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Vi racconto il “mio cinema”: Free State of Jones di Gary Ross

 

di James Ford

Fin dai tempi in cui, bambino, sognavo grazie alle avventure dei Goonies, le figure degli outsiders hanno sempre esercitato un fascino unico sul sottoscritto, almeno quanto quelle dei ribelli, da Spartacus – che si citi Kubrick o la recente serie televisiva – al William Wallace di Mel Gibson.

Allo stesso modo, il Western ha costituito una delle fondamenta più solide del mio background da cinefilo, grazie al percorso che mi ha condotto da John Ford a Clint Eastwood passando per Peckinpah, Hawks, Cimino e tutti i Maestri del genere.

Dev’essere stato il cocktail di tutti questi elementi a farmi amare molto Free State of Jones, produzione in realtà assolutamente imperfetta uscita sull’onda dell’entusiasmo che nel corso delle ultime stagioni ha provocato anche negli esperti Matthew McConaughey, divenuto un attore cult, operazione forse troppo grande per le mani ancora non così salde di Gary Ross, che punta ad Inarritu e Malick così come al già citato Braveheart senza riuscire ad eguagliare la tecnica dei primi e l’emozione del secondo, ma ugualmente coinvolgente ed appassionata, incentrata sulla figura – in Italia praticamente sconosciuta – di Newton Knight, disertore della Guerra di Secessione divenuto di fatto uno dei primi attivisti dei diritti degli afroamericani, dell’uguaglianza tra gli uomini e della possibilità di poter gestire tutti una propria terra, una propria vita, passato dall’essere una sorta di Robin Hood del Mississippi a divenire un esempio di forza e carattere, oltre che un leader mai riconosciuto dalle autorità della sua comunità.

La pellicola, affascinante per ricostruzione ed ambientazione, finisce per essere troppo dilatata nella prima parte salvo poi accelerare eccessivamente nella seconda, ma così come per 12 anni schiavo, grazie al suo protagonista in grado di smuovere qualcosa nel cuore e nello stomaco tanto da non far pensare troppo a quello che, tecnicamente, poteva essere migliore, quanto al coraggio di alcuni uomini nella Storia che, grazie alla determinazione ed al sacrificio, hanno posto le basi per quello che abbiamo ora, a prescindere dai margini di miglioramento sociale senza dubbio ampi che nel Nuovo Millennio ci troviamo ancora a sognare.

La concezione di Newton Knight del “siamo tutti Uomini” funziona nel profondo Sud degli States soggiogati dal Klan così come avrebbe funzionato nelle manifestazioni di Martin Luther King, o funzionerebbe ora rispetto a qualsiasi minoranza, o anche nell’equilibrio sempre troppo poco raggiunto – soprattutto in ambiti lavorativi – tra uomini e donne.

Considerato che il Cinema, come tutta l’arte, nasce per prima cosa, a mio parere, per raccontare storie e toccare i cuori, sono più che disposto a dare spazio a cento Free State of Jones, imperfetti ma veraci, che ad un solo sfoggio di pura tecnica senz’anima.

Voto: 6,5

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