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Sport e passione, Vittorio Vaccaro: “Una magia che permette emozioni che nient’altro ti da”

Vittorio Andrea Vaccaro, parmigiano, classe 1988, è golfista professionista dal 2010. Da dilettante, tra le più di 70 gare vinte, ha al suo attivo il record di 6 titoli regionali, un campionato nazionale e ha rappresentato l’Italia in varie occasioni.

Da Professionista ha vinto più di 15 gare e partecipa ai circuiti di secondo e terzo livello europei. Dirigente Sportivo dal 2012 è Consigliere Regionale della Federgolf, Consigliere Regionale e membro della Giunta CONI dove rappresenta gli atleti. Nel 2014 ha fondato una sua Start-Up che si occupa di commercializzare un’app relativa al mondo del golf. Premio Sant’Ilario per lo sport, Premio Top Sport Modena, ha partecipato ad un corso di Sport and Society della Duke University negli USA ed ora studia giurisprudenza.

Ma Vittorio Vaccaro, oltre a essere giovanissimo e già atleta professionista, non è solo Golf. Per lui tutto il mondo dello sport è passione. Per lui anche l’amore per il Parma Calcio che segue sin da bambino dalle tribune del Tardini e spesso in trasferta.

Cos’è per lei lo sport? E il Parma Calcio 1913? Finalmente la tanto agognata promozione in B. 

In una dissertazione di sport non si comprende soltanto una prestazione atletica, ma molto di più.
Un paio di mesi fa tutti abbiamo gioito per la straordinaria promozione del Parma 1913 in serie B, chi a casa o al lavoro, chi a Firenze allo stadio, chi in città davanti ai maxischermi o sotto i portici del grano all’arrivo della squadra.
Dopo la sofferta partita di semifinale nella quale, per più di un attimo, si è temuto il peggio, finalmente è arrivata quella promozione che per tutti non ha il sapore di un’impresa straordinaria ma quello di aver messo un altro tassello per rimettere le cose a posto. Il Parma nei pensieri di tutti noi è quello che batteva in Borussia Dortmund nel girone di Champions League, quello di Buffon, Thuram, Cannavaro, Benarrivo, Veron, Crespo, che puntava in alto e che, ancora oggi nei bar della città far ricordare “lo scudetto rubato dalla Juventus”. Straordinario è stato sì, invece, il lavoro della nuova dirigenza che, con professionalità e competenza è riuscita nel difficile, molto molto difficile, compito di vincere da favoriti, da quelli che dovrebbero vincere.
Ma lo sport non è solo successi e a Bari se ne è avuta la riprova. Certo, sostenere che le sconfitte facciano bene, che siano importanti, o che addirittura siano utili alla causa suona sempre come una frase fatta, quella da post partita, al limite della scusa, quella scusa che il campo non ti fornisce mai. Le sconfitte, spesso non meritano nemmeno quella critica incondizionata che fa svanire in un solo secondo tutta l’euforia per il successo precedente. In realtà sì, ci sono le vittorie e ci sono anche le sconfitte, sono parte del gioco, non ti rendono un giocatore migliore o peggiore se non con quel pizzico di esperienza in più e la voglia sempre più grande di riprendere a vincere ed è questo che auguriamo al Parma a partire dal 26 agosto!
Chi, come me ha la passione per il golf, senza dubbio non può tralasciare le centinaia di migliaia di persone che hanno deciso di recarsi al Royal Liverpool Golf Club per guardare il terzo major stagionale, l’ Open Championship, vinto dall’americano Jordan Spieth in modo a dir poco spettacolare, riprendendosi la gara quando sembrava ormai persa a favore del connazionale Kuchar. Dopo 12 buche dell’ultimo round sembrava davvero tutto finito, tutto perso. Poi, in un attimo le cose sono cambiate ed il campione (l’unico che per quest’anno può vantarsi di questo titolo in campo golfistico) con una sequenza colpi straordinaria è riuscito a fare propria la gara e l’ambitissima Gold Medal. Portando a casa oltre a un discreto assegno, che supera il milione di Euro, la Claret Jug che è la coppa del più antico Campionato di Golf al mondo, giunto alla sua148esima edizione.
Esaltazione prima, amarezza dopo, e poi ancora esaltazione, eccetera eccetera, in un cerchio che non può finire mai; sensazioni ed emozioni forti che lo sport e poco altro può darti.
Questi sono solo due dei mille esempi che si possono fare per spiegare, o almeno provare a farlo, la magia dello sport.
Tutto parte dal fatto che lo sport sia una delle poche possibilità sane e legali di estraniarsi completamente dalla realtà della vita di tutti i giorni. Anche qui basta pensare alle reazioni che si vedono allo stadio che non sarebbero certo viste di buon occhio sul luogo di lavoro o in mezzo alla strada. Il contesto sportivo è totalmente differente sia per chi è in campo sia per chi è fuori, ovviamente entro certi limiti.
Prendendo spunto da un corso di Sport & Society che ho seguito alla Duke University, vi invito a riflettere su quanto sia importante dal punto di vista educativo la pratica sportiva. Immaginate di spiegare ad un bambino di cinque anni il codice civile vi risulterà un’impresa particolarmente ardua, ma provate a spiegargli che passata quella linea la palla non può più essere colpita, che devi correre entro i limiti di una corsia, che la pallina deve essere messa in buca o che se riuscirai a portare la palla oltre un determinato punto avrai vinto; vi basteranno pochi secondi.
La semplicità di regole che tutti riconoscono è una delle caratteristiche di tutte le discipline sportive e che è parte fondamentale della magia dello sport.
Veniamo alla settimana sportiva che di magia, esaltazioni e delusione ne ha date tante; del Parma abbiamo già parlato, quindi passiamo ai motori con Valentino Rossi che, dopo un ritardo inspiegabile sul cambio gomme effettua una grandissima rimonta classificandosi quarto e lasciando aperta la corsa per il mondiale. Un cenno obbligatorio per la fine della carriera dell’uomo più veloce del pianeta Usain Bolt che a Londra, con una medaglia di bronzo ai campionati del mondo, abbandona lo sport agonistico (manca ancora la staffetta che correrà sabato). Anche sulla sua prestazione, ci aveva sempre abituati al gradino più alto del podio, ci sono stati commenti discordanti. Successo o delusione? Dopo 19 medaglie d’oro tra olimpiadi e mondiali credo sia difficile dire anche una sola parola in più oltre a: grazie!
Ringraziare, in questo caso tutti gli atleti, è quello che ha fatto anche il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, alla fine di quello che è stato il miglior mondiale della storia del nuoto italiano con ben 16 medaglie, di cui 4 d’oro, compresa quella della leggenda  Federica Pellegrini e quella ottenuta con una rimonta incredibile di Gabriele Detti negli 800.

 

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