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12 novembre- Giustizia riparativa, l’ascolto e l’uso della parola: Gad Lerner a Parma incontra Agnese Moro e Adriana Faranda

“Curare le ferite oltre e nonostante i fatti personali senza sconti- dice Lisa Gattini segretaria generale CGIL Parma durante la conferenza stampa di presentazione dell’incontro pubblico ‘La storia, il linguaggio, la parola, l’ascolto” nell’ambito della rassegna ‘Vivere e non sopravvivere’ giunta alla sua terza edizione- Percorsi dei singoli che appartengono a tutta la collettività e che non contemplano il perdono ma solo il tentativo di comprendere insieme.L’ascolto delle vittime e degli esecutori dei crimini, che hanno intrapreso un percorso di dialogo e avvicinamento per provare a vivere e non sopravvivere appunto, con grande senso di responsabilità, senza cedere a buonismi e senza fare sconti a nessuno, con la consapevolezza di quanto il linguaggio e la parola (a cui è dedicata questa edizione) possano costruire la realtà nella quale viviamo”.

La giustizia riparativa torna a Parma il prossimo venerdì 12 novembre, all’Auditorium Paganini, con la terza edizione di “Vivere e non Sopravvivere”, in un evento, promosso dal Comune di Parma insieme a CGIL Parma, in collaborazione con Rinascimento 2.0 aps e con il patrocinio della Provincia di Parma, focalizzato questa volta su “la storia, il linguaggio, la parola, l’ascolto”.

La conduzione dell’incontro, che vedrà tra il pubblico numerose classi delle scuole superiori del territorio, sarà affidata al giornalista e saggista Gad Lerner.

Da qualche tempo si discute di giustizia riparativa, restaurativa, riconciliativa. Il bisogno di incontrare, ascoltare e comprendere parte dai famigliari delle vittime: Agnese Moro, figlia dello statista Aldo ucciso dalle BR nel ‘78, Giorgio Bazzega, figlio del poliziotto Sergio ucciso dal brigatista Walter Alasia in un conflitto a fuoco, Manlio Milani, marito di Livia morta nella strage di Piazza della Loggia a Brescia, hanno incontrato, ascoltato e costruito un percorso con Franco Bonisoli, ex brigatista componente del comitato esecutivo delle Br, o Adriana Faranda, membro della colonna Romana delle Br. A queste persone si avvicina e si affianca Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo ucciso dalla mafia.

Alla base di queste storie, fatte di conflitti, dolori, delitti subiti e agiti, ci sono persone con le loro storie, e con un vissuto fatto anche di parole pronunciate e subite, di comunicazione interrotta e ricostruita, che hanno un grande messaggio da offrire a tutti noi su quanto sia importante sapersi ascoltare, confrontarsi ed anche rimproverarsi, ma sempre in maniera non violenta e sempre mettendo al centro la parola, senza pensare che sia impossibile immaginare percorsi diversi o addirittura antitetici a quelli intrapresi in quei difficili anni.

Agnese Moro spesso afferma di avere avuto “molte occasioni per constatarlo personalmente, attraverso il dialogo serrato con alcuni di coloro che allora furono protagonisti della lotta armata. Nei loro racconti non eÌ€ il carcere duro, la repressione, l’isolamento ad aiutare una profonda riflessione, ma piuttosto l’essere stati riconosciuti da qualcuno come esseri umani… Siccome gli autori delle violenze si erano comportati da mostri, io pensavo che loro fossero solo dei mostri. Invece ho scoperto che erano esseri umani, pieni di umanità come me. Parlando con Franco Bonisoli, scoprii che usava i permessi in carcere per andare a parlare con i professori di suo figlio. Quasi nessun padre lo fa. Per me è stato uno shock, ho pensato: «Ma allora è umano. Allora anche lui soffre. Allora io non ho il monopolio del dolore»”

“Si tratta di un progetto coraggioso vista la tematica – ha esordito il presidente del Consiglio Comunale Alessandro Tassi-Carboni, rappresentante inoltre della Provincia di Parma – che abbiamo apprezzato e nel quale abbiamo creduto fin da subito. I complessi e delicati percorsi personali dei singoli protagonisti assumono una valenza collettiva molto importante soprattutto per le nuove generazioni: il dialogo, l’incontro e l’ascolto come strumento per provare a curare le proprie ferite e cercare di rimarginarle”.

“Il tema della giustizia riparativa su cui si fonda il progetto – ha sottolineato Massimiliano Ravanetti, Filctem CGIL Parma, nel tratteggiarne la genesi – offre la possibilità, soprattutto ai giovani, di conoscere e capire, attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti, una modalità importante di approccio ai conflitti, fatta di dialogo e avvicinamento. Siamo noi a dover cercare di fornire questi strumenti ai ragazzi anche per contestualizzare quel periodo storico e guardare al futuro con altri occhi”.

 

“La nostra Associazione – ha detto Manlio Maggio, presidente Rinascimento 2.0 – si occupa non solo di cercare di valorizzare luoghi cittadini attraverso significative iniziative culturali, ma anche di supportare e collaborare in favore di eventi in cui crediamo come questo che presentiamo oggi: una iniziativa fondamentale nella lotta all’oblio di questo tempo per dimostrare come la conoscenza possa spezzare l’odio, all’interno di percorsi di violenza e sofferenza, spesso difficili da affrontare anche dopo molti anni”.

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