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‘Da Chernobyl al Covid-19’: Sandro Capatti ‘Testimone del tempo’ racconta per immagini i disastri sociali negati


di Titti Duimio 

“Negare l’evidenza dei fatti, tenere all’oscuro l’opinione pubblica, minimizzare l’effetto di un rischio forse calcolato rendendo ufficiali dati al ribasso.Questo il sistema di informazione ‘formale’ che lega due eventi catastrofici come Chernobyl nell’86 e il Covid-19 oggi” così Sandro Capatti, fotoreporter dell’Ansa e attento testimone di ogni disagio sociale in tutte le parti del mondo, spiega il suo racconto per immagini che insegue l’attualità proponendo narrazioni alternative a quelle ufficiali   nella trasmissione ‘I testimoni del tempo’ a cura di Stefano Vivan sulla webtv Langhirano News.

Intervista completa

Durante l’ora di trasmissione Stefano Vivan ripercorre le tappe professionali del fotogiornalista sempre in prima linea nella denuncia sociale e nella ricerca di una verità spesso scomoda, un excursus storico da Chernobyl al Covid-19 che tocca tutti i progetti di Sandro Capatti degli ultimi anni: dal racconto dei reduci dell’Armata Rossa, fino alle testimonianze negli ospedali psichiatrici passando dalla guerra in Bosnia e alla violenza di genere sempre affidati a scatti di realtà eloquente.

“Per me è un dovere morale raccontare l’attualità e come Chernobyl ha segnato un cambio epocale accelerando la caduta del muro nell’89 e la trasformazione sociale che ne seguì, così il Covid-19 ci mette davanti ad un grande cambiamento che forse non siamo ancora in grado di definire ma che deve essere raccontato nell’urgenza del momento per poi definirne l’entità- dice Sandro Capatti-Ora come allora si è tentato di nascondere la gravità dell’evento causato da logiche oscure che, per quanto riguarda Chernobyl, sono state chiarite dal tempo e ben raccontate nella serie tv in onda in questi giorni, ma che restano incomprensibili per la devastante epidemia ancora in corso.

Personalmente ho la mia opinione su tutt’e due gli episodi e, come l’incidente nucleare di allora, anche il covid-19 è stato un disastro prevedibile sfuggito di mano: ancora una volta, forse, l’establishment pensava di poter controllare un evento celando la verità all’opinione pubblica, considerandolo solo un errore di valutazione delle conseguenze e chi raccoglie immagini di attualità come me ha il dovere di documentare tutto per ricostruire poi i fatti senza condizionamenti.

Due tragedie manipolate in nome di una  ‘ragion di stato’ che nell’86 copriva l’ormai evidente sgretolamento di un sistema politico fallimentare e, a mio avviso, anche per il Covid-19 oggi esiste il sospetto che ci sia sotto una volontà di far circolare un virus per motivi squisitamente politici ed economici senza riuscire poi a contenerne le conseguenze.

La denuncia dei casi infetti parte da noi, dall’Italia, che per primi abbiamo avuto la prontezza di chiedere spiegazioni.

All’epoca dei fatti di Chernobyl la denuncia partì dalla Svezia che avvisò il mondo intero dell’aumento delle radiazioni registrate sul proprio territorio mandando in fumo l’insabbiamento in atto allora in Unione Sovietica, così come per primi noi in Italia oggi abbiamo fatto con la Cina, impedendo in tutt’e due i casi un devastante e pericoloso tentativo di negazionismo ufficiale di entrambi i paesi. Farò un libro su questo racconto che ancora non è chiaro. Già il 30 ottobre vi sono tracce di spore del virus nelle acque del Seveso. Di chi sono le responsabilità? Chi ha mancato di trasparenza? Quali le cause di questa epidemia?

Sono stato nelle terapie intensive, nelle case protette, tra i medici, gli infermieri e i ricoverati domiciliari e ho raccolto testimonianze e materiale che metterò in fila per tentare di ricostruire il percorso e l’evoluzione dell’epidemia fuori da ogni ‘velina’ voluta e imposta per non raccontare la verità. Un dovere sociale che pone domande a chi dovrà spiegare perché Codogno e perché l’Italia.

Un filo nero unisce i due episodi che segnano cambiamenti epocali culturali e sociali che devono essere raccontati-dice ancora il fotoreporter-non tutto è ancora spiegato nell’evoluzione del Coronavirus e ci sono responsabilità che devono essere chiarite e individuate.

L’Emilia si è salvata perché il sistema ha retto grazie a una buona visione politica che non ha svenduto la sanità pubblica ai privati come è successo ad altri e grazie anche a singole persone che hanno saputo gestire l’emergenza con consapevolezza e professionalità ai quali va il mio ringraziamento”

Un impegno quello di Sandro Capatti che già gli ha fruttato diversi premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera a disposizione dell’altro lato dei racconti sociali d’attualità, oltre l’apparenza o la facile e comoda esposizione dei fatti rassicurante e manipolatoria che spesso la fa da padrona quando la necessità è quella di disinformare per paura di perdere controllo, e quindi potere, sull’opinione pubblica negandole la possibilità di conoscenza e quindi di critica, forse i veri motori di un cambiamento consapevole.

I fatti di Chernobyl:

34 anni fa il 26 aprile del 1986 avvenne un’esplosione nella centrale nucleare V.I. Lenin, a pochi chilometri da Chernobyl, in Ucraina. A causa dell’incidente l’aria fu pervasa da radioattività in quantità equivalente a circa 500 ordigni come quello sganciato su Hiroshima. E ancora oggi le radiazioni continuano a danneggiare la salute di migliaia di abitanti in Bielorussia, Ucraina e Russi.

Quello avvenuto a Chernobyl è uno dei due incidenti nucleari classificati come “catastrofici” insieme a quello di Fukushima del marzo 2011.

Sandro Capatti è entrato nella cosiddetta Zona 30, evacuata all’epoca dei fatti e ancora inaccessibile, per testimoniare i luoghi in cui il tempo si è fermato nei giorni dell’incidente nucleare. Tracce di vita in assenza di vita che consegnano alla memoria collettiva una parte di mondo spazzato via dall’errore umano e, ancor peggio, dal tentativo consapevole di nasconderlo, che ha provocato a oggi 6 milioni di vittime contro le 34 ufficialmente dichiarate.

Biografia di Sandro Capatti tratta da Corriere del Web.it

Nel 1992 Sandro Capatti diventa fotografo professionista dopo aver frequentato la scuola di fotografia a Milano. Inizia a collaborare con vari professionisti, facendo esperienza con vari tipi di fotografia. Quella da cui è più attratto è il foto giornalismo, fa esperienze con varie testate giornalistiche italiane, per 5 anni vive e lavora in Canada collaborando con agenzie e con il quotidiano Il Corriere Canadese di Toronto.

Ha realizzato varie mostre fotografiche collettive e personali in Italia e all’estero.

Nel  2000 gli viene riconosciuto il premio come miglior fotografo del Giubileo nella sez .B/W e nel 2001 come miglior fotografo dell’anno sempre nella sez. B/W.

Ha svolto vari reportage di carattere sociale in Africa, dall’Eritrea al Togo, Benin, Sudan e Darfhoru, Etiopia ed altro, l’argomento sociale per Capatti è fondamentale: denunciare i soprusi, i diritti violati sui bambini e  donne,  fame e carenze sanitarie ecc.

Nel dicembre 2003 partecipa al PREMIO NICOLINI a Ferrara.  La sua fotografia riceve una menzione speciale di merito nella sezione pittura. Questo perché le sue immagini fotografiche di alta qualità e tecnica vengono  considerate anche come immagini artistiche di grande spessore qualitativo e creativo.

In ottobre 2010 è uscito il suo libro dal titolo “SORRISI STRAPPATI ALLA GUERRA” realizzato nei campi profughi e degli orfanotrofi della Bosnia, step conclusivo di questo progetto realizzato in collaborazione con l’associazione Cosmohelp di Faenza.

Da maggio del 2010 ha iniziato un progetto sul tema del nucleare recandosi in Bielorussia ed Ucraina nelle zone contaminate dalle radiazioni e al reattore di Chernobyl.

In maggio 2011 presso l’Antica Biblioteca Nazionale di Gomel in Bielorussia,sono state esposte  50 immagini in bianco e nero realizzate nella cosiddetta “zona 30”, il raggio di 30 km dichiarato non più vivibile per l’uomo a causa della contaminazione radioattiva.  Il progetto si svolge in collaborazione con l’associazione Help for Children di Parma.

È stato presente in vari teatri di guerra e può vantare una grande esperienza nel settore della fotografia sociale grazie ad importanti progetti realizzati in Italia e all’estero.

Tra le sue pubblicazioni “Etiopia Mon Amour” (2005), “Sorrisi strappati alla guerra” (2010), “TEATRO 360° Riabilitare, Educare, Essere” (2014), “Una luce per la memoria, una luce per la libertà” (2015), “Come vele sopra il male” (2019).

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