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Prigionieri della polvere. Il Gcr: “A Parma vietato respirare”

Il bacino padano assiste silenzioso al suo funerale nero. Dal 29 dicembre il livello di polveri sottili supera i limiti di legge e l’aria è un pulviscolo scuro che brucia in gola, fa luccicare gli occhi, infrange il respiro. Ieri ancora una giornata da bollino nero: a Parma 96 microgrammi ogni metro cubo di aria come media nelle 24 ore. Significa che nelle ore di punta l’inquinamento ha raggiunto livelli inusitati.

Tutta la regione è sotto scacco, tutte le province hanno fatto registrare livelli sopra i 50 µg/m3, e la media regionale si è attestata a 81, con la nostra città ancora una volta in testa. Da 18 giorni l’aria della regione è pessima e solo il 5 e il 12 gennaio, grazie a qualche colpo di vento, il manto grigio si è spostato un po’, lasciando una giornata di tregua armata.

Ieri la pioggia è venuta in soccorso a questa malandata pianura. Ma serve a poco sperare nella meteorologia quando è chiaro che dietro questi numeri c’è la mano dell’uomo, che nonostante i mille allarmi, continua a riversare nel catino mille veleni.

Diventano urgenti misure pubbliche drastiche come l’adozione permanente delle targhe alterne, la chiusura dei centri cittadini 7 giorni su 7, con il contemporaneo incremento dei servizi di mobilità pubblica, che consentano il collegamento con i parcheggi scambiatori.

Occorre obbligare i cittadini a modificare le loro abitudini.

L’auto che proviene da fuori città deve fermarsi ai parcheggi scambiatori e qui il cittadino deve poter usufruire di un servizio rapido, efficiente, puntuale, continuo.

Bus che ogni 10 minuti portino nei centri città e dai centri città navighino verso gli scambiatori con la stessa frequenza.

Idem con le linee urbane: 10 minuti la frequenza per tutta la giornata, unico biglietto giornaliero.

Da considerare anche la proposta di dotare tutti i residenti di un biglietto annuale flat di importo calmierato, per sollecitare, favorire, incrementare, convincere le persone a disabituarsi all’auto per scegliere l’autobus.

Sono tentativi che si possono anche testare per un periodo limitato, per indagare ogni strada possibile per ridurre l’impatto dell’uomo sull’ambiente.

Sono misure probabilmente che hanno un costo, ma che vanno inserite in un bilancio che comprenda anche il costo sociale delle malattie che stiamo causando con i nostri comportamenti aberranti.

Non siamo ancora consapevoli del danno che stiamo causando ed è sempre il nostro vicino a dover fare il primo passo mentre noi attendiamo gli eventi dietro all’urgenza dei nostri impegni che impediscono al nostro modo di vivere di cambiare.

Continuiamo a tenere accese industrie inquinanti ed inutili come gli inceneritori, permettiamo ancora motori a gasolio da tempo ormai considerati altamente inquinanti, manteniamo in città medie di velocità troppo alte, che sono inquinanti e pericolose, non investiamo su reti leggere su rotaia che facciano diventare il nostro territorio provinciale connesso al suo centro e facile da raggiungere.

Continuiamo nell’opera demolitrice della nostra salute. Fino a quando mancherà il respiro.

Veraldo Caffagini – Comitato Gestione Corretta Rifiuti

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