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A Guastalla cinema e poesia si incontrano nella mostra ‘900-Il set di Bernardo Bertolucci nelle foto di Angelo Novi


di Patricia Iori

La mostra “Novecento”, a cura di Gloria Negri, Michele Guerra e Gino Ruozzi, si presenta come un’esposizione delle foto del set dell’omonimo film di Bernardo Bertolucci del 1976, mostrate già in un primo momento a Guastalla nel 2005, ma stavolta in una chiave interpretativa differente.

Inizialmente inaugurata domenica 8 settembre 2019 all’interno delle sale del Palazzo Ducale di Guastalla e poi sospesa per buona parte del 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, l’esposizione è stata prorogata al 2021. Realizzata dal Comune di Guastalla in collaborazione con la Cineteca di Bologna e l’archivio della Rai Teche.

Una raccolta di immagini di Angelo Novi, in cui è tangibile da un primissimo sguardo lo spirito di Bertolucci nel dare vita a un film che lo ha accompagnato per undici mesi, come omaggio alla sua terra natia:l’Emilia.

Lui stesso ha affermato che:”alla base di Novecento c’è la dialettica fra la classe dei padroni e la classe dei contadini[…]ho basato tutto sul rapporto fra due giovani che vediamo prima bambini, poi giovanotti, poi uomini, poi vecchi, Alfredo e Olmo. Il padrone e il contadino.”                                

Con “Novecento”, Bertolucci voleva dimostrare a Pasolini di aver trovato finalmente tantissimi volti che non erano stati cancellati e nemmeno denigrati dalla società dei consumi, quei visi che si potevano incontrare prima che sopraggiungesse la guerra. Tra i diversi protagonisti, le donne ricoprivano il primo piano. Quando la cinepresa ne catturava il  volto, le espressioni, Bertolucci aveva la sensazione di aiutarle a tirare fuori qualche cosa che albergava in loro, esattamente come un vero e proprio parto. Così accadde con Stefania Sandrelli.

Il loro legame è nato sul set dei numerosi film realizzati insieme. Per il regista, Stefania era il prototipo di bambina da proteggere, per lei era “l’ultimo imperatore” a cui riservare cura e amore. Potremmo parlare di un rapporto di stima, infatti Bertolucci ne era ammaliato:in lei viveva un’invincibile natura di attrice, una vera e propria professionista che sapeva destreggiarsi sulla scena autonomamente conferendo credibilità a ogni personaggio.

Amava filmare quelle donne in cui riconosceva sia tratti femminili che maschili, così anche per gli uomini. Alla ricerca sempre di qualcosa di ambiguo e ibrido, dove la sola presenza della fatalità femminile e la mascolinità maschile risultava banale. Quando la donna era il soggetto della sua cinepresa, il suo obiettivo era di immortalare la sua reazione in quanto tale e non dell’attrice, come nel suo film:”Ultimo tango a Parigi”.

Da sempre dell’idea che il cinema fosse improvvisazione e condivideva a pieno il pensiero di Renoir: “sempre lasciare aperta una porta sul set, qualcosa o qualcuno potrebbe entrare… .

Quell’improvvisazione che prende piede a contatto con un ambiente nuovo dove tutto si concretizza, come se la cinepresa diventasse una penna con cui scrivere. Macchine da presa posizionate nella piazza principale della città, in corso Garibaldi, nella stessa via Gonzaga, in una Guastalla dei primi anni del novecento. Mercerie di bottoni, trattorie, caffè, una ricostruzione studiata nel dettaglio per ottenere un documentario ma anche una forma di finzione nella stessa inquadratura.            

Ammirare queste fotografie non è solo un’immersione e un abbandono completo, significa vedere quei luoghi e far propri quei tempi, adottare gli occhi di Bertolucci.

In questo cammino tra le opere ci si accorge fin da subito che le immagini sono accompagnate da alcune poesie del padre Attilio Bertolucci, ed è grazie a lui che Giuseppe e Bernardo impareranno fin dall’infanzia la bellezza del mondo poetico. La poesia è in ciò che ci circonda quotidianamente, il gioco sta tutto nel saper osservare ed è questo il primo insegnamento per il lavoro del regista. La poesia è una terapia salvifica contro l’ansia e quel male di vivere che Attilio chiamava:la malattia necessaria.

Attualmente si può visitare la mostra, attenendosi al Dpcmnei giorni seguenti:

Mercoledì 9:30-12:30/15:30-18:30
Giovedì 9:30-12:30
Venerdì 9:30-12:30/15:30-18:30

Gli stessi orari di apertura al pubblico sono anche per l’Ufficio Informazioni Turistiche al piano terra del Palazzo Ducale. L’accesso alle singole sale espositive è regolamentato con un massimo di 5 persone per volta ovviamente mantenendo valide le misure sanitarie in vigore:utilizzo della mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani, rilevamento della temperatura corporea.

Per maggiori info e prenotazioni:

Ufficio Informazioni Turistiche,via Gonzaga 16, Guastalla RE

Tel. 0522 839763

Email: uit@comune.guastalla.re.it

Ufficio Cultura,Palazzo Frattini,piazza Garibaldi 1,Guastalla RE

Tel. 0522 839756

Email: ufficio cultura@comune.guastalla.re.it

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