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Cannabis a scopo terapeutico: dove, come, quando, perché. E sulla legalizzazione…

di Francesca Devincenzi

E’ la n. 3235 la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis, al momento arenata sul tavolo delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera.

Ma, seppur la legge sia ancora lì, l’uso terapeutico della cannabis per la cura del dolore cronico non curabile con metodi tradizionali, problema che interessa 12 milioni di persone, più donne che uomini, specie dai 65 anni in su, è già ammesso.

Fondamentale quindi distinguere tra l’utilizzo della cannabis per uso terapeutico, ammesso, e la libertà di fumarsi le canne senza commettere reato, in discussione. 

Alcuni chiarimenti –  In Italia l’impiego della cannabis per uso terapeutico è stato legalizzato nel 2013 e la Toscana è stata la prima regione da fare da apripista. A oggi sono 11 le regioni in cui la cannabis è a carico del Sistema sanitario nazionale (Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia e Lombardia), nelle altre regioni è a carico del paziente.

Approfondite ricerche scientifiche dimostrano come  nel trattamento di diverse patologie come quelle del sistema nervoso centrale, e quindi in tutte le forme di spasticità, e anche in altre patologie come la riduzione del dolore nel trattamento di cefalee e fibromialgie, nelle malattie croniche generalizzate e in quelle reumatiche, i risultati siano sorprendenti. Come per migliorare la qualità del sonno e favorire l’appetito”.

Uso molto diverso rispetto a quello di strada –  Siamo ben lontani dall’idea di legalizzazione a scopo ricreativo. Il principio attivo responsabile degli effetti collaterali tipici del fumo ludico è il THC (delta 9-tetraidrocannabinolo) che nella cannabis usata a scopo terapeutico è presente in percentuale strettamente controllata.

Inoltre, la cannabis terapeutica non si fuma, ma viene somministrata attraverso infusi o come gocce assunte per bocca. La cannabis per uso terapeutico è un farmaco a tutti gli effetti, molto meno pericoloso di altri usati per combattere il dolore, come per esempio gli oppioidi. È un farmaco sicuro, con pochissimi effetti collaterali, di rara incidenza.

Le infiorescenze impiegate per uso terapeutico, fino all’agosto 2016, provenivano esclusivamente da piante coltivate in Olanda in ambiente protetto e in serre controllate, con un profilo genetico stabile per cui forniscono un prodotto con un contenuto di principio attivo costante.

Ora, è disponibile un prodotto realizzato  dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM) che rientra fra gli impianti facenti capo all’Agenzia industrie difesa che opera sotto la vigilanza del Ministero della Difesa e coniuga le capacità chimico-farmaceutiche di officina di produzione alle garanzie di affidabilità e sicurezza militare.

La prima farmacia a vendere la cannabis italiana si trova a Vicenza. 

A Roma, il primo Canapa Caffè con Therapy Room – Nella Capitale, dal 10 settembre 2016, ha aperto il primo Canapa Caffè, nel quartiere San Lorenzo. Non è un Coffee Shop stile Amsterdam, ma un luogo terapeutico. Sul profilo Facebook viene definito “uno spazio interamente dedicato alla cultura della canapa a 360 gradi, qui non si fuma a scopo ricreativo. E’ un’associazione culturale con tesseramento gratuito, dove poter scoprire tutti i benefici e i vantaggi che l’utilizzo di questa antica pianta può offrire.

Oltre all’area shop, dove si potranno acquistare alimenti, cosmetici, abiti e oggetti artigianali realizzati con la cannabis, un lounge bar per degustare piatti a base di semi, oli e farine di canapa e la Therapy Room: una saletta apposita per i pazienti che usano la canapa a scopo terapeutico”.

Ad aprire l’attività, due  pazienti che da tempo hanno deciso di curarsi senza dover ricorrere alle medicine convenzionali, sostituendole con un farmaco legale a base di cannabis.

A Bologna, Napoli e Milano, sono invece presenti degli hemp bar, locali adibiti alla vendita di cibi, come barrette, bevande proteiche, prodotti vegetariani contenenti dosi ammesse di foglia di canapa. Ma, al momento, nessuno di questi è dotato di “Therapy room”.

 

LEGALIZZAZIONE A SCOPO RICREATIVO – Il prossimo 25 luglio…la legge sulla legalizzazione della cannabis approderà in Parlamento. Di nuovo.

Cosa prevede la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis? – 

Possesso e consumo: Solo per i maggiorenni, è consentita la detenzione di 5 grammi di cannabis (in casa la soglia si alza fino a 15 grammi), ma è vietato fumarla in luoghi pubblici.

Coltivazione: Si possono coltivare per uso personale fino a 5 piante di cannabis, comunicandolo all’ufficio regionale dei monopoli di Stato.

Vendita: Lo spaccio sarà ancora reato. Ma la legge dà il via libera ai cosiddetti cannabis social club, locali dedicati alla coltivazione e alla vendita della cannabis.

Uso terapeutico: La nuova legge lo consente, “previa prescrizione medica e comunque nel limite quantitativo massimo indicato nella prescrizione medesima”.

Prevenzione e pubblicità: Lo Stato destinerà il 5% dei proventi derivanti dalla legalizzazione della cannabis “al finanziamento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga”.

Come per l’alcool, è vietata la guida sotto l’effetto della cannabis. Al pari delle sigarette, inoltre – si legge nel testo -, “è vietata la propaganda pubblicitaria, diretta o indiretta, della cannabis e dei prodotti da essa derivati”.

 

Pro e contro:

Tra i Pro il Pil. Il nuovo Prodotto interno lordo derivante dal traffico di stupefacenti calcolato dall’Istat per l’anno 2011 ammonta a 10,5 miliardi di euro, con una conseguente riduzione del rapporto deficit/Pil e dunque nuovi margini di spesa.

Pro, lotta alla mafia: La vendita delle droghe leggere rappresenta la metà del traffico complessivo degli stupefacenti. Secondo la Direzione nazionale antimafia, per togliere liquidità alla criminalità organizzata e combattere la vendita delle cosiddette droghe pesanti, è necessario procedere a una legalizzazione di quelle leggere. Legalizzare la cannabis, inoltre, significa sottoporre questo mercato a maggiore controllo, tutelando anche la salute dei consumatori.

Risparmi: Legalizzando la cannabis si avrebbero vantaggi fiscali che oscillano dagli 8,5 ai 5,8 miliardi di euro (dati Istat del 2011): di questi, 574,7mila euro (è una cifra sottostimata) corrispondono ai risparmi di spesa per il contrasto del fenomeno e 5,3-7,9 miliardi alle eventuali entrate fiscali.

 

Per i contro c’è in ballo la salute: La cannabis viene considerata da molti medici come una droga di passaggio, in grado cioè di favorire una transizione verso il consumo droghe pesanti come cocaina ed eroina. Inoltre, per alcuni esperti, un uso prolungato della cannabis danneggerebbe i polmoni, aumentando il rischio di contrarre il cancro (secondo altri importanti studiosi come Umberto Veronesi, invece, i danni provocati dallo spinello sarebbero “praticamente inesistenti”).

Per Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica del Centro di riferimento oncologico di Aviano, la cannabis danneggerebbe anche “le facoltà cognitive come l’attenzione e la memoria” ed aumenterebbe “conseguentemente il rischio di incidenti stradali”.

Lotta alla mafia: Rispondendo ad una domanda rivoltagli da uno studente ad un incontro pubblico nel 1989, Paolo Borsellino spiegò che “la legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino, anzi avviene che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino”.

 

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