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Ciao Luca. La Cittadella del rugby in lacrime per l’ultimo giro di campo

Si dice che i rugbisti siano uomini forti, che in campo se le danno di santa ragione, si spezzano ma non si lamentano mai.

Eppure avevano tutti gli occhi lucidi lunedì, alla cittadella del rugby di Moletolo, per l’ultimo saluto a Luca Sisti, visual controller delle Zebre portato via a 32 anni da un’incidente in macchina. C’erano i compagni di Nazionale, e le Zebre al completo. I rappresentanti del Cus, le personalità della palla ovale in Italia.

“E nell’aria rimane una nota sospesa, e nell’aria rimane una nota sospesa, Luca” – era un verso di una delle sue canzoni preferite di Vasco – ricorda qualcuno al microfono, in un’alternanza di forza, sorrisi, incredulità, disperazione.

In tanti leggono l’ultima lettera, in tantissimi affollano la Cittadella: il traffico è intasato, le macchine parcheggiate fin dal Centro Torri. Aveva tanti amici, Luca, orfano di padre a vent’anni, di madre a trenta, nel rugby la sua famiglia.

Amico di tutti, insegnante per qualcuno, e padrino per altri. Nipote adorato, per uno zio che lo saluta sottolineando come a seconda di fede e credenza per ognuno di chi lo ha conosciuto Luca avrà preso una strada diversa. “Per i cattolici coi genitori, pronto a tornare terra e cenere per gli agnostici, in viaggio verso una nuova vita per i buddisti”  spiega.

Per tutti, probabilmente, è in una meta infinita, dove l’erba è sempre verde, la palla sempre ovale,gli avversari sempre dolci come il sorriso, lievi come il ricordo.

Perché in fondo, la vita è solo un brivido che vola via. A volte, troppo presto. (Francesca Devincenzi)

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