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Cibus – “Perché gli uomini sono in carriera e le donne oggetto da guardare?” – La riflessione del centro antiviolenza

La stampa locale in questi giorni sta dedicando ampio spazio agli eventi del Cibus, alle presenze delle autorità (ministri, esperti, imprenditori ecc.) quasi esclusivamente uomini che in questi giorni si stanno alternando sul “palcoscenico” di una manifestazione internazionale che ha giustamente grande rilievo.

Tra gli articoli che hanno caratterizzato il racconto di questa importante manifestazione si riportano e si commentano le dichiarazioni delle diverse personalità, si pubblicano foto di gruppo ma per restare nella tradizione e “dare una nota di colore” non si perde l’occasione di raccontare della <<bellezza protagonista a Cibus 2024, le foto di chi lavora negli stand>> e di seguito una carrellata di donne, ragazze in posa per mettere in giusto risalto il proprio ruolo a Cibus.

Da sempre gli eventi fieristici generano la necessità di trovare standiste, ragazze che dovranno “riempire” con la propria presenza gli stand degli espositori, ingentilire gli spazi fieristici e <<allietare con il loro sorriso>> gli appuntamenti dei <<mille buyer>> che si affaticano tra gli stand. E’ quindi normale, consequenziale, fare una carrellata di foto delle tante <<ragazze che in questi giorni saranno protagoniste nei padiglioni>> e magari è possibile anche ammiccare con foto e titoli sessisti… in fondo è solo ..divertente.

Ancora una volta il parallelo è impietoso, evidente e preciso: gli uomini parlano, discutono esprimono il loro “potere” le loro “competenze” le donne “allietano”, portano a questa manifestazione la loro bellezza; un momento di piacevolezza, allietano gli uomini impegnati tra gli stand e li distraggono dalle fatiche di doversi occupare di temi impegnativi e essenziali per la nostra economia per lo sviluppo economico del nostro food.

Il contrasto è scioccante, la forza di quelle foto, che ci raccontano quale è “il ruolo” delle donne a questi importanti appuntamenti ci costringe, ancora una volta, a fermarci e ad interrogarci, forse proprio perché non ci stupisce ancora abbastanza e passa quasi inosservato perché avvezzi/e a questo modo di raccontare.

Ma in quegli stessi giorni la stampa, la stessa stampa ha raccontato anche che, sempre in provincia di Parma, un uomo a pochi chilometri di distanza dalla Fiere di Parma ha cercato di uccidere la moglie, dopo averla sfregiata con l’acido.

Ma anche quella notizia non ci ha sconvolto e colpito più di tanto perché quell’uomo era un “ergastolano” era un uomo che aveva già conosciuto il carcere e, quindi, la cosa appariva, da subito, meno grave, più scontata… in fondo chi aveva cercato di commettere l’ennesimo feminicidio era qualcuno avvezzo all’uso della violenza e non solo contro le donne. Quella notizia non ci riguardava in fondo perché riguardava altri ambienti, altri mondi.

Apparentemente le due cose erano lontane e senza alcuna connessione, alcun legame.

Ma per chi la violenza la conosce dalle storie delle donne, dagli incontri quotidiani con i ragazzi e le ragazze nelle scuole, dalle esperienze del vivere quotidiano quel legame era evidente, colpiva nella sua “banalità” perché in entrambi i casi le donne rivestivano un ruolo di predestinate, un ruolo che è voluto e scelto dagli uomini, dal modo in cui una società patriarcale (ebbene si, torna questa parola così divisiva) ci ha abituati/e a pensare che, alla fine, ognuno ha un ruolo predefinito in cui è bene stare, un ruolo che ci segna e che segna la nostra prospettiva. Un ruolo che ci rassicura e ci allieta le fatiche del vivere quotidiano.

 Quanto sarebbe importante provare a cambiare questa narrazione, provare a trovare altre parole, altre immagini per le donne e gli uomini di Cibus; raccontare uscendo dai ruoli stereotipati e da una storia già scritta da altri che si “schiaccia” e ci “costringe” a stare dove in molti si sentono più tranquilli, senza porsi molte domande.

Come sarebbe importante “ribaltare” il punto di vista e darci una prospettiva diversa, cercare una diversa narrazione.

Le piccole, grandi discriminazioni quotidiane, i racconti stereotipati della figura femminile sono le basi su cui si fonda il ruolo di ciascuna/o di noi nel mondo che ci circonda, dello stare nelle relazioni tra donne e uomini, insieme agli altri. Tutti/e dovremmo provare a cambiare la narrazione per provare a dare una diversa prospettiva. Proviamo a cercare altre diverse “note di colore”.

Parma, lì 10.maggio 2024

Centro Antiviolenza ODV

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