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LINGER ON YOU-Incontro con l’artista Alex Fornari: “Cosa non va nel mondo moderno? Io, probabilmente”

di Nicolas de Francesco

Se dovessimo darvi un idea di Alex Fornari diremmo che è sicuramente, prima di essere scrittore, musicista e cantante, una persona interessante e disponibile con cui poter confrontarsi, una personalità forte, eclettica ed intima, dalla evocativa ed a volte spiazzante espressività, come si evince da ciò che posta sui social, da come presenta i suoi lavori e soprattutto dai suoi testi.

La sua attività artistica parte da lontano e la sua cifra caratteristica è la continua sperimentazione, prima come pioniere della scena new wave italiana negli anni ’80 con i Pale Tv, fino ad arrivare ai giorni nostri con la sua produzione da solista “Di tutte le sue ferite” (Album, 2014), “L’interruzione” (Album, 2017) e il singolo “Turchese/Nei Tuoi occhi scura” uscito il 22 agosto scorso sui maggiori stores digitali .

In occasione del suo ultimo lavoro lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.

Il mio nuovo singolo è uscito il 22 agosto. Sono due brani, come un 45 giri del passato. Avevo un mangiadischi, in quel passato. I miei gestivano una discoteca e a casa arrivavano un sacco di dischi e tutti fumavano e bevevano come in Mad Men. Anni meravigliosi. Per quel che mi riguarda il mondo moderno potrebbe andarsene direttamente afanculo alle 11:42”.

Così hai annunciato il tuo nuovo singolo. Io partirei da qui, prima di parlare della musica: cosa c’è che non va nel mondo moderno?

Io, probabilmente. Lamentarmi di tutto quello che penso oggi non funzioni sarebbe semplice e piuttosto scontato. Sono io che non sono fatto per questi tempi dove il falso ha più valore del vero, dove la velocità rende tutto sfocato e inevitabilmente superficiale.

Nella tua musica ed espressione artistica, conta di più la tua caratterialità o il contesto in cui vivi? Quale peso hanno i due aspetti?

Caratterialità fa molto psichiatrico, mi fa ridere. La somma delle due cose, quel che sono e quel che vivo, quel che osservo vivendo. Quello che penso dà forma a ciò che scrivo, che sia musica o prosa. Vivessi altrove ci sarebbero diferenze, ma non sostanziali.

Come collochi la tua produzione nel contesto musicale odierno? Qual è il tuo pensiero sulle mode?

Qualche giorno fa, ascoltando la classifca inglese, mi sono stupito del fatto che non ci fosse un solo brano rock. Sono un outsider che non ha la minima intenzione di integrarsi. Da vecchio vedi un sacco di cose tornare, le mode si muovono in cerchio. Mi sento come fuori dalla giostra che gira, sulle prime le luci, i colori e i suoni ti incuriosiscono, poi però subentra la noia. Detto tra noi, non sono quel che la gente vuole ascoltare. E detto a tutti, da quando avevo sedici anni, non sono disposto a scrivere nulla per ingraziarmi qualcuno.

Ho ascoltato il singolo “Turchese/Nei Tuoi occhi scura” e rispetto al tuo album precedente “L’interruzione”, pur mantenendo un contenuto intimo, vi sono venature elettroniche e pop, perfino l’uso della drum machine: mi puoi spiegare come è nata la produzione e cosa ti ha portato a questa scelta stilistica? Come è avvenuto l’incontro con il maestro Moretti?

Con Domenico Vigliotti, che ha prodotto il singolo, siamo amici da anni. Lui sa che dopo “L’interruzione” miravo a qualcosa di tanto intimo da rasentare la forma grezza chitarra e voce. Un album come “Songs of Love and Hate” di Leonard Cohen, per intenderci. Ma sa anche quanto io sia aperto alla sperimentazione (non è un caso che da 4 anni collabori con gli Hidden Parts), e così quando ascoltando i rough di una mezza dozzina di nuovi brani mi ha proposto di togliere le chitarre e lavorare principalmente con strumenti elettronici, ho detto ok.

E così abbiamo reclutato due musicisti del calibro di Marco Giuradei (attualmente con i Dunk insieme al fratello Ettore, a Luca Ferrari dei Verdena e Marco Pipitone dei Marta sui Tubi) e a Alessandro Pedretti, talentuoso batterista già con me ne “L’interruzione”, e si è lavorato insieme al nuovo suono.

Joshua (il Maestro Moretti) insegna Torah e Talmud nella nostra sinagoga. Là ci siamo conosciuti e apprezzati a vicenda. Umanamente, ancor prima che artisticamente.

Sua è l’intro di “Nei Tuoi Occhi Scura”. Potrebbe stupire il connubio classica e cantautorato post punk, ma in realtà, chi ci conosce, sa che sono molte più le cose che ci uniscono di quelle che ci distanziano.

Hai già idea dei tuoi prossimi progetti? Artisticamente parlando, cosa ti aspetti in futuro?

Sto lavorando a un romanzo. La mia raccolta di racconti, “Rolex Beach”, sta ancora cercando casa. Un nuovo album. L’attività live e un nuovo progetto con Giorgio Cantadori e gli Hidden Parts. Il futuro? Vorrei potermi occupare sempre di più di ciò che so far meglio: scrivere.

1 Commento

  1. Il Mio Alex Con Cui Parlo Raramente Ma Che Vivo e Che So Da Sempre…Calcutta Direbbe: “Da Tempi Non Sospetti..”

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