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24: il grande ritorno del franchise televisivo girato in tempo reale

di Carlo Lanna

 

Riportare in tv un marchio che in passato ha regalato grande successo, non sempre deve essere visto come un qualcosa di negativo. Il ritorno di 24, una fra le serie storiche di FOX America e che ha trovato un successo enorme anche qui in Italia, è l’esempio lampante del fatto che il vecchio non passa mai di moda. Si possono cambiare i personaggi, le storie, ma se la struttura ed il ritmo rimangono gli stessi, il format può essere riproposto anche in un’altra veste. Quindi alle volte non bisogna generalizzare nell’etichettare, un reboot o un newequel, un prodotto di poco conto. Il franchise di 24, stupire il pubblico con thriller social/politico della seconda golden age televisiva, ha ancora molto da raccontare, infatti la nuova serie tv in onda in America da poco meno di 3 settimane, che prende il nome di 24: Legacy, non perde né il suo fascino né tanto meno la sua contagiosa adrenalina. Cambia il cast ma le intenzioni di una trama vicina (se non vicinissima) alla realtà di oggi, rimangono del tutto immutate.

Il primo episodio di 24 fu trasmesso in America nel settembre del 2001, poco prima che dell’attentato alle Torri Gemelle ed in un periodo in cui la nostra società viveva un periodo di calma apparente. Kiefer Sutherland era il protagonista indiscusso; nella serie interpretava Jack Buer , il direttore del CTU, una fittizia agenzia anti-terrorismo di base a Los Angeles. In ogni stagione c’era una missione da svolgere, un’impresa titanica che metteva a dura prova i nervi dell’immortale protagonista. Che si trattava di trovare un ordigno nucleare nel cuore della città o sventare un attacco batteriologico, la serie convinceva non solo per questo suo ritmo coinvolgente ma soprattutto perché ogni singolo episodio era girato in tempo reale. Un’ora copriva l’arco narrativo di un episodio appunto, ed il timer scorreva in maniera pulsante sullo schermo. Dopo 192 episodi, 8 stagioni, un film  televisivo, ed una miniserie evento trasmessa qualche anno fa, il  franchise non ha perso il suo fascino (anche se il pubblico ha migrato verso altri lidi seriali). Rimane la prima serie tv che ha toccato con mano i problemi culturali e sociali dell’America post-Clinton e pre-Obama, e merita un post d’onore nell’universo televisivo di oggi, perché risponde a quella voglia di trattare tematiche scottanti senza dimenticare il gusto dell’entertainment.

24: Legacy quindi nasce con questo obbiettivo: non dimenticare la tradizione ma innovare il suo gusto, lo stile ed i temi trattati. Anche in questo nuova serie tv, il CTU rimane il cuore pulsante della narrazione, e benché il fantasma di Jack Bauer aleggia ancora fra i corridoi del centro anti terrorismo, il nuovo protagonista riesce comunque ad essere convincente quanto basta. Corey Hawkins è Eric Carter, ex mi militare, il quale dovrà affrontare una scomoda situazione una volta tornato negli Stati Uniti. I seguaci di un leader politico del medio oriente, ucciso durante una missione segreta e voluta dallo stesso CTU, mettono in moto un piano di vendetta verso tutti i militari che hanno partecipato alla missione appunto, solo per recuperare una chiavetta USB che – pare – contenere una lista di agenti dormienti. Inizia così una corsa contro il tempo per evitare l’impossibile ed, Eric Carter, dovrà usare tutte le frecce del suo arco per salvare la Nazione da un’imminente crisi diplomatica. Assieme a questo, in 24: Legacy, convergono altre storie, tutte con lo stesso comune denominatore.

Non era certo un’impresa facile rendere tale il franchise televisivo, cioè renderlo credibile se messo a paragone con quello terminato nel 2012, eppure l’eredità di 24 viene raccolta in maniera più che dignitosa dal nuovo ‘eroe’ della situazione. Sguardo schivo, parlantina veloce, Eric Carter pur non eguagliando l’appeal di Jack Bauer, è un personaggio a tutto tondo, ben costruito e con alle spalle un buon background; anche lui sfreccia in auto a tutta velocità, ha una mira infallibile e farebbe di tutto per salvare l’America, la sua patria, fin troppo sobillata da leader politici senza arte né parte.

Ed al di là di tutto, ciò che ha reso questo franchise televisivo – girato in tempo reale – una perla di rara bellezza, è proprio la contestualizzazione storica. 24 ha la capacità di mixare sia l’entertainment più puro che fotografare la realtà di oggi, fra tanti vizi e poche virtù.

1 Commento

  1. Mi dispiace…nessuno riuscirà ad eguagliare Jack Bauer/Kiefer Sutherland… :(… è solo una maniera per sfruttare il “marchio” lanciato e portato al successo da Sutherland

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