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Tablecloths – Andrea Valenti espone al centro cinema Lino Ventura

Le pitture di Andrea Valenti vogliono lasciare una traccia, forse per questo si dipanano sempre in serie. Una serie di indizi, insomma, che chi guarda deve dipanare.
Come per ogni opera d’arte, nell’atto di creare per il pubblico, l’artista fa un patto con chi guarda per offrirgli una sua lettura della realtà, una sua idea, un suo modo di affrontare un problema, un’emozione, una memoria.. Ma non mostra direttamente questa lettura, questa idea, questo modo di affrontare un problema, bensì lo tramuta in arte (Chi guarda si impegna invece a guardare, cosa spesso complicata).

L’artista può ricordare forse un officiante in un rito magico, che pronuncia parole incomprensibili a chi non fa parte del rito, ma importantissime per chi partecipa (partecipare sarebbe appunto guardare l’opera). Con la differenza però, che non è soltanto l’officiante a decidere le parole, ma entrambi, sia lui che lo spettatore.
L’artista mostra alcuni indizi.. e il resto dell’interpretazione, il resto dell’emozione e del giudizio, sono in mano a noi, al pubblico.

In un certo senso l’artista abdica e il potere ce l’ha l’osservatore: siamo noi a decidere se questa mostra ci piace, non lui. Questo probabilmente varrebbe anche senza pubblico e l’artista abdicherebbe all’opera stessa.

Valenti dice di lavorare in serie per poter esplorare al meglio le potenzialità del supporto su cui sta lavorando, in questo caso si tratta di tovaglie di tela cerata come quelle che si tengono in casa per coprire il tavolo da cucina e che hanno la peculiarità di non dover esser lavate dopo l’uso – ci si passa una spugna sopra e tornano nuove – e che alla fine vengono semplicemente buttate, sono oggetti di poco valore. (Oggetti anche fuori moda ormai, mi viene in mente).

Sembra che Valenti sia abituato ad usare materiali (impropri per un quadro) che, almeno a livello di prezzo, hanno poco valore – ha usato nastro adesivo, carta, pvc – e ora queste tovaglie usa e getta. Forse il punto è che non sta nel prezzo il valore delle cose, o forse anche che le sue opere sono opere di poco prezzo.. Ecco, vedete, questa è la libertà immaginativa dell’interpretazione, io sto interpretando Valenti. Faccio bene? L’artista se non altro ce lo lascia fare, quindi sì.

Ma torniamo agli indizi. Cosa vediamo in questa serie di quadri che – l’artista dice – “non ha senso guardare separati ma prendono senso nel loro insieme”?
La prima cosa che spicca sono questi feroci tratti neri, veloci ed energici, che vanno quasi sempre a formare un figura che si riallaccia al tema ricorrente della tovaglia che fa loro da supporto.

Ci viene in mente allora che non solo la prima scelta stilistica (con la texture liscia e antiassorbente – quindi difficile, refrattaria – della tovaglia), ma anche la prima scelta d’immagine è stata lì, nella tovaglia: Valenti ha scelto i suoi pattern ricorrenti: le macchine, le pin up, il sale e pepe e l’olio… che fanno tanto casa d’infanzia. Sia che abbia preso le tovaglie in blocco in un magazzino senza guardarle, sia che le abbia osservate a una a una prima di comprarle, le ha scelte perché sapeva che erano così, decorate, un po’ retrò. E ha deciso di farsi ispirare da esse, di usarle come guida. Chissà se questo è un vero indizio.. sicuramente è un dato, però.

Anche il titolo della serie, Tablecloths, parla del loro supporto, significa proprio “tovaglie”. Il supporto quindi è davvero importante. E cos’è il supporto in questo caso, cosa sono le tovaglie? Forse il reale stesso, il nostro mondo? Forse il nostro mondo infantile? Forse solamente – semplicemente – la materia stessa, la tovaglia appunto, come superficie da studiare? La materia ossia la tecnica, la ricerca, il lavoro, la dedizione (a una causa)?

Valenti è un artista eminentemente politico. Lo si intuisce da alcuni indizi ma è difficile spiegare come, in un certo senso è qualcosa che si sente. Forse per il tratto, forse per la noncuranza con cui apparentemente muove certi colori. Forse per la tensione interna, interna al gesto intendo. Tensione ed energia, persino rabbia o forse semplicemente energia, come di un gesto purificatore.

Gesto ripetuto, serializzato, eppure unico. Gesto anche emotivo.
Valenti dice di voler lasciare parlare il suo sé d’artista quando dipinge, di voler “interrogare il suo talento”, il suo “aver qualcosa da dire, da comunicare” in una forma d’arte, come dicevamo prima parlando del patto tra artista e spettatore. E in effetti perché Valenti sarebbe artista? Solo perché sa disegnare meglio degli altri? (cosa vera, per chi dubitasse: ha formazione d’architetto, un tratto fine e maturo, oltre a una grandissima abilità nei ritratti)

Eppure no, forse non basta quello. Non è quello che fa l’artista, quantomeno non solo. Valenti interroga proprio quella parte di sé che si sforza – che crede, sente – di comunicare attraverso l’arte, attraverso parti impalpabili, sottili, pure, così difficili da notare nel mondo tecnocratico che ci avvolge. Arte e metodo (da qui la serie, da qui lo studio dei materiali), metodo e arte. Tecnica, dedizione, studio e componente innata. Una serie di opere per dipanare un sentire, un essere, una forza. Una serie di indizi…

 

LaZona

Prosegue il progetto espositivo del nuovo spazio LaZona all’interno del Centro Cinema Lino Ventura di Parma

La seconda esposizione, ospitata dal 1°  al 30 giugno al Centro Cinema Lino Ventura, sarà “Tablecloths con opere inedite dell’artista Andrea Valenti.

Prosegue anche nel mese di giugno il progetto espositivo del nuovo spazio LaZona, situato all’interno del Centro Cinema Lino Ventura, promosso dalle Biblioteche comunali del complesso dell’Ospedale Vecchio.

La seconda mostra ospiterà dal 1° al 30 giugno le opere pittoriche inedite dell’artista Andrea Valenti, il titolo della mostra, “Tablecloths”, è ispirato dal supporto utilizzato su cui l’artista è intervenuto pittoricamente.

L’impronta espressionista lasciata sugli innumerevoli supporti sperimentati in decenni di lavoro mai interrotto, questa volta si materializza sulle originali e al tempo stesso semplici superfici della tela cerata, usata normalmente come tovaglia.

Il contrasto  dell’intervento pittorico sul fondo estraneo al soggetto viene provocatoriamente evidenziato dall’inconfondibile segno e dai colori forti  tipici dell’arte di Andrea Valenti.

Una ventina di opere, dal piccolo al grande formato presentano per la prima volta al pubblico questa nuova sorprendente produzione dell’inquieto artista toscano, parmigiano d’adozione.

Orari apertura LaZona/Centro Cinema Lino Ventura – Via D’Azeglio 45/D Parma (PR)

lunedì e mercoledì :  9.00 alle 13.30

martedì, giovedì, venerdì e sabato: 9.00 alle 13.30 – 14.30 alle 19

 

LaZona ANDREA VALENTI

Titolo:  Tablecloths

Data: Le ultime ricerche dell’artista saranno esposte dal 01 al 30 giugno 2017.

Sinossi

L’impronta espressionista lasciata sugli innumerevoli supporti sperimentati in decenni di lavoro mai interrotto, questa volta si materializza sulle originali e al tempo stesso semplici superfici della tela cerata, usata normalmente come tovaglia. Il contrasto dell’intervento pittorico sul fondo estraneo al soggetto, viene provocatoriamente evidenziato dall’inconfondibile segno e dai colori forti tipici dell’arte di Andrea Valenti. Una ventina di opere, dal piccolo al grande formato presentano per la prima volta al pubblico questa nuova sorprendente produzione dell’inquieto artista toscano, parmigiano d’adozione.

Biografia

Andrea Valenti è nato a Siena nel 1967,  ha studiato all’Istituto d’Arte Paolo Toschi di Parma e si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano. Dal 1995, dopo un lungo viaggio in Amazzonia abbandona la professione di architetto per dedicarsi totalmente alla pittura. Espone al Centro Sociale Livello 57 a Bologna e per strada, stendendo a terra le proprie tele a Los Angeles, New York, Londra.

Nel 2004 è selezionato  tra  i  finalisti del Premio Arte  Mondadori e alla XVII  edizione  del concorso Treccani  degli  Alfieri.

Nel 2012 vince il concorso di live painting Muri Liberi  e, in  ex-equo, anche la prima edizione di Art-libre sui Muri del Convento,  presso il Convento dei Frati Cappuccini di Reggio Emilia. Nel 2014 vince il primo premio del concorso AnspiArte.

Ha collaborato con le seguenti gallerie:

Common Room Gallery di Londra, Gewo Gallery a Marburg (Germania), MAC, Milano, De Marchi, Bologna, 8,75 Vetrina, Reggio Emilia, L’Ottagono, Bibbiano (RE), Raisart Studio, La Spezia e ora sta collaborando con la Trip Gallery di Brescia.

Ad oggi le principali mostre personali allestite sono state nel 2014, “Life and colors” presso Palazzo Giordani, sede della Provincia di Parma, a cura di Stefania Provinciali; 2012 “La Resistenza Contesa” allestita alla Galleria delle Colonne presso il cinema Edison di Parma, a cura del Centro Studi Movimenti, circolo culturale Materia Off e Solares Fondazione delle Arti; 2011, “Atram”, Galleria L’Ottagono, Bibbiano (RE) a cura di Giuseppe Berti; 2009, “Linea Adesiva”, Raisart Studio, La Spezia, a cura di Isabella Raimondi; 2008, “Gotico Barbarico”, Galleria “8,75 Vetrina”, Reggio Emilia, a cura di Chiara Serri.

Andrea Valenti, vive a Parma e ha lo studio presso il “Cubo” in Via La Spezia, 90.

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