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“La vita è arte” – Il film di Bocchi sul pittore socialista Renato Guttuso

Il film “La vita è arte. Renato Guttuso, l’artista e il suo tempo” esce per la prima volta in DVD nella nuova edizione, realizzata in occasione del trentennale della scomparsa dell’artista, insieme al libro “Ritratti d’artista. Renato Guttuso raccontato da scrittori e poeti”. Il film contiene il testamento artistico-culturale di Guttuso raccolto nell’ultima intervista filmata realizzata da Giancarlo Bocchi nel 1986, poco prima della scomparsa del pittore.

Uscito in occasione del centenario della nascita di Renato Guttuso, il film documentario di Giancarlo Bocchi è presentato in DVD nella nuova edizione per l’anniversario del trentennale dell’artista, contiene molti documenti inediti come le immagini dei quaderni giovanili dell’artista, presentati per la prima volta, insieme a filmati inediti tra i quali quelli mai visti degli archivi sovietici e una serie di riprese familiari in formato 8mm che ritraggono Renato Guttuso a casa di Pablo Picasso, o in Olanda con Karel Appel o, ancora, durante un viaggio nei primi anni’60 in Sicilia alla ricerca delle sue radici.

Il film racconta non solo l’artista, ma anche il politico e l’intellettuale protagonista del dibattito culturale e delle polemiche del ‘900, che con le sue opere ha testimoniato alcuni dei più significativi eventi del secolo scorso: la Guerra di Spagna, la Seconda guerra mondiale e la Resistenza, la guerra fredda e il pericolo nucleare, le guerre di liberazione della seconda metà del ‘900 e i nascenti movimenti giovanili. Un artista che a suo modo ha saputo interpretare e raccontare la storia del suo tempo, che ha vissuto da protagonista il suo presente, interpretando il divenire attraverso la sua intensa passione civile.
Ad aprire il documentario è una intervista filmata, che il Maestro rilascia nel 1986 nella sua casa di Velate di Varese, pochi mesi prima di morire. In quell’ultima intervista, forse il suo testamento culturale, Guttuso si racconta con grande intensità e sincerità, soffermandosi sui tanti momenti salienti della sua lunga ed appassionata vicenda umana. Chiacchierando col pittore Baj, disegnando e dipingendo nel suo atelier, fumando ininterrottamente una sigaretta dopo l’altra, Guttuso parla della sua infanzia, in una Sicilia ancora ottocentesca, del fascino che esercitò su di lui il futurismo, a  cui aveva aderito il pittore Pippo Rizzo, suo primo maestro. Racconta dei suoi anni difficili a Roma e Milano, dell’ammirazione per De Chirico, dell’adesione al movimento di  “Corrente”, della Resistenza antifascista e delle sue prime importanti opere: Fuga dall’EtnaLa crocifissioneGott mit Uns. Iscrittosi al Partito Comunista, nell’immediato dopoguerra, al Congresso Mondiale degli intellettuali per la Pace in Polonia, Guttuso conobbe Pablo Picasso a cui lo unì un’amicizia che durò tutta la vita. Protagonista del dibattito che divise in quegli anni l’arte italiana, Guttuso, tutto teso ad un realismo che sapesse narrare un ambiente e una situazione morale, si spese in nome degli ideali che volevano un’arte più comprensibile dalle masse, ma anche in quel movimento che vedeva nel postcubismo l’unico mezzo verso il realismo contemporaneo.

In tutto il suo lungo percorso l’artista siciliano ha saputo affermare un’arte che ha testimoniato il sentimento civile e la morale della società vagheggiata e da sempre perseguita. Così risponde, sul finale dell’intervista del 1986, alla domanda se le sue convinzioni politiche gli abbiano precluso altre strade nell’arte e nella vita: «Io non mi sono mai sentito limitato dalle mie idee politiche. Perché le mie idee politiche sono la conseguenza di tutto quello che penso e sono».

L’ ULTIMA TESTIMONIANZA DI RENATO GUTTUSO 

Il 27 luglio 1986 quando l’artista rilascia queste sue ultime dichiarazioni è già molto ammalato. È provato nel fisico, ma non gli manca la possibilità e la voglia di ragionare dell’arte e della vita. Si esprime con concetti limpidi, inequivocabili.

La sua ultima intervista, rimasta per anni in gran parte inedita, viene integralmente filmata nella casa estiva dell’artista, a Velate di Varese, alla presenza di un altro grande artista, Enrico Baj.

Delle sue idee politiche Guttuso non rinnega nulla. Anzi, quasi a voler sgombrare ogni dubbio presente e futuro, ogni polemica o diceria, sostiene con forza e senza esitazioni: “Sono costituito in un modo tale che devo pensare quello che penso. Non posso pensare altrimenti!”

Dopo una battuta riuscita bene il maestro sorride beffardo, gli occhi mediterranei brillano intensi e sembra per un attimo ringiovanire di trent’anni.

Malgrado sia spossato dalla malattia e frequentemente disturbato da alcuni dei presenti che sembrano non voler intendere le parole del maestro, Guttuso parla senza sosta per più di un’ora.

Guttuso – questa è anche l’ impressione del momento di Baj – ha veramente voglia di raccontare e di mettere a posto alcuni piccoli- grandi tasselli di un’ esistenza.

Oltre a riaffermare la sua fede incrollabile nelle sue idee politiche, dice alcune cose sorprendenti sull’arte. Rivela ad esempio un iniziale amore artistico per Giorgio De Chirico. Scuote poi la testa parlando della grande devastante polemica tra “figurativi” ed “astratti” della seconda metà degli anni ’40 attribuendo, pur senza troppa convinzione, la responsabilità della futile diatriba ai critici d’arte. Ripensando a poi a quei fatti che che alzarono un muro invalicabile tra gli artisti italiani e che provocarono degli strascichi sul piano personale – ad esempio tra Guttuso e Gino Severini – sorprendentemente dice: “Il Futurismo è l’avanguardia che ha osato spingere le cose fino in fondo. La grande idea rivoluzionaria in arte è la proposta Futurista “.

Guttuso, lucido ed estremamente cosciente, sa che sta parlando di un mondo ormai passato: “Ai nuovi pittori non importa niente della politica. A me ne importa sempre di più…”

Racconta anche i mali dell’ “avanguardismo” in arte: “Lo spirito avanguardistico è lo spirito che ti porta a fare una proposta e a lasciarla lì. Mentre l’arte consiste nella continuità, nella ricerca”.

Fumando una sigaretta dopo l’ altra senza interruzione, Guttuso spiega poi l’idea che lo ha portato a fare l’artista: “Esiste questo portacenere o questo pacchetto di sigarette. Io voglio rendere, questo pacchetto di sigarette, non solo la sua forma perché mi sta bene dentro un quadro, ma per quello che significa dentro un quadro. Ossia la somma delle relazioni che, ciascuna per conto suo, significa qualcosa. E questo fa la pittura…Cioè il linguaggio che tu adoperi…Questo avviene per tutte le arti, quando si affronta un tema della realtà: un tramonto descritto da Mallarmé, una mela dipinta da Cézanne, un vento in un bosco tradotto in musica da Debussy. Questo è linguaggio che trasforma le cose del mondo in arte, e insegna agli uomini a vedere il tramonto, a guardare una mela, ad ascoltare il vento tra le fronde di un bosco con più profondità, meno superficialmente.

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