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‘L’emergenza di scrivere’: tracce di quotidianità ai tempi del Covid-19-Nono racconto



L’associazione Intesa San Martino con la sua Biblioteca Sociale Roberta Venturini, mette a disposizione degli iscritti uno spazio in cui raccogliere riflessioni, pensieri, racconti, idee e paure nel periodo di isolamento imposto dall’emergenza sanitaria.

Un’urgenza di far sentire la propria voce nel silenzio scelto dalla città che continua a vivere.

 

SE DOMANI

di Massimo Giovanelli

Dal mio splendido isolamento in campagna, riesco ancora a farmi cogliere di sorpresa dal fluire delle stagioni, con la primavera che in un balzo anche quest’anno si è presentata alla porta.

In questo  momento siamo anche noi come le piante, impossibilitati a muoversi , come loro obbligati ad ascoltare il silenzio della natura e lo scorrere del tempo.

Un occhio sul mondo dal mio pc, il pane al forno del paese, il giornale dal bar commercio, che fa da alimentari ed edicola per la frazione….

Abitudini di umane relazioni sopite, ma pronte a ripartire sulle corde di ritmi più lenti di quelli urbani, con vento sulla faccia, in bicicletta, le chiacchiere davanti ad un caffè, la festa del paese…

Allora penso a quali  ricette per far rinascere i quartieri di periferia, che soffrono di un degrado diffuso, sia  urbano che sociale?

Forse proprio dalla natura dovremmo cominciare, riconnettendo gli abitanti con aree verdi sempre più diffuse ed allargate, curate, manutenute, piantando nuovi alberi ogni dove,  la cui ombra aiuti a raffreddare le nostre strade, che dovranno sempre essere pulite e lavate, con ciclabili sicure oltre che accessibili, dove i nostri figli possano imparare ad andare in bicicletta-

Le statistiche ci dicono che nelle città dove il verde è presente ed è curato, c’è meno delinquenza; facciamolo allora diventare un punto di partenza per un humus sociale che comprenda le scuole, le associazioni, gli anziani,  feste di quartiere cosmopolite;  tante, per ricucire un tessuto dove ognuno possa dare il meglio di sé, come singolo o come comunità; dove lo sport aiuti ad unire ed integrare, a far crescere i  cittadini del domani nel rispetto e nella legalità.

Quella legalità operata da poliziotti di quartiere, che girino a piedi,  come in certi film americani degli anni sessanta, diventando parte stessa del quartiere, respirandone l’aria, riconoscendone i diversi profumi, gli idiomi , i colori , le facce, le voci  sino a fondersi e diventarne parte integrante.

Non è una città ideale, è il nostro quartiere, che può diventare migliore con una politica con i piedi per terra, ma lo sguardo al domani, dove la parola d’ordine degli anni a venire sia “riqualificare” unendo le forze migliori da portare su un campo ideale, per una partita difficile ma non impossibile; che può cominciare piantando un albero. 

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