Home » I "CHICCHI" di Parma » I Castelli del Ducato: In gita al Castello di Scipione dei Marchesi di Pallavicino – VIDEO

I Castelli del Ducato: In gita al Castello di Scipione dei Marchesi di Pallavicino – VIDEO

Il Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino, uno dei più antichi della regione, si erge e vigila sulle colline di grande valore paesaggistico che dominano il Parco Regionale dello Stirone e del Piacenziano, a pochi minuti da Salsomaggiore Terme e a metà strada tra Parma e Piacenza, nel piccolo e suggestivo borgo medioevale denominato Scipione Castello.

Il Castello di Scipione, è stato tra i primi della regione ad essere dichiarato Monumento Nazionale nel 1922, per la sua valenza storico-artistica e paesaggistica.

Le Origini – Il primo documento che ne testimonia l’esistenza risale al 1025, quando il castello venne fondato da Alberto Pallavicino. Costruito come fortezza militare, il castello rientrava nell’ampio sistema difensivo approntato dai Pallavicino per la protezione e il controllo del proprio Stato che abbracciava un vasto territorio compreso tra i Comuni e le Diocesi di Parma, Cremona e Piacenza, dal Po all’Appennino. La leggenda vuole che il Castello debba il suo nome ad una preesistente villa romana costruita da consanguinei di Publio Cornelio Scipione l’Emiliano, il generale che annientò Cartagine.

Nel 1267, al tempo delle lotte tra guelfi e ghibellini, il castello subì diversi attacchi dai piacentini e successivamente, negli anni 1403 e 1407, dalle famiglie guelfe Rossi, Da Correggio e Terzi. Fu ricostruito e trasformato nel 1447 dai fratelli Lodovico e Giovanni Pallavicino che lo adeguarono alle nuove esigenze difensive. Risalgono a quel periodo il nuovo torrione cilindrico e le mura “a scarpa”, ribassate e rinforzate, meno vulnerabili agli attacchi delle nuove armi da fuoco. Allo stesso periodo risalgono anche le anguste prigioni rimaste immutate fino ad oggi.

Altri grandi interventi sono stati attuati a metà del Seicento con l’elegante loggiato aperto sul paesaggio collinare circostante, il grande portale d’accesso al cortile d’onore sormontato dallo stemma di famiglia, e all’interno dei saloni, con gli affreschi e importanti soffitti a cassettoni decorati. In alcune sale sono gelosamente conservati gli antichi soffitti medievali con le decorazioni originali, tenue ghirlande, fiori e stemmi che narrano di epoche lontane quando il castello era abitato da Manfredo, fratello di Uberto “il Grande”, così ritratto nella Cronica Duecentesca dello storico Fra Salimbene de Adam“(…) In questo castello abitò messer Manfredo, aveva quattro figli e tre figlie, bellissime dame, nobildonne maritate in diverse parti del mondo. La moglie sua e madre loro era Donna Chiara dei Conti di Lomello, bella dama, saggia assai e gioviale. (…) Messer Manfredo fu uomo di pace e quasi religioso; (….)E dava a tutti gli istituti in sale, senza misura e in abbondanza. Aveva infatti nella zona di Castel Scipione molti pozzi di sale, per i quali diventò ricco e molto potente. (…)

Il castello del Sale – Nel Medioevo il castello ebbe una grande importanza anche per via della sua posizione strategica a difesa dei numerosi pozzi per l’estrazione del sale e di cui i Marchesi Pallavicino erano i maggiori produttori e i più potenti arbitri del mercato, promuovendo lo sviluppo delle fabbriche e scavando nuovi pozzi intorno a Salsomaggiore. Il sale, elemento indispensabile per la conservazione del cibo, è stato per millenni una delle merci più ricercate e preziose. Le stesse acque salsobromoiodiche dalle quali un tempo si estraeva il sale sono oggi apprezzate per il loro elevato potere curativo e hanno dato origine al termalismo di Salsomaggiore.

I Marchesi Pallavicino –  I Marchesi Pallavicino, di legge longobarda, hanno origine antichissima e sono tra le pochissime casate in Europa ad avere più di mille anni di storia documentata.

In origine formavano con i Marchesi Malaspina, i Marchesi di Massa e i Marchesi d’Este – da cui discendono i Duchi di Ferrara e di Modena e gli odierni Principi di Hannover – un’unica famiglia detta “Obertenga”, dal nome del loro comune capostipite Oberto (945-975), Marchese e Conte del Sacro Palazzo.  I suoi possedimenti territoriali comprendevano le contee di Luni, Tortona e Genova, giungendo fino nei pressi di Pavia; i suoi discendenti acquisirono anche la contea di Milano, che tennero fino al XI Secolo.

In un secondo tempo i vari ceppi si resero autonomi e i Marchesi Pallavicino fondarono il proprio Stato, feudo immediato del Sacro Romano Impero, su un vasto territorio compreso tra il fiume Po e l’Appennino e la cui capitale era Busseto.  Nel 1479, Gianfrancesco Pallavicino, figlio di Rolando “Il Magnifico” fondò una nuova capitale chiamata Cortemaggiore, città ideale, perfetto esempio di urbanistica rinascimentale secondo i precetti di Leon Battista Alberti. Nel 1636 i Marchesati di Cortemaggiore e Busseto vennero confiscati con atto di forza dal Ducato di Parma e Piacenza ad opera dei Farnese mentre il Marchesato di Zibello sopravvisse fino all’epoca napoleonica. Quando, nel 1636, l’imperatore Ferdinando offrì ai Marchesi Pallavicino il titolo di “principi”, essi rifiutarono, fedeli alla dignità marchionale che da sempre li legava alle proprie terre.

Il Castello di Scipione rimase quasi sempre in mano alla famiglia Pallavicino tranne che per un breve periodo dopo la prima guerra mondiale quando fu donato dalla Marchesa Clelia Pallavicino all’ Opera Nazionale Orfani di Guerra.

Negli anni Settanta il Castello fu acquistato dal diplomatico danese Christian Frederik Per dei Conti von Holstein per portarlo in dono alla moglie, Marchesa Maria Luisa Pallavicino, e farne la loro residenza. Il Castello ritornò così al ramo primogenito della sua famiglia fondatrice che annovera tra i suoi antenati diretti importanti personaggi come Adalberto, grande condottiero, del quale ne cantano le lodi Ludovico Ariosto nell’”Orlando Furioso” e Torquato Tasso nella “Gerusalemme Liberata”, Uberto detto “Il Grande”, Vicario Imperiale della Lombardia e Signore di Milano, e Rolando detto “Il Magnifico”, uomo del Rinascimento, autore delle “Statuta Pallavicinia”, testo legislativo che rimarrà in vigore fino all’Ottocento e con il quale seppe riorganizzare in modo moderno il proprio Stato.

I principali personaggi che hanno fatto la storia dello Stato Pallavicino:

Uberto “Il Grande” (1197-1269)
Uberto detto “Il Grande” prende parte, poco più che ventenne, alla prima crociata voluta da Papa Onorio III e successivamente ad una spedizione tesa al rafforzamento del nuovo Impero Cristiano d’Oriente. Le sue innate doti di intelligenza, unite all’attitudine al comando e all’esperienza accumulata durante gli anni in Oriente, lo hanno portato a diventare uno dei massimi esponenti ghibellini del suo tempo. Grazie ai meriti acquisiti, nel 1239 l’Imperatore Federico II lo nomina Vicario Imperiale in Lunigiana, in Versiglia e Garfagnana e gli conferma anche l’investitura dello Stato Pallavicino. In un secondo tempo ottiene dall’Imperatore Corrado IV la nomina di Vicario Imperiale di tutta la Lombardia. Uberto estese il suo controllo a numerose città dell’Italia settentrionale fino a prefigurare una signoria paragonabile a quella che sarebbe stata costituita solo più tardi dai Visconti. Lo storico Fra Salimbene de Adam, nella sua “Cronica”, scrive che Uberto “aveva il dominio delle città di Brescia, Cremona, Piacenza, Tortona, Alessandria, Pavia, Milano, Como, Lodi, e che poteva avere cavalieri da Vercelli, da Novara, da Bergamo e anche da Parma, anche se gli era avversa, e che mai l’Imperatore era riuscito a tanto”. La sua fortuna ebbe fine con il crollo della potenza sveva e il sopravvento della fazione guelfa su quella ghibellina. Si ritirò nel 1268 nell’inaccessibile rocca di Gusaliggio in Valmozzola, dove morì l’anno successivo.

Rolando“Il Magnifico”(1394-1457)
Valente uomo di guerra, detto “il Magnifico”, oltre che per la sua capacità di “giostrare tra i potenti dell’Italia padana” anche e soprattutto per l’opera di riassetto e di riorganizzazione del proprio feudo, che culminò con l’emanazione nel 1429 di un corpo di norme dette “Statuta Pallavicina”, testo legislativo civile e penale che rimarrà in vigore fino all’Ottocento e con il quale seppe riorganizzare in modo moderno il proprio Stato. Rolando conservò la marca sovrana, vicariato e feudo immediato dell’Impero, detto “Stato Pallavicino” che comprendeva un vasto territorio tra i fiumi Po, Nure, Taro e l’Appennino, con capitale Busseto.

Gianlodovico Pallavicino (1425 – 1481)
Figlio di Rolando “Il Magnifico”, nel 1479 lasciò la città di Busseto al fratello Pallavicino Pallavicino per fondare una nuova capitale dello Stato, Cortemaggiore. Perfetto esempio di urbanistica rinascimentale,  Cortemaggiore rimane uno dei pochi esempi di città edificata secondo i principi della “città ideale” dettati da Leon Battista Alberti.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*