Home » Cultura&Spettacoli » Ospedale Vecchio: la cultura della cura risuona negli spazi dimenticati-FOTO GALLERY

Ospedale Vecchio: la cultura della cura risuona negli spazi dimenticati-FOTO GALLERY

di Titti Duimio 

e di Francesca Bocchia (Foto Gallery)

Dopo la ristrutturazione della Grande Crociera recentemente inaugurata con la coinvolgente installazione multimediale di Studio Azzurro che ripercorre le tappe storiche di un luogo simbolo dell’identità culturale della città e dopo la riapertura della Biblioteca Civica, altra parte importante del complesso dell’Ospedale Vecchio, l’Oltretorrente torna a dialogare con il resto della città e la sua storia di vocazione umanitaria e inclusiva.

E accoglienza e ospitalità erano proprio le intenzioni di Rodolfo Tanzi che intorno al 1201 costruisce il primo nucleo dell’’Ospedale della Misericordia al quale nel 1471 vennero accorpati i circa 50 ospedali del territorio dando vita ad una delle più grandiose opere architettoniche ospedaliere simbolo di eccellenza nei servizi sociali e nella cura della persona sul modello, forse, della Ca Granda di Milano opera del Filarete.

Per secoli, fino al 1925 accoglienza, cura e attenzione ai bisognosi hanno animato gli spazi dell’Ospedale e le recenti aperture della Crociera e della Biblioteca Civica hanno dato il via all’imponente progetto di riqualificazione del complesso rinascimentale come ‘Distretto della memoria sociale, civile e popolare’, che ne prevede l’articolazione in più funzioni.

Molti ancora gli spazi chiusi che saranno ristrutturati nei prossimi anni e con Sara Malori, tecnico di Parmainfrastrutture e ingegnere responsabile dei lavori di consolidamento dell’Ospedale Vecchio, abbiamo visitato con la fotografa Francesca Bocchia i luoghi del secondo piano destinati all’accoglienza dei cittadini in stato di disagio utilizzati fino all’inizio degli anni ‘90, una serie di mini appartamenti con bagno che si sviluppano su una superficie di circa 50 metri x 50 completamente abbandonati.

“Qui hanno abitato parmigiani in difficoltà anche dopo il terremoto del 1983 sempre nella logica dell’ospitalità e della cura delle persone che caratterizza tutto il complesso- ci dice Sara Malori- probabilmente gli spazi sono stati sistemati nel dopoguerra come si può evincere dalle finiture e sono serviti per dar riparo a tante persone bisognose fino a poco tempo fa, e in seguito anche ai..piccioni che hanno abitato qui fino alla nostra recente sanificazione”

Tracce di vita che ancora suggeriscono la presenza di un’umanità che trova riparo dalle incertezze, una sicurezza garantita e offerta ai meno fortunati da un tessuto sociale consapevole e inclusivo quasi per farsene carico e ricucire strappi sociali troppo evidenti.

Gesti di accoglienza e inclusione che hanno caratterizzato e influito per secoli sull’intero quartiere e sulla città stessa con un perfetto equilibrio tra carità cristiana e laicissimi interventi di assistenza sociale che hanno reso Parma un’eccellenza nel settore per parecchio tempo.

Memoria recuperata che restituirà un’identità culturale all’intera città partendo dal cuore pulsante dell’Oltretorrente, fulcro della storia cittadina, nel racconto di un percorso di civiltà e ospitalità attraverso i segni indelebili nella grande ‘cattedrale laica’.

“Ci vorranno ancora 2 anni prima di poter vedere realizzato il ripristino di questi spazi- conclude Sara Malori- ma i miei 4 anni qui dentro sono stati un’esperienza coinvolgente che mi ha fatto crescere professionalmente e personalmente, una vera e propria pagina di storia dell’architettura toccata con mano”

Foto Gallery -Francesca Bocchia

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*