Un tripudio di biodiversità, con profumi e colori offerti dalle 258 diverse specie vegetali caratterizza la Picasso Food Forest, nella propaggine urbana a sud-est di Parma, tra le vie Picasso e Marconi, una striscia a “elle” di verde pubblico di 5.700 m2, “occupata” e riconvertita a frutta e orto a libero accesso. “L’idea è di riproporre il modello del bosco immaturo – spiega Francesca Riolo, dell’associazione Fruttorti, durante la visita guidata nell’ambito del festival sviluppo sostenibile – sfruttando dunque tutto lo spazio possibile: con piante alte e medie per dare ombra, arbusti ed erbe per arricchire la superficie e tuberi sottoterra. Completamente diverso dal classico parco urbano o dall’agricoltura monocolturale. In questo modo ricresce un ambiente più resiliente che favorisce la biodiversità vegetale e animale”.
“Abbiamo creato varie nicchie – continua Riolo, mentre il gruppo avanza nella food forest – una con piante aromatiche, una con albero da frutta, un’altra arbustiva. Molto importante è il ruolo delle piante azoto fissatrici, cioè che usano l’azoto per i loro processi nutritivi e poi lo rilasciano nel terreno con un’azione concimatrice a beneficio di tutto il sistema. Ad esempio l’erba medica”. Il tema delle erbacce è molto sentito: “Spesso si associa l’erbaccia al degrado e invece un angolo incolto è un paradiso di biodiversità per gli insetti. Lo si apprezza solo guardando nel dettaglio. Ma questo contrasta con il modello culturale che si è affermato, del pratino all’inglese tutto liscio e perfettino, con la piscina. E si finisce per preferire quello ad un fiume pulito e ricco di vegetazione”.
La prima piantumazione nella Picasso Food Forest avvenne nel dicembre 2012. Dopo quattro anni e mezzo l’esperienza è consolidata. Una delle piante simbolo è “la pesca sanguigna di Parma, che dà frutti con la polpa rossa”. Fornito dall’azienda Stuard, sta dando delle soddisfazioni: “Il pesco è un albero delicato, si ammala facilmente di “bolla”. L’anno scorso ha patito molto in primavera ma poi si è ripreso, senza trattamenti, e in due piante hanno prodotto 300 pesche, piccole ma gustose”. La frutta come gli ortaggi possono essere raccolti liberamente, ma è più rispettoso mettersi in contatto con i volontari, che si ritrovano qui per i classici lavoretti dell’orto, ogni sabato mattina.
Sotto il pesco sanguigno, a far da guardia e protezione, crescono dragoncello, bardiana e finocchietto. Poco più in là una siepe di piracanta. “Fa delle bacche invernali, non commestibili per noi, – spiega la Riolo – ma per gli uccelli che così si nutrono in una stagione difficile e poi tornano come predatori degli insetti, in una catena naturale. Pensate che qui abbiamo censito la presenza di 52 uccelli diversi, una biodiversità insospettabile”.