Home » Cultura&Spettacoli » Vi racconto il mio cinema: Sing, la nuova opera della Disney per la “generazione talent”

Vi racconto il mio cinema: Sing, la nuova opera della Disney per la “generazione talent”

di James Ford

SING di Christophe Lourdelet e Garth Jennings:

Spesso e volentieri, quando si parla di Cinema mainstream, uno dei bersagli più grossi per la critica “alta” è rappresentato senza dubbio dalla Disney, pronta ad evocare gli spettri del buonismo e della favola a lieto fine quasi più di qualsiasi Spielberg al pieno della sua visione positiva del mondo.
E’ curioso, d’altra parte, vedere al contrario esaltati da quella stessa critica titoli firmati da Dreamworks o Illumination – come in questo caso – prodotti che, di fatto, sono figli della stessa poetica e costruzione.
Sing è un esempio perfetto della categoria: un lavoro carino, piacevole da seguire a prescindere dall’età – che, fortunatamente, negli ultimi anni si è molto livellata, ed aiuta a considerare il Cinema d’animazione non soltanto un giocattolo per bambini -, arricchito da una colonna sonora a colpo sicuro ed in grado di strizzare l’occhio alla “generazione talent” che nel corso delle ultime stagioni ha permesso a molti cantanti – ma non solo – di combattere per il proprio sogno di fronte alle telecamere, inaugurando una nuova epoca anche in termini sociali.
Non parliamo, certo, di un film epocale o di un cult, e neppure di qualcosa ai livelli del recente – e Disneyano, per l’appunto – Oceania, ma senza dubbio di un titolo perfetto per unire diverse generazioni e regalare un messaggio positivo al grande pubblico senza per questo risultare di manica troppo larga per tutti quelli che, al contrario, in sala vorrebbero solo sofferenza, in chi realizza come in chi gode del risultato finito.
Il lavoro di Garth Jennings – che si fece notare anni fa per la trasposizione di Guida galattica per autostoppisti – e Christophe Lourdelet, dunque, non va accolto come la sensazione del genere ma neppure rifiutato a priori, quanto più goduto come una bella cantata senza pensieri sotto la doccia o con l’aspirapolvere tra le mani, simboli di quei momenti in cui, soli con noi stessi – o quasi – immaginiamo come sarebbe la nostra vita se un giorno o l’altro qualcuno ci dicesse che il nostro talento potrebbe davvero cambiare le cose.

Poco importa, in fin dei conti, che quelle cose riguardino il nostro piccolo quotidiano o il grande mondo attorno.
L’importante, a volte, è provare. Perchè il silenzio non si addice al talento.

VOTO: 6,5

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*