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Obbligo etichetta d’origine per pasta e riso: applaudita dal 96% dei consumatori

L’etichetta di origine obbligatoria della pasta e del riso farà uscire dall’anonimato 14 milioni di quintali di grano e 450 mila quintali di riso prodotti in Emilia Romagna. È quanto afferma Coldiretti regionale ricordando che scatta da oggi, 13 febbraio, l’etichettatura obbligatoria del riso e da domani, 14 febbraio, quello della pasta.

L’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta e del riso – afferma Coldiretti Emilia Rmagna – mette fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, come pure un pacco di riso su quattro senza che questo fosse fino ad ora indicato in etichetta.

Coldiretti, che ha organizzato il Pasta Day in occasione dell’entrata in vigore dei due decreti interministeriali sull’indicazione dell’origine obbligatoria del riso e del grano, ricorda che l’etichettatura è una scelta applaudita dal 96% dei consumatori che chiede venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine di tutti gli alimenti e confermata in Italia anche dal Tar del Lazio che ha precisato come sia “prevalente l’interesse pubblico ad informare i consumatori considerato anche l’esito delle consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese di origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario”.

Sulla sentenza del Tar aveva presentato ricorso vice presidente della Barilla e presidente di Aidepi, Paolo Barilla

In Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – il provvedimento interessa 30 mila aziende che producono grano su una superficie di 324 mila ettari per un valore di 340 milioni di euro e riso su una superficie di 8.000 ettari, per un valore di 25 milioni di euro.

L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine – precisa Coldiretti Emilia Romagna – non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del territorio. Secondo quanto previsto dal decreto le confezioni di pasta secca prodotte in Italia – spiega Coldiretti regionale – dovranno d’ora in poi avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

“Si tratta – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – del risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere dal rischio di abbandono della coltivazione più diffusa in Italia realizzata spesso in aree marginali senza reali alternative”.

“Finalmente sarà possibile sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, proibito sul grano italiano, o se il riso viene dai campi della Birmania sequestrati alla minoranza Rohingya, contro la quale è in atto una pulizia etnica”, ha affermato il direttore regionale di Coldiretti Marco Allaria Olivieri nel sottolineare “l’importanza di sostenere con la trasparenza scelte di acquisto più consapevoli da parte dei consumatori”.

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