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Vi racconto il mio cinema: Capitan Fantastic di Matt Ross

Iniziare un viaggio, per chi è abituato piedi, mente o cuore a non fermarsi mai, è come iniziare una sorta di nuova vita.
Al quinto capitolo della sua saga, uno dei personaggi più popolari e mitici della settima arte, Rocky Balboa, dichiara che avere avuto suo figlio è stato “come nascere un’altra volta”.

Non poteva dunque esserci una scelta più azzeccata per inaugurare quest’avventura, se non quella di un road movie profondamente legato alle dinamiche ed ai rapporti tra genitori e figli.

Personalmente, la mia vita ha trovato la sua dimensione migliore e più profonda dal momento in cui sono diventato padre, e seguire l’epopea della famiglia Cash, “capitanata” come da titolo da uno strepitoso Viggo Mortensen, neanche fosse una versione attuale di quel Little Miss Sunshine che fu un miracolo una decina d’anni or sono, è stata un’esperienza piena, vibrante, traboccante nel bene o nel male di passione e voglia di vivere.

Del resto, non c’è un campo migliore all’interno del quale provare la propria fallibilità che quello di genitore, senza dubbio il più meraviglioso e terribile che si possa attraversare nel corso della vita: e la famiglia Cash, che vive lontana da una società che critica bastando a se stessa, scopre proprio un errore dopo l’altro e grazie al confronto con il mondo dal quale si è esiliata affrontato di nuovo per poter dare un ultimo saluto alla propria compagna ed alla propria madre quanto è preziosa la lezione dell’esperienza, così come quella del confronto e della costruttiva mediazione, alla base, a ben guardare, della maggior parte dei rapporti umani, specie quelli vissuti in Famiglia, il circolo più importante e potenzialmente distruttivo delle nostre vite.

Con ogni probabilità, oltre ad essere uno dei titoli più interessanti di questa stagione cinematografica e di questo duemilasedici che volge al termine, Captain Fantastic ha il grande merito di funzionare per i genitori tanto quanto per i figli, così come per tutti quelli che non hanno smesso di viaggiare, e vivere, e godere della vita con tutta la passione possibile: e dai passaggi più ironici – il dialogo sull’utilizzo dell’Esperanto – ai dilemmi morali legati all’educazione ed alla società, per finire con le sequenze di maggior impatto emotivo – il funerale sulle note di uno splendido adattamento di Sweet Child O’Mine dei Guns and Roses ed il confronto tra padre e figlio in aeroporto poco prima dell’epilogo – non passa fotogramma senza che ci si possa sentire parte della famiglia Cash, ed ancor più intimamente, parte di una Famiglia.

Per chi vive la vita ed il Cinema come il sottoscritto, non c’è modo migliore per iniziare, condurre, o finire un viaggio.
E sentirsi un Capitano. Nei giorni fantastici ed in quelli meno.

Voto: 8

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