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6 aprile-Alla galleria Chaos inaugura la mostra ‘I cinque elementi’: intuizioni, sogni e illusioni oltre il visibile

Inaugura sabato 6 aprile alla Galleria Chaos di vicolo Leon d’Oro la mostra collettiva ‘Il quinto elemento’ a cura di Manuela Bartolotti.

Aria, acqua, terra, fuoco. E poi l’ultimo elemento, il più importante che è la quintessenza dell’universo, lo spirito che anima tutto. E’ il vento misterioso e profondo che muove le cose, porta via, vibra nel silenzio. E’ il grido del cosmo, la bellezza ineffabile che trasforma il dolore e l’inquietudine in arte,  in amore.

In questa mostra sono 5 gli artisti e tutti con linguaggi espressivi diversi. Si va dal figurativo di Loredana Orlandini ammantato  di misteriosa contemplazione, immagini semplici che però suggeriscono la trasgressione del viaggio e della fuga, l’audacia della fantasia e la malinconia dei ricordi a scuotere scene d’apparente quiete.

Ecco la brezza che solleva una tenda, la luce che invade oscurità abbandonate, valigie accatastate che imprigionano memorie e sogni

E’ la stessa arcana magia del silenzio che incanta nei volti femminili e nelle ceramiche fiabesche di Luana de Giorgi la quale trae ispirazione spesso dalle illustrazioni e dall’universo dei simboli.

Si tratta invece d’arte esperienziale, sentita e dolorosa quella della pittrice e scultrice Maria Grazia Passini.

La sua quintessenza è nell’anima inviolabile delle montagne che lei va liberando col pennello, insieme al grido munchiano che si fa corpo e si protende in mani oranti, supplicanti o salvifiche, appese al cielo, alla speranza. E’ altrimenti un lamento che percorre volti segnati da brividi e rughe, vita sussurrante tra solchi di creta così come tra le crepe di roccia dove la morte è bianca di neve, l’insidia dissolta nella luce.

L’inquietudine cerca soluzione nel divino, nell’alto, mentre Stefano Tragni volge il suo tormento esistenziale in astrazione, con una continua ambivalente ricerca di scampo, liberazione e rifugio, uno sperimentare, sovrapporre di cose e colore che dice di rabbia, ribellione, ricerca di riscatto. Il suo è un grido soffocato, un insistente chiedere, cercare risposte tra materia e colore..

Trait d’union tra la plasticità, la figurazione in dissolvimento della Passini e l’informale  burriano di Tragni c’è Eugenia Giusti.

Lei fonde tutti gli elementi, creando composizioni tridimensionali dove domina il fuoco, stride il lamento  di una  natura violentata e ferita, l’ insostenibile coscienza della bellezza violata eppur sublime nella tragedia e nel dolore.

C’è dunque un alito sottile e invisibile, un moto incessante ma tacito che attraversa le opere di questi artisti così diversi. E’ fuoco, aria, acqua, terra e oltre. Più dentro, più lontano. E’ il richiamo del mistero, quello che li spinge a creare e noi a lasciarci trasportare nelle placide domestiche scene dell’Orlandini, nelle fiabe, nei miti, nelle femminili grazie della De Giorgio, nelle ascese dal dolore alla speranza della Passini, nelle ricerche esistenziali, tormentate di Tragni e infine nell’abbandono alla forza della natura, alla bellezza romantica della Giusti.

C’è questo splendore delle cose e dentro di noi: il quinto elemento, l’esito dell’alchimia divina. Dell’arte.

La mostra rimarrà aperta dal 6 al 25 aprile alla Chaos Art Gallery di vicolo Leon d’Oro 8.

 

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