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Una panoramica sulle qualità ‘green’ della cannabis

La cannabis come potenziale alleato per il miglioramento dell’eco-sostenibilità

Quando si pensa alla cannabis, di norma la mente si concentra sull’uso ricreativo (illegale) e terapeutico (legale, in determinati casi, ma solo con medicinali appositamente preparati a partire da questa pianta). Non neghiamolo, è questo l’orizzonte d’uso più comune nel nostro immaginario collettivo.

E si tratta di una considerazione valida a prescindere dallo status legale di questa pianta, sia qui in Italia, dove è lecito solo l’acquisto di cannabis light presso i rivenditori autorizzati, come il noto shop online Justbob, che in Paesi come gli Stati Uniti (o meglio, alcuni Stati degli USA), nei quali è legale anche la compravendita delle varietà ad alto contenuto di THC.

Eppure, si tratta di una pianta che possiede altre interessanti qualità, alcune delle quali sono legate alla sostenibilità, un tema oggi attuale più che mai. Ed è proprio a questo che desideriamo dedicarci nel seguente articolo, nel quale esploreremo alcuni degli usi ‘green’ più comuni della cannabis.

La cannabis al servizio dell’ambiente: il biorisanamento dei suoli contaminati

Il biorisanamento è una tecnica che sfrutta le capacità di alcune piante di assorbire e trasformare le sostanze inquinanti presenti nel suolo, restituendogli fertilità e vitalità. Si tratta di un potente alleato per il recupero dei terreni contaminati da agenti tossici e può essere eseguito anche attraverso l’utilizzo della cannabis.

La sua efficacia si basa sul fatto che le radici di questa pianta sono in grado di estrarre i metalli pesanti e i composti organici tossici dal terreno e di accumularli nei loro tessuti, o di renderli innocui attraverso dei processi biochimici. In questo modo, la cannabis contribuisce a ripulire il suolo da contaminazioni dovute a scorie industriali o fognarie, senza ricorrere a metodi invasivi o costosi.

Alcuni esempi di biorisanamento con la cannabis sono stati realizzati in Italia, nella zona di Taranto, dove gli agricoltori hanno piantato canapa industriale per rigenerare i terreni intossicati dall’acciaieria Ilva, e in Ucraina, nei pressi di Chernobyl, dove la pianta è stata usata per eliminare i materiali radioattivi dai terreni colpiti dal disastro nucleare.

La cannabis per il biorisanamento dei terreni è quindi una soluzione naturale ed efficace per contrastare l’inquinamento ambientale e promuovere uno sviluppo sostenibile.

Canapa: il futuro dei combustibili verdi con etanolo e biodiesel

I biocarburanti sono combustibili di origine vegetale che possono essere usati al posto dei tradizionali carburanti fossili, come la benzina o il gasolio. Tra le piante che possono essere utilizzate per produrre biocarburanti, una delle più interessanti è proprio la canapa che può essere lavorata in modo da ottenere:

  • etanolo. È un alcol che si ottiene dalla fermentazione degli zuccheri presenti negli steli della canapa. L’etanolo può essere miscelato alla benzina per ridurne il consumo e le emissioni di gas serra. Quello di canapa ha un costo inferiore rispetto alla benzina e può essere prodotto localmente, riducendo la dipendenza dalle importazioni di petrolio;
  • biodiesel. È un olio che si estrae dai semi della canapa. Il biodiesel può sostituire il gasolio nei motori diesel, con minori emissioni di particolato e ossidi di azoto. Inoltre, ha un alto potere lubrificante, una buona resistenza al freddo e può essere usato perfino come combustibile per alimentare stufe e caldaie stufe e caldaie.

Materiali innovativi per la bioedilizia: la cannabis fa la differenza

La versatilità della cannabis fa sì che possa essere utilizzata anche per la produzione di materiali per la bioedilizia.

Ma cosa significa, di preciso?

La bioedilizia è una pratica che mira a ridurre l’impatto ambientale delle costruzioni, utilizzando materiali naturali, rinnovabili e riciclabili. E la cannabis si è dimostrata un’ottima fonte dalla quale ricavare tali materiali.

Le fibre sono la parte più utilizzata per la bioedilizia, in quanto hanno proprietà meccaniche e termiche elevate. In particolare, possono essere trasformate in diversi prodotti, tra cui:

  • canapa calce. È un materiale composto da fibre di cannabis e calce idrata che può essere usato come intonaco o malta per le pareti. Ha un’ottima capacità di isolamento termico e acustico, regola l’umidità e assorbe le sostanze inquinanti presenti nell’aria;
  • canapulo. Conosciuto anche come ‘legno di canapa, è un materiale isolante ottenuto dalla parte interna delle fibre di cannabis, che può essere usato per riempire gli spazi vuoti tra le strutture portanti. Ha un’alta resistenza al fuoco, al degrado e agli insetti, ed è, naturalmente, biodegradabile;
  • bio-compositi. Sono materiali ottenuti dalla miscelazione delle fibre di cannabis con altre sostanze naturali o sintetiche, come la resina o il cemento. Possono essere usati per realizzare pannelli, pavimenti, porte e finestre. Hanno una buona resistenza meccanica e una bassa densità.

La cannabis come materiale per la bioedilizia presenta diversi vantaggi rispetto ad altri materiali tradizionali, tra cui:

  • riduzione delle emissioni di CO2. Questa pianta assorbe grandi quantità di anidride carbonica durante la sua crescita, contribuendo a mitigare il riscaldamento globale. Inoltre, i materiali derivati dalla cannabis richiedono meno energia per la loro produzione e trasformazione rispetto ad altri materiali sintetici o minerali;
  • risparmio economico. La cannabis ha un costo inferiore rispetto ad altri materiali da costruzione, in quanto è una pianta facile da coltivare e da lavorare. Inoltre, i materiali derivati da essa hanno una lunga durata e richiedono poca manutenzione;
  • miglioramento della qualità dell’aria. I materiali derivati dalla cannabis hanno la capacità di assorbire le sostanze inquinanti presenti nell’aria interna ed esterna agli edifici, migliorando la qualità dell’ambiente e della salute degli occupanti.

In conclusione

La cannabis si rivela essere una pianta piuttosto interessante in ambito green.

Grazie alla sua capacità di biorisanamento dei suoli contaminati, può contribuire al recupero di terreni intossicati da agenti tossici, offrendo una soluzione naturale ed efficace per contrastare l’inquinamento ambientale. Inoltre, potrebbe affermarsi anche in ambito di combustibili verdi (con la possibilità di produrre etanolo e biodiesel a partire dai suoi steli e semi) e di materiali per la bioedilizia (grazie alle sue fibre che possono essere trasformate in prodotti come canapa calce, canapulo e bio-compositi).

Insomma, riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e delle emissioni di gas serra, risparmio economico, miglioramento della qualità dell’aria, recupero dei terreni inquinati: tutti questi obiettivi potrebbero essere raggiunti più rapidamente grazie all’aiuto di una delle piante più discusse della storia, aprendo delle interessanti prospettive in ambito di eco-sostenibilità.

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