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Processo Aemilia e confische. Cgil e Libera fanno protocollo con le istituzioni

foto ANSA

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Dopo il punto della situazione sul processo Aemilia della Cgil regionale (leggi Aemilia e beni confiscati, Cgil: “A Parma sono 154. Emilia Romagna al 2°posto nel Nord”), oggi in conferenza stampa parlano i segretari generali del sindacato di Parma, Massimo Bussandri e Giuseppe Braglia, la segretaria generale di Sorbolo e Colorno, Valentina Anelli, uniti al referente di Libera Parma, Carlo Cantini.

Le prime istanze del processo Aemilia hanno portato a diverse confische di beni all’ndrangheta. In provincia sono state confiscate 4 aziende che sono per lo più ‘scatoloni vuoti’, ossia stabili che servivano per fare altre operazioni. Solo una risulta attiva nella ristorazione e un’altra è un’azienda di commercio liquami con due o tre dipendenti. A Parma in particolare sarebbero solo 4 gli immobili sequestrati mentre la gran parte dei beni si trovano a Sorbolo.

“Molti l’hanno scoperto con Aemilia ma noi lo sapevamo già da tempo che le mafie sono interessate al nostro territorioAnche qui abbiamo problemi di sicurezza economica legato alla malavita organizzata. – spiega Bussandri – Processo Aemilia potrebbe essere solo la punta dell’ iceberg”

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“Diamo atto che Nicola Cesari, sindaco di Sorbolo, si è mosso subito con la prefettura sulla questione. Sono un bene questi primi movimenti ma emerge da questi dati che non è il problema solo di qualcuno, è un problema di tutti. Molto più ampio di quello che si creda– continua Bussandri -Libera parma e Cgil vogliono lanciare un’idea, una serie di protocolli con la Prefettura e tutte istituzioni in modo da regolamentare e permettere di fare prevenzione, avere maggiore collaborazione possibile. I beni confiscati rischiano di svalorizzarsi e deperire, non dobbiamo permetterlo. Inoltre questi possono facilmente rifinire nelle mani della mafia. A Parma erano per lo più beni scatoloni ma non sempre è così. Spesso possono essere coinvolte aziende vive con dipendenti che rischiano il posto”.

“Il bene confiscato necessita di un aiuto se si parla di aziende con dipendenti. – dichiara Cantini di Libera Parma – Perché i beni mobili confiscati, che per lo più consistono in grosse quantità di denaro, non possono essere utilizzati per rivalutare queste aziende? Invece di destinarli al fondo giustizia ministeriale? Sorge il problema poi delle banche che ritirano i finanziamenti e i creditori che scappano. Si rischia di far fallire aziende, finite nel mirino della mafia, che non hanno colpa. Noi adesso stiamo lavorando con Brescello che sembra ormai un paese del sud dove la ‘ndrangheta comunque, nel bene o nel male, stava dando lavoro”.

“Il problema principale è che nessuno se ne interessa. – spiega Cantini- Il centro studi sulla criminalità mafiosa è stato un fallimento per esempio. A Parma si stanno aprendo moltissimi cantieri ma se fossi il sindaco vorrei sapere per ogni cantiere chi sta lavorando lì dentro. Ogni singola persona. Perché non possiamo permettere che ci ritorni la mafia. Ci dovremmo preoccupare di quello che è già successo ma anche fare prevenzione”.

La situazione di Sorbolo è la più delicata. Cgil col sindaco di Sorbolo ha fatto già dei primi ragionamenti su quale può essere il futuro di questi immobili. “Molte sono scatole vuote ma molti son invece appartamenti finiti, alcuni già abitati. – chiarisce AnelliSi era pensato di destinare questi appartamenti a coppie di giovani. Sarà un percorso lungo però, che non riguarda solo il Comune.  Un discorso ampio che deve anche aspettare le lunghe procedure giudiziarie. Al momento c’è una confisca di primo grado. Dovremo aspettare la sentenza di terzo grado per avere quella definitiva. È già successo, ad esempio, che venissero ceduti beni confiscati e che poi dovessero essere riconsegnati perché l’ultimo grado restituiva il bene. La posizione di Sorbolo poi, sul processo Aemilia, non è ancora definita”.

Uno degli obiettivi del protocollo di intesa che sindacato e Libera hanno intrapreso è infatti anche quello di accelerare l’iter burocratico.

Questi episodi portano alla luce la nostra inconsapevolezza sulla situazione. – spiega Anelli- Una inconsapevolezza che non è totale, certo, ma è comunque molto grossa su come la mafia si stia radicando nel nostro territorio”.

Infatti il fenomeno mafioso è “radicato ovunque e noi non siamo immuni”. “Consapevolezza, informazione e partecipazione di tutte le istituzioni e soggetti coinvolti è fondamentale – confida Braglia – Serve ampliare il raggio d’azione coinvolgendo non solo Parma ma tutta la regione e tutto il Paese. Stiamo cercando, attraverso il protocollo col Tribunale e le altre istituzioni di essere molto più efficienti. Ci serve una garanzia contro infiltrazioni mafiose attraverso la tutela e l’introduzione delle regole. Diventa anche un fatto culturale e ci vorrà del tempo ma noi siamo pronti e stiamo lavorando”.

Operativamente c’è una regia a livello regionale. Tutti i territori maggiormente coinvolti – il cuore è Reggio, Modena e Bologna, poi ci sono Parma e Rimini – saranno coordinati a livello regionale che proporrà operazioni e collaborazione. Si tratta di iniziative che partiranno dalla Regione ma che ogni Comune recepirà nelle sue peculiarità e necessità. L’esempio che il sindacato e Libera hanno voluto seguire è quello del Tribunale di Roma che ha stipulato un protocollo con tutte le istituzioni, comprese le banche e le associazioni che lottano su questo tema.

In passato ci sono stati diversi esempi di beni confiscati nel nostro territorio che sono stati riportati alla società. Primo tra tutti quello di villa Berceto che è stata letteralmente presa dal sindaco Lucchi e trasformata in un centro polifunzionale per il paese con un parco, palestre, un centro di riabilitazione anziani, oltre a un piccolo ostello. A Salsomaggiore poi una casa colonica restaurata è usata come centro di recupero per volatili e rapaci feriti.

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