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Animali Fantastici: l’oca del Battistero di Parma

di Francesco Gallina

Benvenuti al quindicesimo appuntamento della rubrica Animali fantastici e dove trovarli nella mia Drogheria dell’Arte, rubrica tutta dedicata allo straordinario Zooforo di Parma. Oggi in pentola bolle ragù di… oca. Volete assaggiare? Prima, però, un po’ di storia.

Anno 390 a. C. – I Galli guidati dal temibile Brenno assediano Roma. I romani riescono a ribaltare le sorti della guerra. Eppure – la leggenda racconta – se non ci fossero state le oche a dare l’allarme nel cuore della notte, per i romani la vicenda avrebbe potuto prendere una piega diversa. Oche prodigiose, divinatorie, come il loro fegato, spesso esaminato dagli aruspici per leggere il futuro. Da allora – ci narra Plinio il Vecchio – i romani hanno un occhio di riguardo verso le oche, tanto che i censori hanno persino il compito di appaltare cibo per le oche. Una venerazione per l’animale che accomunava i romani agli egizi, che consideravano l’oca ministro della dea Iside, mentre i buddisti ne avevano fatto simbolo di ascesi celeste. L’oca diventa medium, ponte per conoscere l’aldilà. Persino il gioco dell’oca affonderebbe le sue radici nell’arte della divinazione.

Fidate guardiane dei romani, le oche diventano compagne anche per alcuni santi del Medioevo, come Martino di Tours. Ma i tempi cambiano e cambiano anche le oche. L’oca (o le oche) di Martino, infatti, rivela agli abitanti di Tour dove si trova il santo, che si nasconde in una stalla non appena viene a sapere che vogliono nominarlo vescovo.

Ma le oche sono anche cibo, soprattutto cibo (e penne per scrivere). E sono animali, animali leopardianamente incoscienti della morte che li attende, finché non si ritrovano nel calderone in cui cuoceranno. La differenza fra l’oca e l’uomo – scrive Guido Gozzano nella deliziosa poesia che vi propongo – sta tutta qui, nell’assenza di consapevolezza. Nella più totale ignoranza. Siamo nel ‘900: l’arte divinatoria è tramontata. Si pensa alla Belle Epoque. Eppure nuove invasioni sono alle porte.

 

 

LA DIFFERENZA

 

Penso e ripenso: « Che mai pensa l’oca

gracidante alla riva del canale?

Pare felice! Al vespero invernale

protende il collo, giubilando roca.

 

Salta starnazza si rituffa gioca:

né certo sogna d’essere mortale

né certo sogna il prossimo Natale

né l’armi corruscanti della cuoca ».

 

O pàpera, mia candida sorella,

tu insegni che la Morte non esiste:

solo si muore da che s’è pensato.

 

Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!

Ché l’esser cucinato non è triste,

triste è il pensare d’esser cucinato.

 

FRANCESCO GALLINA ha 24 anni ed è pramzän dal säss.

Laureato in Lettere Classiche e Moderne, è critico letterario, docente, blogger, narratore e autore di articoli e saggi accademici su letteratura, poesia, filosofia e arti dello spettacolo.

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