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Parma c’è: Freddi offre asilo ai migranti di Lipa “per salvare noi stessi dal rigore dell’indifferenza”

di Titti Duimio


“Tre anni che cammino. Dall’Afghanistan alla Turchia per arrivare qui, a una manciata di kilometri da una vita possibile, intrappolato nel freddo e nell’indifferenza di un palazzo abbandonato tra la neve della Bosnia- racconta un ragazzo Afghano con l’unico sogno di una vita normale- Quando telefono a casa evito le videochiamate perché mia mamma era felice della mia partenza e voleva per me un futuro migliore o forse solo l’opportunità di un futuro ma se vedesse dove vivo ora si metterebbe a piangere e io non voglio che accada”.

Uno dei tanti fuggiti da un paese vittima di una guerra dimenticata che vede nell’Europa l’illusione di sentirsi al sicuro mentre l’Europa non si accorge nemmeno di loro e li dimentica.

Un migliaio di persone in tutto, afghani e pakistani in prevalenza, che arrivano alle porte di un continente chiuso a chiave dall’interno attraverso la rotta balcanica e cozzano contro l’ipocrisia di chi sbandiera solidarietà ma non fa i conti con la storia e preferisce non vedere e non guardare i danni dell’indifferenza.

Solo a poche centinaia di kilometri da noi, vivono i dimenticati, o forse solo sopravvivono, a Lipa nella periferia di Bihać in Bosnia- Erzegovina ai margini di un ex campo profughi distrutto da un incendio, unico riparo per un migliaio di persone respinte dalla Croazia, dalla Slovenia e dall’Italia nel corso degli ultimi mesi.

Una tragedia poco raccontata o forse quasi nascosta per un senso di vergogna ipocrita che non permette soluzioni.

Da Parma arriva una proposta del consigliere Freddi, radicale di +Europa che con una lettera alla redazione annuncia la sua intenzione di richiedere alla provincia di Parma di accogliere e risolvere una delle tante brutte pagine di non politica che infettano come e più di un virus la nostra pretesa di civiltà e di rispetto dei diritti.

“Cari amici e compagni che vi riconoscete in una visione di società aperta, cari amici e compagni di Parma e provincia- scrive Marco Maria Freddi nella sua lettera aperta-

Il mio non vuole essere solo un richiamo ai valori comuni fondanti la nostra civiltà, valori di rispetto della dignità umana, di uguaglianza, di rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, la mia vuole essere soprattutto un invito ad una riflessione comune che chiede coraggio, il coraggio di prendere una iniziativa nonviolenta per chi crede in comuni valori.

Quello dei migranti di Lipa è un disastro umanitario, centinaia di persone continuano a non avere un riparo né acqua calda.

Abbiamo abbandonato al gelo della Bosnia un migliaio di persone, le abbiamo abbandonate dopo che sono state respinte o arrestate in Slovenia e Italia, perseguitati in Croazia e deportate in Bosnia pur avendo diritto all’asilo.

Ancora una volta, a pochi chilometri dai nostri confini un migliaio di persone sono minacciate dal gelo, dalla nostra indifferenza e dal nostro silenzio.

Per contro, il calo demografico generalizzato delle aree interne, lo spopolamento delle aree interne comporta un rischio reale di desertificazione delle aree rurali e montane nonostante negli ultimi 20 anni siano stati varati molti provvedimenti per contrastare il fenomeno e, nonostante ciò, sappiamo che questi non saranno ma sufficienti a rallentare un inevitabile fenomeno che durerà, al pari dell’immigrazione, molti anni, in tutta Europa.

La Federazione delle chiese evangeliche in Italia, insieme alla Tavola Valdese e alla Comunità di Sant’Egidio hanno sottoscritto da alcuni anni dei protocolli di intesa con il ministero degli interni per la costruzione di corridoi umanitari, corridoi umanitari che sono una piccola ma concreta soluzione alla cecità della politica italiana ed Europea che non intende guardare alle migrazioni ed ai visti legali di entrata.

C’è un’urgenza che chiede una risposta a tutti coloro che si riconoscono in una visione di società aperta, chiedo alla politica parmigiana e parmense, chiedo al presidente della provincia di Parma Diego Rossi e a tutti i sindaci di Parma e provincia, di organizzare assieme ai titolari dei protocolli d’intesa e con tutte le associazioni di accoglienza in città e provincia, un progetto che veda i profughi di Lipa accolti nelle aree rurali e montane parmensi.

Al bisogno demografico delle zone interne si somma il bisogno di riscoprire i valori fondanti la nostra civiltà, valori di rispetto della dignità umana e rispetto dei diritti umani, come accadde 40 anni fa, una pagina di storia recente cui andare fieri, quando la Marina Militare italiana si diressero verso le coste del sud est asiatico al largo del Vietnam con l’obiettivo di salvare vite umane, coloro che vennero poi chiamati boat people, persone che scappavano dal sanguinario regime comunista di Hanoi.

Queste persone, uomini, anziani, donne e bambini, respinti dagli stati confinanti – come i profughi di Lipa respinti da Slovenia, Croazia e Italia – aggrappate a improbabili scialuppe sono state salvate, quant’anni fa, delle navi militari italiane.

907 profughi che il 21 agosto 1979 sbarcarono a Venezia, un episodio cui andare orgogliosi che ha permesso alle persone di salvarsi dal rigore delle ideologie ed integrarsi in quel Veneto al tempo non ancora infettato dal virus dell’indifferenza e del razzismo.

Dobbiamo salvare i migranti di Lipa, cari amici e compagni che vi riconoscete in una visione di società aperta, dobbiamo salvarli dal rigore invernale per salvare noi stessi dal rigore dell’indifferenza”.

E questa mattina il Presidente della Provincia di Parma Diego Rossi dopo un colloquii con Marco Freddi conferma il suo impegno in questa direzione: Parma c’è.

 

 

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