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Dalla Santal al Parma Calcio, la città che da europea diventa invisibile

Un tempo era Parma la bella, la ricca, la snob. Quella che nono conosceva crisi, disoccupazione, paura.

Oggi è Parma allo sbando, senza compagnia, senza appiglio.

Oggi è Parma che perde i pezzi.

In principio fu la Santal, poi Maxicono, grande pallavolo, grandi risultati. Svaniti nel nulla, nell’oblio del tempo mentre diventava grande uno sport che a Parma non era mai stato al top: il calcio. Diventato talmente grande da offuscare sport storici, da sempre sigillo favella e vanto della città.

Poi fu la Parmalat, l’inizio della fine. Il crack Parmalat è come l’11 settembre: qualsiasi parmigiano ricorda dove era e cosa faceva quando lo ha raggiunto la notizia funesta. Le banche che dicono stop, i bond che diventano carta straccia e cartoni del latte, Calisto che resta un uomo solo al comando di una barca che perde latte da ogni oblò.

Con la Parmalat il Parma, affondato e ripreso per i capelli, salvato da un lodo, riportato a mezza quota.

In mezzo, tanti risparmi e tanti sperperi. L’amministrazione Lavagetto, immobile, ma risparmiatrice. Di cui ha beneficiato quella Ubaldi, illuminata, internazionalizzata, ma costosa. Stazione, aeroporto, Efsa, Parma Calcio, Ponte Nord, Alma.

Un occhio sul futuro, con le mani sui conti. Perché il futuro ha un prezzo, come la metropolitana mai realizzata, o l’Alta Velocità persa contro la misera Reggio.

Poi la gestione Vignali, lo scempio, e l’inizio della fine. Mentre Calisto andava in galera, il resto iniziava a sbandare.

Il Regio a fare debiti, il Verdi a perdere voli, Parmacotto a smarrire ricavi per la strada. Eccellenze in caduta libera.

Poi è arrivato l’inceneritore. Con lui sono finiti inceneriti i sogni di gloria, e iniziati i guai. Parmacotto a fondo, Verdi a terra, Regio senza guida e senza musica. Sinfonie stonate di una città che non c’è più.

Mentre nei quartieri dilagano miseria e furti, delinquenza e spaccio, mentre basta una nevicata a mettere in ginocchio la città, il Parma Calcio non c’è più. Ad affossarlo, il primo bresciano dopo anni di grandi parmigiani: Foglia, Ceresini, Tanzi.

Non si tratta solo di attrezzi ginnici pignorati, computer portati via, dipendenti in rivolta, si tratta di 101 anni di storia orgogliosa e dignitosa che sprofondano. Con il Parma, anche il rugby va male, e il baseball non sta tanto bene. La pallavolo è morta.

In principio fu la Santal. In fine, il Parma calcio. In mezzo, il ricordo di una rigogliosa ricchezza sprofondata nel nulla.

 

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