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Ridiamo alla Coppa Italia il suo valore: i conti si fanno da domenica

di Francesca Devincenzi  

Una premessa è doverosa: chi scrive era presente alle tre finali vinte e alle due perse. Chi scrive conosce il valore del primo trofeo vinto, ne ha assaporato gioia e splendore, ha ben presente che rappresenta la chiave per l’Europa dei piccoli.

Questo per precisare che uscire così fa incazzare anche me. Perché e’ la quarta volta di fila, perché in fondo anche se non la vinci e’ una vetrina interessante, perché uscire contro una squadra di C in una gara che potevi vincere se ci credevi un po’ di più, non piace a nessuno.

Ma fermiamoci un attimo. E’ agosto. Inizio, agosto. Sulle gambe pesa la preparazione. Sul mercato e gli animi i macigni che solo la sentenza d’appello ha portato via.

Il mercato finirà venerdi. E’ arcinoto come sia aperta la caccia a innesti: dietro, in mezzo, davanti. Davanti soprattutto, ma non solo.

Si cercano giocatori di peso e di categoria. Ma e’ noto come sia controproducente sbandierare interessamenti e denari: serve solo a farsi soffiare giocatori e farsi rifilare ciofeche a prezzo di campioni.

Attendiamo il 17. Chi scrive non e’ mai stata ne tenera ne leccaculo. Ma chi in tre ha scritto la storia, chi ha reso possibile dire “come noi nessuno mai”, merita il beneficio d’inventario.

Fino al 17, almeno.

Fino a quel giorno, la risposta giusta e’ il sold out in curva, non i social imbrattati di rabbia. Ci sarà tempo per quello, sarà una stagione lunga e difficile.

Piu che mai, il Parma avrà bisogno del suo 12esimo uomo in campo.

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