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Lavoro, dati OML: cresce occupazione ma resta problema per i giovani

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Ancora buone notizie per l’occupazione nel Parmense nel secondo semestre 2016, con una crescita congiunturale del 5% e 461 posti di lavoro in più, di cui 523 a tempo indeterminato.

E’ quanto evidenziato nel rapporto «Condizione e recente andamento del mercato del lavoro in provincia di Parma nel secondo trimestre 2016 – Rapporto congiunturale trimestrale – Dati al 30 giugno 2016» è stato illustrato da Pier Giacomo Ghirardini e Monica Pellinghelli dell’OML illustrato stamattina in Piazza della Pace da Pier Giacomo Ghirardini e Monica Pellinghelli dell’Oml, l’Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia. Erano presenti il Delegato provinciale a Lavoro e Statistica Maurizio Vescovi, esponenti di istituzioni, associazioni di categoria, mondo del lavoro e della formazione e la Direttrice dell’Agenzia Regionale Lavoro, Paola Cicognani.

“Nel mercato del lavoro parmense, nel secondo trimestre 2016, le assunzioni sono ritornate ad aumentare ed è continuata la creazione di rapporti di lavoro dipendente, nonostante la battuta d’arresto della crescita nel Paese – spiega il Delegato provinciale a Lavoro e Statistica Maurizio Vescovi – Si tratta di uno sviluppo non scontato, dato l’eccezionale incremento delle assunzioni e dei posti di lavoro stabili nel 2015. La disoccupazione giovanile resta il problema: la fascia 15-24 è quella con meno occupati e anche quella in cui l’occupazione cresce meno.”

ECCO I DATI DELL’OML

Il complesso delle assunzioni ha conosciuto una significativa crescita congiunturale (5,0%) e la negativa variazione tendenziale (-1,4%) fa comunque riferimento ad un livello assoluto di assunzioni (17.885 come dato grezzo) decisamente superiore a quello che si rilevava nei corrispondenti trimestri degli anni di crisi. (La «variazione congiunturale» misura la variazione percentuale nel trimestre corrente rispetto al trimestre precedente: viene calcolata solo su dati destagionalizzati. La «variazione tendenziale» misura la variazione percentuale nel trimestre corrente rispetto al corrispondente trimestre del precedente anno: viene calcola su dati grezzi).

Il saldo fra assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro, al netto delle fluttuazioni stagionali, è stato pari a 461 unità: questi nuovi rapporti di lavoro dipendente sintetizzano un ulteriore significativo incremento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato (pari a 523 unità), un modesto incremento dei rapporti a tempo determinato (37 unità) ed un decremento di quelli a chiamata (-100 unità). La crescita del lavoro dipendente continua quindi a fare perno sull’estensione dell’area del lavoro a tempo indeterminato con i nuovi contratti «a tutele crescenti», introdotti con il Jobs Act, nonostante la legge di stabilità 2016 abbia ridotto l’importo (al 40%) e la durata (biennale) della decontribuzione, rispetto ai rapporti instaurati o trasformati nel corso del 2015.

L’incremento delle assunzioni (12,4%) e delle posizioni lavorative alle dipendenze (4.198 unità) era stato di portata inedita nel 2015. Nel periodo che ha visto l’impatto del Jobs Act e delle corrispondenti agevolazioni alle imprese, dal 1° gennaio 2015 al 30 giugno 2016, i rapporti di lavoro dipendente, nelle unità locali delle imprese e delle istituzioni residenti in provincia di Parma, sono cresciuti, al netto dei fenomeni di stagionalità, di 4.857 unità: ciò è la risultante di una straordinaria crescita, pari a ben 8.032 unità, dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, di una contrazione dei rapporti a tempo determinato di 2.452 unità, prodottasi in gran parte per effetto delle trasformazioni dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato (suscettibili di decontribuzione alla stregua delle assunzioni) e di una riduzione dei rapporti di lavoro a chiamata pari a 723 unità.

L’incremento dei posti di lavoro dipendente nel secondo trimestre 2016 (pari a 461 unità) si compone di 7 unità in più in agricoltura, 220 unità nelle attività manifatturiere, 59 unità in meno nelle costruzioni e 14 in meno nelle altre attività industriali, 35 unità in meno nel commercio, 86 in più negli alberghi e ristoranti e di 255 unità in più nelle altre attività dei servizi, aggregato all’interno del quale si è evidenziato l’apporto dei trasporti e della logistica, del lavoro somministrato e dei servizi alle imprese. L’indebolimento congiunturale ha risospinto le imprese a processi di «esternalizzazione» e al ricorso all’outsourcing. Il quadro generale non lascia intravedere però nel breve termine un’inversione di tendenza ma piuttosto una decelerazione della crescita occupazionale, né è stato tale da riverberarsi in un aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali o dei licenziamenti: infatti, nel secondo trimestre 2016, le ore di cassa integrazione guadagni complessivamente autorizzate sono di nuovo diminuite tendenzialmente (-11,1%) e così pure i lavoratori posti in mobilità in forma collettiva (-44,9%).

È invece più difficile cogliere l’effettivo andamento della disoccupazione provinciale. Al 30 giugno 2016, l’utenza dei Centri per l’impiego, misurata dai patti di servizio a favore dei cittadini disoccupati e precariamente occupati, risulta tuttora in aumento tendenziale del 15,0% ed i patti attivi sono 27.098. I dati sulle forze di lavoro dell’Istat evidenziano invece un significativo regresso della disoccupazione (secondo la definizione ufficiale ILO) in Emilia-Romagna, che dovrebbe riguardare anche la provincia di Parma, dati i notevolissimi progressi locali dell’occupazione dipendente: tale diminuzione potrà però essere verificata solo nei primi mesi del 2017, quando si disporrà delle nuove stime provinciali Istat per il 2016. Essa è più che mai attesa, dal momento che il tasso di disoccupazione giovanile aveva raggiunto un massimo storico a livello provinciale nell’anno 2015 pari al 29,3%. Le assunzioni per i più giovani (di 15-24 anni d’età) crescono tuttora meno della media a livello congiunturale (solo del 2,0% contro il 5,0% rilevato sul totale economia).

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