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Aspettando Sanremo – Intervista a Clementino: “Ragazzi fuori”

di Francesca Binfarè

 

Clementino a Sanremo canterà “Ragazzi fuori”. In questi giorni, tra prove e interviste in vista del Festival, sta completando il lavoro sul suo prossimo album che dovrebbe essere pubblicato in primavera. Il testo di “Ragazzi fuori”, scritto da Clementino, affronta il tema del disagio sociale delle nuove generazioni, ma anche di chi è vicino a chi sta male e dedica la vita a chi soffre.

Clemente Maccaro viene da Camposano di Nola, in provincia di Napoli: ha scelto il suo mestiere anche per dimostrare, non solo a se stesso, che un microfono ben usato può aiutare a fuggire dalle terre di Gomorra. La sua bandiera è l’hip hop; il suo pensiero è “ si può fare se ci credi e se lavori sodo”.

Nel 2016 Clementino ha partecipato per la prima volta in gara al Festival di Sanremo con il brano “Quando sono lontano”, contenuto nell’album “Miracolo! Ultimo Round”. Quest’anno, torna all’Ariston carico di entusiasmo e con un brano dal contenuto importante.

 

E’ inevitabile iniziare con una considerazione su questo tuo ritorno al Festival. Quanto l’esperienza aiuta ad arrivarci meglio?

L’esperienza aiuta moltissimo a superare l’emozione di quel palcoscenico. L’anno scorso, per me, è stata la prima volta; ero emozionantissimo ma superata la prima fase mi sono divertito molto. Quest’anno voglio tornarci con lo stesso spirito.

 

Chi sono i “Ragazzi fuori” di cui canti?

I ‘ragazzi fuori’della canzone sono i ragazzi di strada.

 

Quale messaggio vorresti far arrivare con questo brano?

Il messaggio che vorrei portare al pubblico è che c’è sempre una speranza e che ci sarà sempre qualcuno disposto a darti una mano. Allo stesso tempo, però, bisogna però cercare di alzare la testa da soli e camminare con le proprie gambe.

 

Quale pensi sia il vero pregio di questa tua canzone?

Credo molto nel testo, tanti ragazzi probabilmente ci si rispecchieranno. E’ una canzone autobiografica, anche io in passato sono stato un ‘ragazzo fuori’.

 

Qual è la prima canzone, il ritornello o l’esibizione che ti viene in mente quando pensi al Festival?

Devo fare riferimento alla mia esperienza dell’anno scorso e scegliere una mia esibizione, quella in cui ho cantato la cover di “Don Raffaè” di Fabrizio De Andrè. Il boato che ci fu alla fine della canzone è una cosa che non dimenticherò mai.

 

Quale sarà l’ultimo pensiero che farai prima di salire sul palco dell’Ariston?

Sicuramente sarà rivolto alla mia famiglia, sempre al mio fianco sia nei momenti di gioia sia in quelli di difficoltà.

 

Il momento più divertente e, se c’è, quello più imbarazzante che hai vissuto a Sanremo?

Il più divertente è stato senza dubbio quando mi presentai alle interviste con la tuta del Napoli il giorno dopo la partita Juve – Napoli (tra l’altro persa per 1 a 0). Quello più imbarazzante è stato quando sono salito per la prima volta sul palco dell’Ariston, mi tremava la voce dall’emozione.

 

Siamo sulle pagine di Il Caffè Quotidiano: hai un momento tutto tuo, durante la giornata, che ti concedi sempre? Un caffè, vero o metaforico, a cui non rinunci mai?

Ragazzi io sono napoletano e non posso fare a meno del caffè, ne bevo almeno cinque al giorno!

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