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3 ottobre-Alla Chaos Art Gallery apre la mostra ‘L’eterna Metamorfosi-Le macchine celibi di Giuseppe Porfilio’

Inaugura il 3 ottobre alle ore 17 alla Chaos Gallery in vicolo Al Leon d’Oro  la mostra ‘L’eterna Metamorfosi-Le Macchine Celibi di Giuseppe Porfilio’.

26 campane di vetro contenenti insetti veri rielaborati e impreziositi da ingranaggi di rame e metalli vari, arrampicati su composizioni fantastiche di cristalli, rocce, orologi, 26 mirabilia tra scienza e arte, tra meccanica e natura per raccontare la metamorfosi inevitabile, l’astuzia della sopravvivenza nel cambiamento, 26 monstra che stupiscono e affascinano superando l’istintivo ribrezzo che tanti provano per queste creature misteriose.

Porfilio, entomologo e artista reggiano, sfida la dicotomia tra artificio e natura e con un gioco di contrasti surreale e provocatorio, fa riflettere anche sulla nostra esistenza e resistenza a quella natura violentata ma resiliente che alla fine vincerà sempre. Come l’arte. Usando l’effimero per rimanere in eterno. Mutando la forma, non la sostanza della bellezza.

E’ come entrare in una Wunderkammern cinquecentesca visitare la mostra di Giuseppe Porfilio, autore reggiano di opere insolite e sorprendenti che non si riescono collocare artisticamente se non avvicinandole ad un’operazione creativa futurista e surreale, tra le macchine boccioniane e le ibridazioni concettuali di Duchamp. Entomologo prima ancora che costruttore, scienziato prima che artista, Porfilio mescola  leonardescamente  le discipline per realizzare creature metà natura e metà artificio, in parte corpo e in parte meccanica. I suoi insetti (prevalentemente scorpioni, cervi volanti, scarabei, ma anche libellule, falene) sono conservati ed esposti in tutta la loro arcana bellezza, ma arricchiti da ingranaggi, così da dissimulare la realtà e renderli ambigui monstra che, nel senso latino di meraviglie, superano il rigetto normale di molti per queste creature, acuendo la curiosità e lo stupore. A questo contribuisce sicuramente la loro ambientazione e mise en scène evocativa accentuata dai titoli, ma anche la collocazione entro campane di vetro a custodirli ed insieme rinforzarne l’effetto di forme preziose, intoccabili e  misteriose.

Porfilio insiste sulla legge darwiniana dell’adattamento per la sopravvivenza, sulla capacità di trasformarsi e assecondare l’inesorabile cambiamento. La metamorfosi (da bruco a farfalla) e il mimetismo (insetto stecco ad esempio) sono stratagemmi adottati da tanti animali, ma in primis dagli insetti, quelli che, come scrive il Prof. Vittorio Parisi nell’introduzione al catalogo, saranno i futuri dominatori del mondo, perché in grado di adeguarsi a tutte le condizioni, grazie alla loro versatilità biologica. Così, anche la violenza esterna prodotta dall’uomo, quella tecnologica e industriale, l’arma artificiale, viene da essi opportunamente assimilata e utilizzata per resistere. In un rivolgimento geniale. Morale della favola: se sai adattarti, quello che altrimenti ti dovrebbe distruggere, invece ti salva.

Artificio e natura dunque si fondono e quasi si contendono il primato della bellezza: gli orpelli tecnologici di cui anche noi ci graviamo e che ormai sono parte della nostra corporeità, migliorano o peggiorano la nostra esistenza? Oppure, proprio come quelli sugli insetti, sono solo ingranaggi superflui di orologi e tempi inceppati, mentre l’effimero dei corpi, con tutta la sua variopinta meraviglia, persiste in eterno, contraddicendo la prevedibile dissoluzione naturale? A far questo è proprio quell’arte che perpetua la natura, aggiungendo il meccanismo di un pensiero, il gioco della metamorfosi, l’ironia della vita. Così facendo, l’artista infrange anche una certa sacralità che imporrebbero le campane in vetro e richiama invece, come ha osservato Marzio Dall’Acqua nel catalogo, le commistioni enigmatiche che Duchamp aveva definito “macchine celibi”, da ammirare senza pretesa di coglierle, di capirne l’utilità e il senso, da osservare senza profanarne l’imperscrutabilità. Restiamo spettatori di un incantato mistero. Gli insetti sono metafora di noi, del nostro esistere, del nostro tentativo di sopravvivere. Anche se  siamo parte di tutto questo, di un micro e macroscopico congegno universale, troppo spesso non ce ne rendiamo conto. E’ compito dell’artista suggerircelo, creando contrasti, mescolando cose incongruenti, diverse, così da far riflettere, disturbare, incuriosire. Infine, introdurci con i suoi mirabilia nel territorio incerto, pericoloso, instabile della rivelazione, della natura. Proprio come nello scorpione, in cauda venenum (nella coda è il veleno). Ma anche la verità.


Giuseppe  Porfilio
  nasce  a  Reggio Emilia nel 1959. Mostra fin da piccolo interesse per il mondo delle scienze naturalistiche, seguendo le impronte del padre che lo coinvolge nelle sue passeggiate alla scoperta della natura, di minerali e fossili. Col passare degli anni la passione per la geologia si trasforma in passione per l’entomologia. Il fascino per questo mondo ha fatto sì che Giuseppe ne facesse il suo lavoro per 30 anni. Inizia a importare coleotteri e lepidotteri da tutto il mondo studiando l’anatomia dell’insetto grazie alle innumerevoli preparazioni entomologiche. Ha lavorato per dall’artista di Parma M° Claudio Parmiggiani con varie forniture di lepidotteri per le Sue opere, ed ha collaborato con i Musei di scienze naturali di Trento e di Roma. Negli anni scopre il mondo anacronistico “steampunk” in cui la tecnologia e le strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore (XIX secolo). Da qui l’idea di creare una collezione di opere che si ispirano e si intrecciano tra questi mondi. Nelle sue creazioni uniche vuole esprimere la rivolta, l’evoluzione. La natura che si difende e si equipaggia per fronteggiare l’intervento dell’uomo che crea disordine e distruzione. Emblema di un adattamento ad un mondo che sta cambiando. Insetti che valicano il regno della fantascienza per adattarsi al mondo reale dei  giorni nostri.

Dal 3 al 21 ottobre

Presentazione a cura di Manuela Bartolotti e Marzio Dall’Acqua

Catalogo in mostra con testi di Vittorio Parisi e Marzio Dall’Acqua, fotografie di Mauro Davoli.

Chaos Art Gallery, Vicolo Al Leon d’oro 8, 43121 PARMA

Orario apertura

Da martedì a sabato 10.00 – 12.30 / 16.00 – 19.00

Domenica 16.00 – 19.00

Lunedì chiuso

Ingresso libero


Contatti

E-mail: info.chaosartgallery@gmail.com

Tel. +39 0521.1473924

 

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