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Equitalia killer, quattro fallimenti in una settimana

Non pagare le tasse è pericoloso. Quattro società del parmense sono state dichiarate fallite la scorsa settimana a causa di debiti con il fisco e con enti di previdenza. Equitalia non chiede mai il fallimento delle società presso cui cerca di recuperare i crediti dello Stato e degli enti locali, ma quando capita che altri lo facciano, anche per piccole somme, il debito col fisco diventa determinante per la sopravvivenza delle attività.

Per dichiarare fallita una società, occorre un debito scaduto contestato davanti al giudice di almeno 30mila euro. Ma ci sono casi ormai sempre più frequenti di creditori che fanno fallire imprese per somme minori: capita quando ai loro crediti il giudice può aggiungere quelli verso Equitalia.

È il caso ad esempio della Pipeto Società cooperativa di Sorbolo, che gestiva un bar a Chiozzola. Il titolare, un anziano di Parma, ha lasciato i quattro dipendenti senza gli ultimi stipendi e le liquidazioni. Loro si sono rivolti allora prima al giudice del lavoro e poi al Tribunale fallimentare. Reclamano il pagamento di 28.658,28 euro. È appena meno di quello che la legge indica come soglia minima per le sentenze di fallimento. Ma come fa sempre in questi casi, il giudice Pietro Rogato ha chiesto ad Equitalia se la società ha debiti anche con il fisco. Ebbene sì, ci sono imposte e contributi non pagati per altri 12.867,58 euro: 28mila più 13mila fa più di 30mila. E allora è stata pronunciata sentenza di fallimento e i quattro dipendenti potranno cercare di recuperare il loro denaro dalla liquidazione della Pipeto e saranno aiutati anche dall’Inps.

Un altro caso è quello della Finarda srl di Fidenza, un’agenzia di compravendita immobiliare, è fallita su istanza di un ex dipendente che dopo una causa di lavoro ha reclamato il pagamento di 6.720,91 euro più interessi, somma assai inferiore al limite per il fallimento. Ma il giudice ha trovato un debito scaduto con il fisco ben più consistente: 129.303,39 euro attesi da Equitalia. Da qui la dichiarazione di fallimento. La società era proprietà di un signore di Torino residente a Salsomaggiore.

La Kesh srl di Torrile era una piccola azienda di installazione di impianti elettrici. Anche in questo caso a reclamare l’intervento del giudice è stato un ex dipendente, che deve ricevere la non insignificante somma di 27.520,64 euro, comunque al di sotto del limite dei 30mila previsti per i fallimenti. Ma c’è anche uno scoperto di 29.013,82 euro con Equitalia Centro, frutto di imposte e contributi arretrati. E allora ecco puntuale la sentenza di fallimento.

Fallita anche la società Pieffe Trasporti di Parma. Il proprietario, una persona di Traversetolo, non è stato capace di onorare un debito di lavoro di 8.320,85 euro vecchio di anni: il lavoratore, già nel 2010 aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per avere il proprio, ma non è servito. I tabulati forniti al Tribunale da Equitalia hanno aggiunto al debito altri 64.148,08 euro attesi da enti previdenziali e dal fisco.

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