Home » Attualità » Fake news: consigli per non cadere nelle bufale della rete

Fake news: consigli per non cadere nelle bufale della rete

A fake news concept showing a printed newspaper with a magnifying glass highlighting an underlying message on the front page headline – 3D render

di Laura Candeloro

Dalle scie chimiche alla meningite portata in Italia dagli immigrati africani, le vie delle bufale sul web sono infinite. Si fa ardua la lotta alle “fake news” o false notizie, termine coniato da Melissa Zimdars, docente di comunicazione al Merrimack College”, per definire le classiche bufale che viaggiano in rete, ossia le fonti false, ingannevoli, clickbait o satiriche. Le fake news sono proprio il prodotto dei social e del “giornalismo in rete” – definizione di Charlie Beckett – poiché è nella rete che si può accedere a molteplici fonti di informazione contemporaneamente e chiunque può immettere notizie con bassi costi e ad alto tasso di diffusione, soprattutto nei social network.

Per tornare alle bufale che hanno riguardato l’Italia nel 2016, virali sono state le false notizie concernenti i gradi di magnitudo dei violenti terremoti che hanno scosso il Centro Italia. Tanti pseudo-sismologi sostenevano che lo Stato avesse intenzionalmente fornito dati errati riguardo l’entità delle diverse scosse, abbassando la magnitudo per non pagare i danni ai cittadini.
La più cliccata fake news del 2016 è stata quella delle scie chimiche che non ha nessuna base scientifica: le scie vengono prodotte dagli aerei in volo e non sono altro che vapore acqueo condensato. Ha ottenuto oltre 200mila condivisioni la falsa notizia  relativa al referendum, pubblicata dal sito “Italiani Informati” a proposito del (falso) ritrovamento di “500 mila schede già segnate col SI”, in un paesino peraltro inesistente.

GLI SCOPI DELLE FAKE NEWS

Chi immette fake news in rete può perseguire lo scopo di guadagnare lauti introiti pubblicitari, in quanto si fa  presto a creare un sito web che poi basta saper promuovere sui social media, con titoli accattivanti per favorire  molteplici condivisioni ed i “like” , che generi guadagni fino a 10.000 dollari al mese, come ha confessato al Washington Post, Paul Horner, autore di notizie false.

Un altro scopo di produrre e veicolare in rete le bufale è quello della persuasione politica, influenzando l’opinione altrui. Si sfrutta così la bolla di filtraggio: gli algoritmi di Facebook, Google e altre piattaforme memorizzano infatti le nostre scelte passate proponendoci quindi solo notizie personalizzate, selezionate in base ai nostri gusti. E’ come se l’internauta, utente di facebook, vivesse online all’interno di una “bolla”, cercando in tal modo news che più si avvicinano alla sua visione del mondo ed evitando ogni informazione contraria.
L’utente dei social può cadere nel tranello della disinformazione, quando la sua fruizione delle news è superficiale e non controlla la fonte del contenuto informativo, il sito che lo diffonde e si limita a cliccare like e a condividerlo.
E sui social le news giungono in una veste grafica omogenea, con un formato uguale sia per il New York Times che per un sito di scienza spazzatura, dando più risalto al singolo contenuto (un titolo sensazionalistico, una bella foto) che non alla fonte che l’ha prodotto. Un particolare che favorisce la produzione di “fake news” per scopi di clickbaiting (acchiappaclick).
Dopo il caso della manipolazione informativa per le elezioni in Francia, le presidenziali in Usa, Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha ammesso la presenza di attività sospette realizzate attraverso il social network, che può divenire strumento di manipolazione dell’opinione pubblica. Da poco è partita la lotta alle fake news e ai profili falsi, offrendo agli utenti la possibilità di segnalare con una sorta di “bollino rosso” le informazioni false con la dicitura “contestata”, sistema attualmente implementato solo in America, dopo aver eseguito accorte attività di verifica da parte di organizzazioni che collaborano col social per il fact checking delle news online.

COME EVITARE LE FAKE NEWS

1.    Controllare l’URL per verificare la fonte della notizia: esistono infatti siti-copia che hanno assonanze con altri famosi ed autorevoli portali come: “La Gazzetta della Sera”, “Rebubblica”, “Il Fato Quotidiano”.
2.    Leggere la sezione “Chi Siamo”: molti dei siti che diffondono “fake news” hanno un disclaimer in cui indicano che si tratta di un sito di satira.
3.    Documentarsi sull’autore dell’articolo, se esiste, controllandone il profilo su FB per vedere quante amicizie ha, se la foto profilo si trova in rete e quali informazioni ha reso pubbliche. Poi ricercare qualche frase dell’articolo su Google, tra virgolette, per verificare se sono state riportate da altre fonti; in caso contrario, meglio approfondire. Oppure si può usare il tool Stalkscan che riporta una mappatura di tutte le azioni compiute dal profilo nel pieno rispetto della privacy (i contenuti sono già disponibili pubblicamente). Permette di visualizzare le informazioni relative a età, sesso, situazione sentimentale, i familiari e gli amici, la partecipazione ad eventi futuri e passati, i like e i commenti.
4.    Controllare link e immagini all’interno dell’articolo e diffidare dei siti che non riportano collegamenti. Poi verificare su Google Immagini che la foto sospetta non sia stata già pubblicata altrove o ritoccata.
L’associazione Factcheckers ha realizzato una guida interattiva – http://www.factcheckers.it/guida/ – per diffondere la cultura della verifica delle fonti tra i più giovani.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*