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“Come vele sopra il male”: Sandro Capatti immortala la forza delle donne alle prese con il cancro

 


di Arianna Belloli

Si è tenuta ieri sera 15 novembre alla Biblioteca Internazionale Ilaria Alpi in vicolo delle Asse la presentazione del libro fotografico di Sandro Capatti dedicata alle donne colpite da tumore.

Un libro che coglie attimi di straordinaria quotidianità. La quotidianità della vita di donne normali che si sono ritrovate a un certo punto della loro vita stravolte dalla grande C. La forza di piccoli gesti che, nonostante tutto, si ripetono cercando di sembrare ancora naturali. La forza incredibile di 50 donne alle prese con la malattia delle malattie. Partito da Parma e arrivato dal nord al sud Italia, è un viaggio all’interno delle emozioni.

Come vele sopra il male” edito da Athenaeum Edizioni Universitarie è il decimo libro di Sandro Capatti, il fotoreporter che spesso si è speso in cause sociali ma che con questa sua ultima opera raggiunge l’apice della potenza emotiva nelle sue foto. Lo dichiara l’autore stesso: “Non ho mai pianto molto per un mio lavoro. Questo invece mi ha piacevolmente scosso.  Quando mi hanno presentato la bozza del libro mi sono messo a piangere. Mi sono messo a piangere perché ho ripercorso quasi 3 anni di lavoro che prende forma attraverso un dramma. E questo dramma diventa opera d’arte. Un libro che resta nonostante tutto inaspettatamente positivo”.

Questo progetto nasce da un’intuizione sulla differenziazione delle malattie legate alle donne. Grazie al lavoro presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma (che ne ha dato il patrocinio) e all’associazione A.N.D.O.S Onlus, il fotografo Capatti entra in contatto con una realtà così vicina ma allo stesso tempo così lontana da capire se non direttamente coinvolti. “Quando le donne hanno certe malattie – spiega l’autore – hanno una perdita della femminilità del loro corpo, possono perdere una parte di loro stesse. Una donna, anche se ha un problema, però, rimane una donna. Viene snaturata una parte esterna ma rimane all’interno quella donna che era”. E i suoi scatti portano alla luce proprio questo: donne fragili e allo stesso tempo rocce, che affrontano la sfida della loro vita e lo fanno con una forza incredibile. Come la protagonista della copertina, intenta a prepararsi per una cena di gala.

“Oggi vediamo anche molte donne famose che ne hanno sofferto – continua Capatti – ma l’aspetto psicologico ed emotivo di questa malattia viene ancora poco evidenziato. Si parla del problema cancro ma non degli aspetti emotivi. Quello che ho voluto evidenziare è che la donna ha una marcia in più, anche in questo. L’uomo non si rassegna ma la prende comunque male. La donna, invece, come emerge da molte citazioni riportate nel libro, trova una forza inaspettata per rimanere donna, mamma, nonna, donna in carriera o quello che vuole essere”.

Nelle pagine di questo libro si sfogliano le diverse personalità delle protagoniste. 50 modelle per un giorno, 50 modelle solo di sé stesse. Non si trovano foto sofferenti, scabrose, dolorose. Si trova invece un percorso dove emerge una profonda solidarietà.  Donne riprese nella sicurezza delle loro case o in luoghi a loro famigliari. E il fotografo che sparisce, scattando senza farsi vedere e sentire, lasciandole assorte nella loro naturalezza e immortalando così la realtà, così com’è. “Ero nella sala dove effettuano la chemioterapia con una paziente un giorno. La dovevo fotografare ma non sapevo come avrebbe reagito. Lei con una semplicità disarmante mi ha detto ‘tanto devo stare qui due ore, scatta pure’. Io sono rimasto lì, circa un’ora, a scattare, quando lei a un certo punto mi ha visto e mi ha chiesto se fossi andato via e tornato, ma non ero mai andato via da quella stanza”.

“Ci sono stati momenti molto delicati. – racconta ancora Sandro Capatti – Ho rispettato sempre i loro tempi, le loro emozioni, la loro femminilità. Ci sono stati giorni in cui le mie protagoniste non erano nella giornata giusta e io ho rispettato i loro tempi, le ho aspettate”.

Tra gli aneddoti che ricamano la creazione di questo libro ce n’è uno che il fotografo Capatti ricorda con intensità: “Ero a Salerno per fotografare tre donne. Una di loro era particolarmente provata per la chemio ma quando gli ho chiesto se voleva essere fotografata mi ha stupito. ‘Devo decidere se fare una cosa o meno’ mi ha detto. Io l’ho rassicurata che potevamo rimandare a un altro giorno se non se la sentiva. Lei invece mi ha spiazzato. ‘No no’ ha risposto.  E poco dopo ha preso la parrucca e l’ha letteralmente lanciata in aria. Credo che sia stato uno dei momenti importanti della sua vita. Non solo per come ha deciso di affrontare la malattia, ma anche per come sia riuscita a mantenere sé stessa”.

Le donne fotografate hanno una età compresa tra i 30 e i 75 anni, a dimostrazione che questa malattia può colpire chiunque. Una malattia che aumenta il numero di casi ogni anno. Nel 2018, per esempio, il Day Hospital Oncologico di Parma ha preso in carico 6 mila nuovi pazienti.

“L’obiettivo di questo libro, che sarà il primo di una collana di cinque,  – spiega Sandro Capatti – è quello di far vedere che esiste qualcosa di più oltre alla malattia. Io non sono un medico ma posso dire che si può combattere e lo si può fare con la prevenzione, ma soprattutto con l’informazione. Oggi abbiamo un’informazione di settore molto avanzata da parte di ricercatori e studi ma è ancora poca l’informazione per il supporto psicologico. Rispetto a 30 anni fa abbiamo fatto enormi passi avanti. Oggi in misura minoritaria si arriva a fare l’esportazione di entrambi i seni, per esempio. Nel libro la mia più anziana protagonista è stata la prima a indossare in Italia, negli anni ’70, la protesi al seno metà silicone e metà plastica. Adesso invece ci sono ricostruzioni che ti riportano ad avere un seno normale. Una cosa importante, se non fondamentale, perché il seno è parte indissolubile della loro identità”.

A tutte le donne coinvolte in questo progetto sono state fatte vedere le foto una volta scelte e preparate per la pubblicazione. “Ho chiesto loro di essere sincere e se volevano ancora comparire nella pubblicazione. – spiega il fotografo – Nessuna mi ha detto di no. ‘Stai scherzando? Io ho faticato per questo e adesso voglio esserci!’ mi hanno risposto. Non posso che dire che da queste donne ho imparato molto e in particolare tre cose: la forza, l’umiltà e il non scontato ‘non mollare mai’. Paradossalmente questa malattia le ha rese più sicure di sé. Ho trovato una forza incredibile per proteggere loro stesse, non in una forma di egoismo, ma per tutelate le persone vicine a loro e restare, come se nulla fosse cambiato, al loro posto. Non vanno mai in ‘down’ e se ci sono, non vogliono certo dartelo a vedere!”.

“Come vele sopra il male” è l’ultimo progetto di Sandro Capatti che attraverso la narrazione fotografica di storie vere, vuole essere metafora di vita. Una lente che consenta a tutti di guardare alla malattia con occhi diversi.

 

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