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Recupero degli scarti industriali? Con la pirolisi dei rifiuti agroalimentari si può

E’ stata siglata oggi a Palazzo Soragna da Università degli Studi di Parma, la Stazione Sperimentale per l’industria delle conserve alimentari, società S.M.C. srl, e Unione Parmense degli Industriali una convenzione di ricerca per la messa a punto e la valutazione della sostenibilità economica e ambientale di un impianto pilota di pirolisi per il recupero dei residui organici derivanti dalla filiera dell’industria agroalimentare parmense.

A firmare la convenzione sono stati Loris Borghi, Rettore dell’Università degli Studi di Parma, Andrea Zanlari, Presidente della Stazione Sperimentale per l’industria delle conserve alimentari, Andrea Sgargi, legale rappresentante della azienda SMC srl e Alberto Figna, Presidente dell’Unione Parmense degli Industriali.

Il settore agroalimentare rappresenta in Italia circa il 15% del PIL, per un valore che con l’indotto, l’export e la distribuzione nel 2012 arrivava a sfiorare i 245 miliardi di euro per anno. A Parma, nel 2013, il settore ha generato un fatturato di 7,6 miliardi di euro, pari al 48% del totale provinciale manifatturiero, confermandosi il principale propulsore dell’economia di questo territorio.
Per lo sviluppo economico sostenibile di una città come Parma, al centro della food-valley, il problema della valorizzazione dei residui organici derivanti da diverse attività agroindustriali, può rappresentare un elemento di competitività determinante.

In tal senso una soluzione economicamente vantaggiosa e nel contempo sostenibile e rispettosa dell’ambiente può essere rappresentata dalla conversione di questi residui organici, quali ad esempio le bucce di pomodoro o residui della filiera del prosciutto, in energia termica/elettrica e nel contempo in un residuo carbonioso (“biochar”), detto anche carbone agricolo, utilizzabile sia per il miglioramento della qualità del suolo in campo agronomico ma anche per la bonifica di siti inquinati, mediante processi di bio/fito rimediazione.

A tal fine la convenzione di ricerca siglata oggi prevede quindi la valutazione della efficienza, della sicurezza ambientale e della sostenibilità economica relative all’uso di un impianto pilota di pirolisi di piccole dimensioni alimentato con biomasse residuali di attività agroalimentari del distretto parmense. La presenza di diversi Dipartimenti dell’Università di Parma coinvolti nel progetto, oltre a garantire la qualità scientifica e tecnica della ricerca, sarà anche garanzia del controllo pubblico su tutte le fasi del progetto in un’ottica di sicurezza e sostenibilità ambientale, in stretta osservanza delle vigenti normative ambientali e sanitarie in materia di movimentazione e trasformazione delle biomasse utilizzate e alla evoluzione del quadro normativo relativo ai possibili utilizzi del biochar in campo ambientale ed agronomico.
Il progetto reso possibile grazie al finanziamento dell’Unione Parmense e dalla Camera di Commercio di Parma rappresenta pertanto un esempio virtuoso di dialogo e sinergia tra ricerca, innovazione, mondo del lavoro nell’interesse del territorio e della collettività.
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Il progetto è coordinato dal Professor Nelson Marmiroli del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma in collaborazione con il Dott. Alessio Malcevschi e vedrà il coinvolgimento diretto, nelle diverse fasi in cui si sviluppa, di docenti e ricercatori dello stesso Dipartimento di Bioscienze, del Dipartimento di Ingegneria Industriale e del Dipartimento di Economia insieme all’impresa SMC di Collecchio che fornirà l’impianto e le competenze specializzate per la realizzazione della ricerca.

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