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Parma 2020+21- Il dibattito online con il Maxxi: Melandri propone il suo New Deal per combattere la povertà culturale

 

di Titti Duimio

Si è tenuto l’8 gennaio sulla pagina Facebook di Parma 2020+21 e su quella del Maxxi di Roma, il talk online “La defiscalizzazione delle spese della cultura: scenario e proposte operative” nell’ambito di Città Come Cultura, un progetto di MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo, promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACt.

Un incontro online per approfondire il tema della defiscalizzazione dei costi della cultura anche in connessione con Art Bonus, partendo dalla proposta lanciata da Giovanna Melandri di Fondazione MAXXI di Roma sulle pagine dell’Espresso a novembre ponendo l’attenzione sugli impatti che l’emergenza sanitaria ha avuto sull’industria della cultura a livello economico e sociale.

Il dibattito online moderato dal direttore dell’Espresso Marco Damilano è stato introdotto da  Michele Guerra (Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Comune di Parma) e da Francesca Velani (Coordinatore dei progetti e strategie culturali di Parma 2020+21 e Vicepresidente di PromoPA Fondazione) che hanno sottolineato l’importanza della cultura come cura.

“L’anno horribilis che abbiamo vissuto ha messo in evidenza la grande esigenza collettiva di cultura e il bisogno reale di esprimere gesti culturali condivisi da un’intera comunità- dice Michele Guerra- Fare e dare cultura significa prendersi cura delle persone così come qualsiasi altro servizio erogato e deve pertanto arrivare al numero più ampio di cittadini. Per questo volentieri accogliamo le proposte di defiscalizzazione di Giovanna Melandri che vanno nella giusta direzione individuata anche da un confronto tra comuni diversi nel dibattito post pandemico”

“Stiamo vivendo un periodo particolare in cui la fruizione culturale diventa sempre più determinante per il benessere e la resilienza delle comunità amplificando il tema centrale di Parma Capitale della Cultura che già aveva individuato nella cultura come cura il percorso del racconto della città- aggiunge Francesca Velani- Ma, alla difficoltà delle forme culturali di creare occasioni in cui esprimersi in questo periodo di Lockdown totale dei luoghi che le ospitano, si aggiunge la consapevolezza di immaginare una diversa percezione della fruibilità degli eventi culturali nel futuro imminente. Perciò abbiamo pensato di agganciare l’offerta culturale futura alla legge che regola già l’Art Bonus e cioè le agevolazioni fiscali a chi investe in cultura e di estenderla anche a chi usufruisce del prodotto culturale portando in detrazione i costi esattamente come si fa con le medicine in farmacia considerando veramente la cultura come una cura per le nostre comunità“

La parola è poi passata a Giovanna Melandri presidente di Maxxi che ha ampliato ancora di più il raggio d’azione di una possibile agevolazione in ambito culturale proponendo una vera e propria messa a sistema dell’Art Bonus da introdurre in una riforma fiscale che vedrebbe lo sgravio non più come bonus one shot ma come regime tributario ordinario per rilanciare l’intero comparto.

“Penso sia importante prevedere una iniziativa forte all’interno della ripartenza per contrastare un altro tipo dì povertà ovvero la povertà culturale che si sta diffondendo e che dovrà occuparsi della domanda di cultura di un’Italia impoverita. C’è bisogno di un cambio strutturale che supporti l’accesso alla cultura e lo renda economicamente sostenibile per riattivare i luoghi dalla condivisione della cultura che è un grande antidepressivo capace di accendere prospettive e desideri, e come un farmaco va trattato permettendo agevolazioni fiscali a chi ne usufruisce.

Molto più di un bonus una tantum, quindi, ma un vero e proprio cambio di visione uscendo dall’idea che le spese per la cultura siano un optional secondario o superfluo”.

E come si legge nell’articolo di Giovanna Melandri pubblicato sull’Espresso questo sarebbe “Un segno che non si tratta più l’economia della cultura come una cenerentola e si intende invece riparare i danni e proteggere enti e operatori stremati da un periodo buio senza precedenti. L’occasione è unica. Proprio oggi che dall’America giungono note di speranza, torna alla mente Roosevelt quando volle includere (al prezzo di polemiche durissime) un massiccio investimento a sostegno dell’arte nel perimetro del New Deal lanciando nel 1935 il Federal Art Project: la più estesa operazione di welfare estetico-culturale mai tentata in una democrazia.

È sul modello di quell’ambizione strategica che oggi, nel contesto europeo di Next Generation e della nuova “Bauhaus“ proposta da Ursula von der Leyden, il governo può delineare una visione progettuale di lungo respiro per la cultura italiana. Però il farmaco finora progettato, sperimentato o già somministrato al mondo della produzione culturale in Italia e in Europa manca ancora, a mio avviso, di una componente importante. Finora ha agito tipicamente sul lato della offerta, sul sostegno necessario a chi produce. Ma la cura di cui c’è bisogno dopo la pandemia deve realizzarsi anche sul lato della domanda, del contrasto alle nuove povertà culturali e spirituali, del “bisogno” di libertà e bellezza che innerva e deve rafforzare l’identità del paese. Una cura da considerare estensione strategica del welfare e che riconosca nel consumo di cultura un diritto primario”.

Sono poi intervenuti Sandra Zampa, Sottosegretario Ministero della Salute che ribadisce l’importanza della cultura come cura dell’anima e sostiene l’iniziativa di Giovanna Melandri sottolineando l’esigenza impellente di ‘risarcire’ i giovani di tutto ciò che gli è stato culturalmente tolto in questi mesi, e la leva fiscale potrebbe essere l’incentivo.

Pierluigi Sacco ordinario della Iulm di Milano ha ricordato la centralità del ruolo della cultura nella società come dimostra la storia antica che ha visto una stretta relazione tra teatro classico greco, per esempio, e crescita della democrazia nel V secolo a.c. ad Atene grazie alla funzione del teatro che permetteva ai cittadini di sviluppare quelle competenze sociali e cognitive per far funzionare una democrazia ragionando su scenari ipotetici astratti e sviluppando un senso di coesione sociale e di empatia nei confronti degli altri.

“La cultura ha una forte influenza sulle malattie come già detto- aggiunge il professore Sacco-e non solo mentali ma addirittura si è dimostrato che la musica può favorire un decorso positivo in patologie ossee, e allungare l’aspettativa di vita di chi ne usufruisce regolarmente.

Ma il vero problema da risolvere in Italia è la percezione della cultura come evento esclusivo ed escludente suscitando un effetto, diciamo così, ‘Corazzata Potëmkin’ ben descritta da Paolo Villaggio e cioè che la cultura è il divertimento del mega direttore galattico che impone a dipendenti ai quali non potrebbe fregar di meno. Bisogna dunque invertire questa percezione offrendo opportunità culturali realmente inclusive, che attirino e coinvolgano quel 50% di cittadini che non hanno mai contemplato la cultura come possibilità nella propria quotidianità. Ben venga, quindi, la defiscalizzazione ma inserita in un progetto di rinnovamento di proposte in un’ottica di maggiore inclusione sociale.”

Carlo Fontana, presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo parte invece da 3 numeri scoraggianti : 73, 51 e 31 ovvero meno 73% di acquisto di biglietti per concerti, meno 51% di biglietti per il cinema e meno 31% per il teatro negli ultimi 10 mesi per un totale del 47% in meno di consumi culturali. Quindi il circa 50% di italiani che si interessava alla cultura pre pandemia si è ridotto di circa la metà. Ottima quindi la proposta di Giovanna Melandri che deve tenere conto però anche di un cambio di pubblico più giovane con proposte dedicate.

Severino Salvemini della Bocconi rileva l’importanza della domanda in un sistema culturale che finora si è occupato di offerta.

“È urgente occuparsi oggi di cultura perché c’è il rischio che ci si abitui alla sua assenza con gravi ripercussioni sociali e incentivare il passaggio da una partecipazione di èlite a una di massa  con strumenti più pop e strumenti più partecipati. Pop nel senso della ‘gente con tre g’, come lo definiva Proietti, più popolare, per un pubblico quasi opportunista che fa se gli conviene, come dimostra la massiccia partecipazione all’operazione cash back, cioè dobbiamo individuare alcuni click che attirino la gente a cose semplici e partecipate e io ne ho individuati tre: uno monetario stile cash back appunto, uno identitario cioè vicino alle persone nelle quali si possano riconoscere sul territorio, il terzo è un click di riscatto e restituzione sociale, un’azione nella quale mi riconosco come cittadino etico tipo l’utilizzo di soldi confiscati alla mafia o all’evasione fiscale”

Carolina Botti direttore di Ales e referente Art Bonus per Mibact che ha sostenuto la validità della misura fiscale dell’Art Bonus prevedendone un’eventuale allargamento possibile ha chiuso il dibattito.

Spunti importanti per affrontare il sistema culturale post pandemia con la capacità di rinnovamento e la consapevolezza di un cambiamento radicale che deve diventare un’opportunità di rilancio del settore indispensabile per il ben-essere e la crescita di un paese e non una semplice ripartenza da un punto pre pandemia.

Link per rivedere il talk online

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