Brennero come di una cosa prossima a venire. Nel frattempo in cui a me sono venuti i capelli bianchi e mia figlia è andata all’università siamo riusciti a (s)vendere le quote di Autocisa e poco altro. Oggi la novità è rappresentata dal fatto che la Regione ha proposto una soluzione: realizzare solo il collegamento ferroviario. Si tratta di ben poca cosa rispetto al progetto iniziale, ma sarebbe già qualcosa se effettivamente si facesse.

Purtroppo su questa partita la politica ha dato il peggio di sé stessa, riempiendosi per decenni la bocca di parole prive di fatti conseguenti, limitandosi ad ardite speculazioni linguistiche che di fronte al nulla fatto fino ad oggi paiono davvero un teatro dell’assurdo. Tanto per fare un esempio qualcuno mi dovrebbe spiegare quale sia la differenza concreta tra un’opera strategica e mai realizzata e un’opera non strategica ancora tutta sulla carta. Da queste premesse discende il fatto che il dibattito a livello locale che è derivato dalle proposta della Regione ha un che di surreale: parlamentari del territorio che difendono la Tibre dalle colonne della stampa locale quando invece dovrebbero lavorare a Roma pressando da vicino il Ministero delle Infrastrutture, il cui responsabile, per altro, appartiene allo stesso partito.

Governo, Regione e parlamentari locali si mettano d’accordo e presentino al territorio una soluzione credibile per dare seguito ad un progetto strategico che in cinquant’anni di immobilismo ha assunto i contorni della barzelletta. Quando dico credibile intendo che qualunque proposta venga sottoposta deve essere necessariamente corredata di certezze e tempistiche, diversamente equivale a dire “arrivederci ai prossimi cinquant’anni”. Un tempo epocale che certo non possiamo permetterci visto che il mondo intorno a noi sta cambiando ad una velocità ben maggiore di quella che impieghiamo a posare una pietra.

Di fatto il danno di un progetto fermo da così tanto tempo è doppio: da una parte abbiamo perso il treno dello sviluppo infrastrutturale in anni in cui questo era l’unico sviluppo possibile, dall’altra rischiamo di rimanere legati a vita ad una chimera in un momento in cui dovremo saper guardare al futuro. Siamo già in ritardo per dotarci di serie infrastrutture telematiche, dobbiamo investire di più sulle ferrovie, nei servizi all’avanguardia. In breve oggi dobbiamo saper capire di cosa avrà bisogno il nostro territorio per crescere nei prossimi cinquant’anni, esattamente come fece chi cinquant’anni fa pensò alla Tibre.

Mettiamoci d’accordo, lavoriamo uniti, portiamo a casa quello che è possibile portare a casa in tempi ragionevoli e poi passiamo ad occuparci di altre e urgenti partite. Oggi più che mai la melina della propostina a cui segue un convegnino e un comunicatino non serve a nessuno, men che meno a Parma e alla sua economia.

Roberto Ghiretti –  Parma Unita

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